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REVIEWSLE RECENSIONI
22/03/2020
Nada Surf
Never Not Together
Dopo quattro anni di silenzio, i Nada Surf tornano con “Never Not Togerther”, un album letterario, profondamente filosofico e ambizioso, pieno di melodie Pop e momenti di introspezione.

Saliti alla ribalta nel 1996 grazie alla hit “Popular”, i newyorchesi Nada Surf si sono ben presto distanziati dal cosiddetto “nerd rock revival” lanciato (involontariamente) da band come Weezer e Fountains of Wayne, tanto che, nel corso della loro carriera, hanno via via proposto album sempre più sofisticati e personali, come testimonia perfettamente la trilogia composta da Let Go (2002), The Weight Is a Gift (2005) e Lucky (2008).

Costruito sulle fondamenta del live orchestrale Peaceful Ghosts del 2016, realizzato con il prezioso contributo della Deutsches Filmorchester Babelsberg, Never Not Together (il cui titolo è ispirato a una frase detta da Justin Vernon dei Bon Iver durante il poadcast Song Exploder) vede i Nada Surf ­­– Matthew Caws, Daniel Lorca, Ira Elliot e l’amico e collaboratore di lunga data Louie Lino – accentuare ancora di più il lato sperimentale della propria proposta musicale, mai così lontana dagli esordi di quell’High/Low prodotto da Ric Ocasek dei The Cars, a cui il disco è dedicato.

Finiti i tempi della satira spiritosa rivolta alla cultura adolescenziale immortalata nella loro canzone più famosa, ora i Nada Surf preferiscono dedicarsi ad argomenti più alti e socialmente impegnati, come la lotta al bullismo (in “Mathilda” Caws racconta la propria esperienza da studente preso di mira), oppure infarcendo le proprie canzoni di riferimenti spirituali e considerazioni sullo stato sempre più frammentato del mondo in cui stiamo vivendo (“Something I Should Do”), augurandosi un’esistenza basata sempre più sull’altruismo e l’amore per il prossimo. E se questo non bastasse, nei testi delle canzoni di Never Not Together non mancano accenni alle opere di Socrate oppure alla bolla speculativa sui prezzi dei bulbi dei tulipani scoppiata nei Paesi Bassi durante la prima metà del Seicento, qui utilizzata come (neanche tanto velata) critica sull’attuale stato di salute del capitalismo.

Registrato nei mitici Rockfield Studios in Galles, nei quali Queen e Oasis hanno realizzato i loro capolavori, Never Not Together beneficia del ritrovato entusiasmo della band dovuto al tour celebrativo di Let Go, l’album di maggior successo commerciale dei Nada Surf. Un’esperienza che ha portato Caws a scrivere i nuovi pezzi con maggior energia e prendendosi anche qualche rischio dal punto di vista del songwriting, dopo un paio di album troppo ingessati e prevedibili come The Stars Are Indifferent to Astronomy e You Know Who You Are.

Il risultato è un album fresco, ottimista, pieno di buone vibrazioni, nel quale al classico suono compatto della band fatto di chitarra-basso-batteria e melodie dall’alto tasso di orecchiabilità, si aggiungono archi, sassofoni, un coro di bambini (!) e perfino una punta di psichedelia à la Flaming Lips. Insomma, con Never Not Together i Nada Surf realizzano uno dei loro migliori lavori degli ultimi dieci anni, se non tra i migliori in assolto nella loro discografia. Tra Power Pop e argomenti da College dell’Ivy League, ad avercene di dischi così.


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