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MAKING MOVIESAL CINEMA
Mark il poliziotto
Stelvio Massi
1975  (P.A.C.)
POLIZIESCO
all MAKING MOVIES
21/12/2021
Stelvio Massi
Mark il poliziotto
Tra i generi che andavano per la maggiore nella produzione italiana degli anni Settanta, oltre al più celebrato spaghetti western, si ritagliava un posto importante il poliziottesco, genere mutuato dal più classico poliziesco e che ne esasperava le caratteristiche puntando su una maggiore violenza e su protagonisti, anche quelli dalla parte della legge, usi ad anteporre il fine ai mezzi, adoperando metodi d'indagine brutali, spicci e diretti rendendosi così invisi al corpo d'appartenenza e ai diretti superiori e facendo giustizia ricorrendo spesso a una violenza che rende pan per focaccia a quella messa in campo dai vari criminali.

A contribuire alla filmografia del genere sono diversi i maestri considerati in chiave minore (o artigiani) del nostro cinema, alcuni nomi ancor oggi risuonano nelle menti degli appassionati anche grazie a tardivi revival che periodicamente rivalutano questo o quell'altro genere; giusto per citare qualcuno: Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Stelvio Massi, Enzo G. Castellari, Duccio Tessari, Damiano Damiani, Carlo Lizzani, Sergio Martino, Sergio Sollima, Bruno e Sergio Corbucci e infine Fernando Di Leo. Il poliziottesco ha poi vissuto diverse contaminazioni con altri generi, dalla commedia (pensiamo ai film con Tomas Milian) agli effetti splatter (Fulci con Luca il contrabbandiere ad esempio) sfornando opere di interesse come altre più trascurabili.

A questa seconda china appartiene anche purtroppo Mark il poliziotto di Stelvio Massi, film che pure ha prodotto una trilogia, seguito infatti da Mark il poliziotto spara per primo e Mark colpisce ancora, tutti diretti da Massi. Film convenzionale del filone riconducibile a tanti altri prodotti degli anni 70 che non si fa ricordare per nessuna caratteristica particolare, come spesso succedeva in quegli anni spicca qualche bel volto, soprattutto tra i più trucidi fetenti, buoni caratteristi tra i quali qui emerge l'interprete di Gruber, non perché particolarmente convincente, anzi, ma semplicemente perché risponde al nome di Juan Carlos Duran noto campione di boxe nelle categorie dei medi e dei superwelter. Colpirà il volto del protagonista soprattutto il pubblico femminile, il nostro Mark, interpretato da Franco Gasparri, è indubbiamente un bell'uomo, anche lui non proprio attore di primo piano (morto precocemente in un incidente) e doppiato come lo stesso Duran. Detto che sul versante attoriale non ci sono grandi qualità messe in campo, anche la regia di Massi non si sforza più di tanto, si apprezzano alcune sequenze principalmente in virtù delle location urbane che ci riportano alla Milano degli anni 70 (in realtà si girò anche in altre città), manca però qualche inseguimento spettacolare, qualche trovata un po' più truce e in realtà anche uno sviluppo avvincente, il film lo si può guardare, interesserà più che altro filologi e appassionati dei generi nostrani, ma difficilmente entusiasmerà chicchessia. Non male invece la colonna sonora che richiama le atmosfere in voga in quegli anni con un bel risultato del compositore Stelvio Cipriani.

Trama ordinaria, il commissario Mark Terzi (Franco Gasparri) si convince che dietro al giro di droga che piaga le strade di Milano ci sia un grosso industriale milanese, tale Benzi (Lee J. Cobb), ovviamente il commissario ha ragione ma è ostacolato dai superiori, in parte per i suoi metodi spicci, Terzi non si fa troppe remore a sparare, ma soprattutto per la fama del suo sospettato. Di contorno ex galeotti, poliziotti corrotti, delinquenti di piccolo cabotaggio e una ragazza (Sara Sperati) caduta nel giro della droga alla quale Terzi si affezionerà un poco. Nulla di nuovo sotto il sole, purtroppo anche Lee J. Cobb (La parola ai giurati, Fronte del porto, L'esorcista, etc...) si perde in un film privo di picchi, esito diligente che purtroppo non lascia grandi tracce di sé.