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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Parole di Baustelle
David Marte
2021  (Indipendente)
CARTA CANTA
all THE BOOKSTORE
11/07/2022
David Marte
Parole di Baustelle
Se vi piacciono i Baustelle, ma in particolare se li avete sempre considerati un gruppo “minore”, non degno di essere accostato ai soliti numi tutelari della musica italiana, questa opera di David Marte vale la pena di essere letta.

I Baustelle hanno raggiunto il novero delle band sufficientemente “anziane” e codificate da poter ispirare una letteratura critica. Qualche anno fa era infatti uscito il bel volume di Federico Guglielmi che ne presentava la storia attraverso il racconto diretto dei protagonisti; alla fine del 2021 (e infatti chiedo scusa in anticipo per il ritardo con cui ne sto parlando) David Marte ha pubblicato Parole di Baustelle - Commento ai testi di “La Malavita”, “Amen”, “I mistici dell'occidente”

La particolarità del volume sta tutta qui: non si tratta della solita retrospettiva biografica e neppure di una raccolta canonica di “Testi commentati” sulla linea di quelli che Arcana Editrice ha stampato negli anni, dedicati agli artisti più blasonati del panorama internazionale (ricordo Bruce Springsteen, Bowie, Depeche Mode, Radiohead, Smiths, giusto per dirne alcuni). 

L'autore, al contrario, sceglie qui di concentrarsi su tre dischi in particolare, che non sono semplicemente quelli della “Trilogia della vita”, così come è stata denominata, ma che, soprattutto, rappresentano per la band di Montepulciano il momento della raggiunta consapevolezza, il passaggio dai sorprendenti per quanto acerbi esordi, alle successive opere della maturità. 

 

La malavita segna il passaggio alla dimensione mainstream, non solo dal punto di vista discografico, ma è anche un lavoro dove i nostri imparano a suonare, dove le canzoni sono più curate, sia a livello di melodie che di produzione e arrangiamento. Allargano il proprio pubblico ma non succede per caso, c’è dietro un lavoro preciso, che passa anche attraverso il modo in cui comunicano la loro visione artistica. Amen, soprattutto per il sottoscritto, rappresenta il punto più alto, il vertice qualitativo di un'intera carriera, quello dove passato e presente si fondono in maniera organica, quello che (sarò banale ma la penso così) ha dentro le canzoni migliori. Li ho iniziati ad ascoltare seriamente da qui in avanti ma non è solo per questo che vi sono legato, è proprio che dopo, per quanto abbia amato i due capitoli de L'amore e la violenza, la loro verve espressiva è andata semplicemente declinando. 

I mistici dell'occidente ha il vantaggio di non essere una prosecuzione ragionevole del predecessore, ma di essere il primo in cui Bianconi e soci provano seriamente a giocarsi l'anima del cantautorato, che pure avevano sempre in qualche modo espresso, seppur molto indirettamente. All'epoca si disse che giocavano ad imitare De André e proprio per questo furono massacrati da una certa critica. Fu un disco che personalmente non mi piacque ma a distanza di tempo l’ho in parte rivalutato, soprattutto perché era nel complesso più agile e meno pretenzioso di quel Fantasma che sarebbe arrivato successivamente. 

David Marte sceglie dunque la parte centrale, anche in senso di importanza, della discografia dei Baustelle e già solo per questo ci consegna un testo che può contribuire ad una valutazione esaustiva della reale caratura del gruppo. 

 

Altra cosa interessante è l'approccio metodologico adottato: David è laureato in Lettere antiche e ha dunque una formazione tecnica molto specifica dal punto di vista poetico. Ora, Francesco Bianconi, che dei testi dei Baustelle si è sempre occupato in prima persona, non ha mai nascosto un profondo, seppur quasi del tutto autodidatta, spettro di influenze, da quelle letterarie a quelle cinematografiche, passando per le fisiologiche suggestioni degli ascolti giovanili. 

