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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Le prime quindici vite di Harry August
Claire North
2015  (NNE)
LIBRI E ALTRE STORIE
7/10
all THE BOOKSTORE
30/07/2017
Claire North
Le prime quindici vite di Harry August
Un testo che letto in profondità, ci pervade di una tristezza infinita, restituendoci, pagina dopo pagina, il senso deprimente della nostra finitezza.

Ogni volta che muore, Harry August rinasce esattamente nello stesso tempo e nello stesso posto. Un talento, un potere o una condanna, che l’onesto e leale Harry affronta vivendo vite sempre diverse, così da fuggire a un’esistenza prevedibile e cercare la sua strada. Non sa perché succeda né che ci sono altri come lui. Finché una bambina si avvicina al suo capezzale. "Il mondo sta finendo" dice. "Questo messaggio sta passando di generazione in generazione da centinaia di anni. La fine del mondo sta arrivando e tocca a te scongiurarla." Le prime quindici vite è la storia di quello che Harry August fa dopo questo messaggio e di come prova a salvare il mondo e se stesso. In un intrigo internazionale che si dipana come scatole cinesi, Harry attraversa la storia del Novecento, dalle guerre mondiali al boom economico fino ai giorni nostri. Una storia d’amicizia e tradimento, di amore e solitudine, di gioia, politica, religione, lealtà e dello scorrere inesorabile del tempo. In occasione dell’uscita del libro è stata lanciata la campagna virale "@lascia un messaggio a harryaugust" che ha coinvolto librai e lettori.

 

Il consiglio spassionato è di leggere Le Prime Quindici Vite Di Harry August per quello che non è (o che non è completamente), e cioè un romanzo di fantascienza con palpitanti inserti thriller. Quindi, abbandonatevi al fluire dei colpi di scena, alle suggestioni dei viaggi del protagonista verso i quattro angoli della terra, all’ambiguità morale dei personaggi che incontra e all'aura di mistero che avvolge il Cronus Club, senza farvi troppe domande. Perché, diversamente, poco ma sicuro, andrete in paranoia. Provate a ricostruire l'alternarsi delle vite di Harry August, a dare un senso logico al monumentale intreccio narrativo, a stanare le incongruenze di questa trama complessissima, e vi rovinerete il piacere della lettura. E, soprattutto, date retta a me, state lontano da tutte le riflessioni etiche ed esistenziali che il racconto sottende, perché è probabile ne rimarrete scottati. Harry August, non è un Highlander, perché è destinato sempre a morire; tuttavia, vive la condanna (o la benedizione, a seconda dei punti di vista) della rinascita. Ed è inevitabile, quindi, arrivare a porsi la fatidica domanda che si ponevano i Queen in quella splendida canzone intitolata Who Wants To Live Forever? Chi davvero vorrebbe vivere per sempre? Meglio lasciar perdere. Perché poi le domande arrivano in loop. Cosa si prova ad accumulare centinaia di anni di vita, di esperienza e di cultura, conoscere lo scibile umano, il senso del tutto, col rischio concreto però di perdere amori e affetti, che rimangono nella memoria, che non possono essere cancellati ma non potranno più essere vissuti? E ripetere il corso dell'esistenza, senza soluzione di continuità (il protagonista, a ogni rinascita, è infatti costantemente infastidito dal dover rivivere i giorni “noiosi” dell'infanzia e dell’adolescenza), non finirebbe per togliere valore al bene più prezioso? Oppure, questo bene è davvero prezioso solo perchè è impossibile perderlo, perché dura e ci consente di migliorarci, di imparare, di essere ciò che non potremmo essere se il tempo fosse limitato? Potremmo farci queste domande per tutta la durata del libro, riflettere su cosa siamo, dove andiamo, se Dio, in fin de i conti, non è una suprema entità di creazione, ma è solo tempo che passa. In questo modo, Le Prime Quindici Vite Di Harry August sarebbe ciò che è in realtà: un romanzo filosofico, con qualche falla logica, certo, ma comunque gravido di molte suggestioni.

Un testo, soprattutto, che letto in profondità, ci pervade di una tristezza infinita, restituendoci, pagina dopo pagina, il senso deprimente della nostra finitezza. Non è un caso, infatti, che il tema ricorrente del romanzo, nonostante le centinaia di anni di vita narrate, sia la morte. Una morte che torna sempre a ricordarci quanto siamo caduchi e quanto la fantasia della North, se non è tenuta sotto controllo dal lettore, finisca per produrre un avvilente senso di smarrimento; una morte invasiva e feroce, raccontata attraverso malattie, torture e suicidi, la cui insostenibile crudeltà non fa sconti e ci mette innanzi alla peggior visione possibile del nostro futuro. Per cui, fidatevi: leggete il libro, ne vale davvero la pena, ma restate in superficie. Se si inizia a scavare, ci si fa del male.