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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
05/09/2022
Simply Red
Picture Book
Ascoltare per la prima volta Holding Back the Years è una di quelle esperienze che cambiano la vita. Non che tutti i grandi artisti debbano soffrire, ma Mick Hucknall l’ha fatto e si percepisce dannatamente in questo brano e in tutto Picture Book. Urge rispolverare tale capolavoro di metà anni ottanta per ricordare quanto i tempi fossero difficili pure allora, ma esistessero speranza e ardente desiderio di mutamento. Per non dimenticare che, anche in un momento disarmante del mondo, le cose, mettendoci impegno e sacrificio, possono migliorare.

“I'll keep holding on
  I'll keep holding on
  I'll keep holding on
  I'll keep holding on, so tight”.

“Continuerò a resistere, continuerò a tenere duro”, ripete come un mantra, muovendo i cuori delle persone, Mick Hucknall nella malinconica "Holding Back the Years". Spesso Picture Book, con quelle melodie uncinanti e quella voce struggente, fa pensare che si stia ascoltando roba romantica, si stia ballando su una canzone d'amore, mentre in realtà ci si muove su qualcosa di molto più sociale. Quando i Simply Red si formano nel 1985, lo stesso anno in cui il disco viene pubblicato, Hucknall si sta con fatica e sacrificio tirando fuori da una vita segnata da privazioni e delusioni familiari.

Nato a Manchester nel 1960, abbandonato dalla madre a soli tre anni, il ragazzo, figlio unico, cresce solo con il padre, che lavora come barbiere per sbarcare il lunario. La mancanza della figura materna si fa sentire già nella prima adolescenza, però Mick, pur sentendosi diverso non demorde, frequenta l’accademia delle belle arti e viene folgorato, appena sedicenne, da un concerto dei Sex Pistols. A differenza di tanti coetanei che iniziano a suonare seguendo le influenze della musica britannica dell’epoca, il futuro Simply Red guarda oltreoceano, affascinato dal soul e funk anni Sessanta e Settanta. Infatti anche se la sua prima band - i Frantic Elevators - risente del movimento post-punk della scena mancuniana, quella voce non inganna nessuno, è già proiettata per seguire le orme del mitico Smokey Robinson e degli altri suoi idoli della Motown. Nonostante la malinconica linea di basso e la chitarra simil rock che incorniciano la prima registrazione di Holding Back the Years del 1982, il mood generale ha un sapore troppo low-key, e il mid-tempo utilizzato, anziché lo slow, non ne esalta appieno le qualità. Il canto inquieto di Hucknall, invece, eleva già il brano, che, nella sua versione successiva e definitiva, esce da un approccio monocromatico per acquisire un profluvio di colori e infiammare gli animi. Un brano che, non bisogna dimenticare, nasce appunto dallo sconforto vissuto nella propria giovinezza: “Soffocato dai desideri di papà, sperando nelle braccia di mamma… possibilità per me di fuggire da tutto ciò che conosco trattenendo le lacrime…”.

 

La vera evasione da tutte le delusioni giovanili avviene per lui legandosi al manager Elliot Rashman e fantasticando sulla possibile formazione di un gruppo musicale ad hoc, il cui nome peraltro vive una lunga genesi, quasi sempre giocando con il nickname forgiato sul colore dei capelli di Mick, il “Rosso”. Dopo “World Service”, “Red And The Dancing Dead” e “Just Red”, si giunge a Simply Red, appellativo connesso anche alla maglia del Manchester United, di cui il frontman è grande tifoso. Costanza e sacrificio permettono di cercare e trovare affinità con Tony Bowers e Chris Joyce, rispettivamente basso e batteria, i “re del ritmo”, provenienti entrambi da esperienze post-punk-rock. Pure lo specialista dei fiati Tim Kellett rispecchia tale tipo di attitudine, mentre il compianto Fritz McIntyre raggiunge l’ensemble per merito di un’audizione in cui mostra le straordinarie doti alle tastiere e ai vocalizzi, che unite alle eccellenti qualità compositive faranno la fortuna dei “ragazzi”.

L’ultimo arrivato è lo straordinario chitarrista Sylvan, il quale sostituisce l’originario David Fryman. Quest’ultimo compare - anche nei cori - solo nella sarcastica, a tratti enigmatica "(Open Up the) Red Box", pezzo ben calibrato e ritmato - traccia numero otto nella tracklist -, ma che risente troppo, per stile e arrangiamento, dei suoni plastificati degli “eighties”, come d’altronde la seguente, mediocre musicalmente, "No Direction", tentativo di dipingere con immagini forti la povertà. Si salva dalla paccottiglia del periodo la title song, grazie a un basso che affonda nel dub e a un tamburo rullante d’avanguardia; la performance vocale è straordinaria, sono le liriche molto criptiche a lasciare a desiderare, però la produzione del veterano Stewart Levine tiene, e ammansisce ogni critica.