Anche qui, i critici più snob li hanno accusati più volte di essere una band “citazionista” ma la verità è che sin dal primo disco non hanno fatto altro che quello che fanno tutti gli artisti: masticare e rielaborare influenze, in forma più o meno esplicita a seconda del temperamento e della sensibilità. 

Ecco dunque che l'incontro tra la figura dell’autore e quella di Bianconi rappresenta l'ideale per realizzare una fotografia approfondita della proposta di questi tre album. Si procede in ordine cronologico, canzone per canzone, anche se occorre dire che di ogni disco vengono analizzati solo i brani più rappresentativi (sicuramente l'autore li ha scelti anche mettendo in campo il suo gusto personale ma in ogni caso quelli più conosciuti ci sono tutti); di ogni singola canzone viene trascritto il testo per intero, dopodiché l'analisi procede attraverso stralci di interviste al gruppo e accostamenti di altre opere letterarie, che siano canzoni, poesie, film o saggi. Si procede per analogia, andando ad individuare la fonte di ispirazione (si riesce sempre a farlo, perché i nostri hanno sempre parlato volentieri delle loro cose, esponendo e chiarendo a più riprese i loro meccanismi creativi) e proseguendo il discorso mediante l'accostamento ad altre opere che possono avere analogie tematiche o formali. 

 

Dopodiché, ogni testo viene analizzato anche dal punto di vista fonico, metrico e retorico, un lavoro minuzioso ma sufficientemente lineare da non essere solamente pane per gli addetti ai lavori. 

Ne scaturisce un quadro multiforme e straordinariamente ricco, dove Pasolini dialoga con Battiato, Serge Gainsbourg interagisce con De André e dove i versi di Bianconi vengono messi in relazione con quelli di poeti come Pascoli, Montale e D'Annunzio, kl suo itinerario biografico accostato a più riprese a quello di un illustre “maudit” nostrano come Luciano Bianciardi. È una lettura dove il proverbiale cinismo a cui i Baustelle sono sempre stati associati viene messo al giusto posto, identificato non come un mero elemento di esibizione ma come uno strumento privilegiato per cogliere il declino della società contemporanea. 

E questo è un altro indubbio merito di questo libro, di essere riuscito ad identificare il filo conduttore che accomuna tutti e tre i lavori: il declino lento e irreversibile del mondo occidentale. 

 

Due costanti, a ben vedere, emergono da questa lettura: da una parte il “tramonto dell'occidente”, travolto dal capitalismo e dal neoliberismo, secondo la celebre lettura che ne fece Pasolini. Dall'altra parte, l'incessante ricerca di una dimensione spirituale, pur all'interno di una prospettiva atea: Bianconi dice spesso che non crede in Dio ma non può rinunciare a pensare alla questione del trascendente, non riesce mai del tutto ad escluderla dal suo orizzonte, a lasciarsela alle spalle. In questo, anche lui è un “mistico”, anche lui, come il già citato Pasolini, T.S. Eliot (che pure ha esplicitamente abbracciato l'ipotesi religiosa) o Camus (un nome che non è presente del testo ma a cui non si può evitare di pensare), diviene contemplatore della “catastrofe” (per citare uno dei più bei brani di “Amen”), la osserva e la condanna, pur non riuscendo ad individuare delle vie di fuga, se non mediante un vivo e consapevole impegno con la propria umanità e la propria vocazione artistica. 

Se c’è un difetto in questo volume, è quello di non possedere una sua fluidità, nel senso che risulta un po’ troppo frammentato a livello di singoli testi, con la raccolta del materiale documentario (davvero imponente, soprattutto nelle note, che costituiscono di fatto un libro nel libro) che risulta preponderante rispetto al discorso analitico. 

Detto questo, se vi piacciono i Baustelle, ma in particolare se li avete sempre considerati un gruppo “minore”, non degno di essere accostato ai soliti numi tutelari della musica italiana, questa opera di David Marte vale la pena di essere letta.