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REVIEWSLE RECENSIONI
27/09/2023
Funky Lemonade
Per Ridere
Risate, leggerezza e tanto funky, questo quello che dobbiamo aspettarci dal nuovo disco dei Funky Lemonade, intitolato non per niente “Per Ridere”. Testi disimpegnati per un album che a livello di soluzioni musicali potrebbe però funzionare benissimo anche solo come strumentale, e non è cosa da poco.

Che c’è di meglio di ridere? Poco, davvero poco. Le endorfine e la serotonina con il loro rilascio si sfogano e si inventano nuovi sentimenti nel nostro fisico, senza contare il puro ricambio di anidride carbonica in favore di ossigeno, durante una fragorosa risata.

Ma che c’entra col disco dei Funky Lemonade? Domanda lecita. Perché non siamo di fronte agli Elio e le storie tese o gli Squallor, con i quali a volte è necessario interrompere la riproduzione tanto era il mal di mandibola. C’è comunque un sentimento di fondo che lì accomuna: se non la risata data dalle parole, che in questo caso sono molto meno trascinanti, c’è sicuramente una leggerezza che la fa da padrona, incrociata con una qualità di esecuzione musicale altissima, questo sì.

 

Siamo in Italia, nord Italia, alta Lombardia. E stavolta il linguaggio adottato per lanciare il messaggio di leggerezza è ovviamente il funky, che sì, è diverso dal funk, ma è comunque veicolo di un messaggio di pace. Quindi groove, tenuto sotto osservazione da un’esecuzione impeccabile, insieme a delle parole apparentemente disimpegnate (ma davvero ben cantate dal cantautore Spinozo) che si incastrano nelle ramificazioni dei brani che per quanto ben architettati potrebbero reggere anche strumentali. Il tutto alleggerito da qualche piccolissimo ingrediente, costante e di vitale importanza nel tenerci lontani dal rischio di annegare negli strumentali e relativi tecnicismi. E gli ingredienti che sorridono, è bene sottolinearlo, non sono soltanto effetti sonori di produzione, ma anche scelte di esecuzione tecnica che stanno nelle mani dei musicisti: e smuovere un sorriso nell’ascoltatore attraverso delle soluzioni musicali è un grande pregio.

Ci tengo a chiarire il disimpegno che mi ha trasmesso l’aspetto testuale, il quale non è un giudizio sulle parole, quanto il livello di “incollamento” sull’ascoltatore delle parole e del suo significato. Sono marginali, ed è forse giusto così, stanno a braccetto con troppe altre cose di ricamo, tanto che un’eventuale loro importanza stravolgerebbe irrimediabilmente l’equilibrio sopra descritto dell’album.

 

L’aspetto sonoro è di quelli che ti stanno dritti in faccia. Diretto, con un orecchio sul rullante e sulla corda del basso o del moog che sia. C’è però un qualcosa che non mi convince fino in fondo, legato forse più alla scelta produttiva dell’indirizzo da dare all’aspetto sonoro. Troppo pulito anche quando potrebbe essere saturo e sporco. Penso al tema di “PROVINCHAD”, lindo e puro, ma con un carattere di scrittura e di esecuzione che sembra fatto per arrivare oltre. Un aspetto di estrema pulizia che purtroppo tira il freno ad un disco scritto con capacità, gusto, ma che senza questo fondamentale filtro sembra un po’ troppo spesso qualcosa di semplicemente scritto, arrangiato e registrato bene.

Un unico punto di rilassatezza ritmica che chiude il disco e ci accompagna verso l’uscita giunge con la canzone “FRAGILI”, che non scuote eccessivamente.

 

Rimangono dei punti alti a cui durante l’ascolto si torna perché rimangono dentro e sono degni di sottolineatura, come il trittico “STARE NEL CHILL”, “CON I MIEI AMICI”, “UH!” E la seguente “MESOPOTAMIO”, canzone in cui emerge l’amata voce di Barbero; brani di fascia alta che spiccano facilmente in un territorio che tende a mostrarsi tutto un po’ simile.
Tecnicismi alti e belli da ascoltare, specialmente nella gestione dell’aspetto batteristico di Nicola Regonesi (chapeau!), temi scritti bene che diventano una spina nel fianco e tengono costantemente viva l’attenzione.

Un’uscita discografica buona, un live che vorrei sicuramente vedere, un ascolto piacevole sotto molti aspetti. Forse proprio l’aspetto armonico e compositivo è leggermente al di sotto degli arrangiamenti e della qualità dei temi; succede spesso e non è necessariamente un difetto quanto una questione di equilibrio. Una musica del genere con degli accordi ricercati e poco immediati sarebbe Prog e si discosterebbe dal messaggio leggero che evidentemente i nostri sanno di possedere e voler far passare senza mezze misure.

Da sentire e da vedere.