 

Tutte le altre canzoni dell’album sono invece un gioiello: Picture Book si presenta subito come un’opera d’arte, aprendosi con la grintosa e lussureggiante "Come to My Aid". Un tappeto di morbide tastiere si sovrappongono a una linea di basso e a stretti riff di chitarra alla Nile Rodgers. Hucknall entra in scena, sopra a un delicato sottofondo pop-funk ed intona “Vieni in mio aiuto, tu, che sei dolce come tutto…è a te che sto pensando…”, facendo credere di essere nel bel mezzo dell’organizzazione di un incontro romantico. Tuttavia se si prosegue nell’analisi del testo si rivela il vero scopo del brano, cioè l’attacco a un sistema previdenziale che sta fallendo proprio nei confronti delle persone che dovrebbe sostenere: "Più fiera del selvaggio, è una cosa abbastanza triste da cantare, vieni in mio aiuto e occupati della vita sociale". Un grido d’appello al fine di affermare i valori socialisti -rosso di capelli e per credo politico, Mick rimane attivo senza sosta nel fronte dei Laburisti- che prosegue con parvenze drammatiche, per un uomo che ha toccato con mano i disvalori prima di affermarsi artisticamente, “Nella povertà vedi cosa significa quando il welfare decima, è meglio che ti preoccupi dei tuoi simili…Perché la nazione è divisa?”.

"Come to My Aid" vive inoltre del contrasto tra i synth incontaminati contemporanei e il fiorire di percussioni latine, le calde congas di Francis Foster, con in piacevole aggiunta fraseggi di tromba ipnotici, dal sapore seducente. In tutto il lavoro si cela un'autenticità che Hucknall probabilmente un poco perde dopo il grande successo, preferendo cover di classe o indugiando troppo sul sentimentale.

 

"Sad Old Red" è il classico tesoro nascosto spesso presente negli LP già ricchi di pezzi famosi. L’inizio è memorabile, con un insistente, stuzzicante giro di basso e i piatti della batteria che si accarezzano innamorati; l’idillio prosegue grazie a una chitarrina e un piano leggiadri. L’atmosfera è magica: sembra di essere in un piccolo e gremito jazz club, colmo di posaceneri e bicchieri mezzi vuoti sui tavoli; nel frattempo sax tenore (Ian Dickson) e baritono (Ronnie Ross) si incontrano e poi vanno in solitaria, accendendosi e spegnendosi intanto che il fumo si accartoccia sul soffitto, accompagnati da Tim Kellett e la sua tromba leggendaria. “Non abbiamo strade, semplicemente puro cemento”, sono parole di protesta piazzate al principio, ma poi il protagonista dà sfogo al tormento interiore, si autocommisera. Il suo amore se n’è andato e questo è il vero cruccio, “Penso ancora a lei, alla gioia che era solita darmi…diceva «Oh Red» tutto il tempo, ogni notte. Triste vecchio Red, ecco cosa sono ora, tutto il tempo, ogni notte.”

 

Gli argomenti sono diversi nell’amara "Look At You Know", esaltata dalle acrobazie vocali del “Rosso”. Orgoglio e nessuna accettazione di riconciliazione per un ex compagna o, forse, per sua madre, sono palpabili nel ritmo galoppante di un funk nostalgico, in cui parole al vetriolo, “Fin dall’inizio hai cercato di farmi male, ma guardati ora, ti comporti come una matta”, cancellano ogni possibilità di pace.

"Heaven" è invece simbolo di tenerezza, in una suggestiva interpretazione di un piccolo capolavoro dei Talking Heads, rallentato e reso personale con una rilettura dolce e struggente, avvicinandosi al territorio di un maestro del genere soul, lo straordinario Sam Cooke, con fiati da favola e vocalizzi da brividi. L’epifania del Paradiso è rivelata con vera convinzione, anche se lascia presagire amarezza e ineluttabilità: "È difficile immaginare che il niente in assoluto possa risultare così eccitante, offrire così tanto divertimento".

Il tema dell’ingiustizia è ricorrente e viene ripreso in maniera più astratta in "Jericho", ove avviene un ambiguo dialogo tra un ricco uomo d'affari e un giovanotto, "Grazie a me farai carriera negli affari che disbrigo io", e per il quale i soldi sono "la tua unica ispirazione e il tuo unico significato". Anche musicalmente il brano è uno delle vette dell’opera, un grintoso blue-eyed soul con un groove pazzesco, colmo di ottoni e cori.

"Jericho" introduce un altro dei motivi cardine dell’LP, il denaro. La parola "Money" viene ossessivamente ripetuta sul finire della canzone e non è un caso trovare "Money’s Too Tight (To Mention)" - primo singolo pubblicato a maggio 1985, alcuni mesi prima della realizzazione del disco - come traccia successiva in scaletta.

 

“Sono stato in cassa integrazione per quattro anni e vivere con 25 sterline a settimana per un periodo così lungo è piuttosto impegnativo”.

 

Pur trattandosi di una cover di una hit R&B dei Valentine Brothers (1982), tale composizione ha echi di vita vissuta per Mick Hucknall: la coscienza politica e il senso del pop si combinano alla perfezione. Ma c’è di più. Da sempre destinati a diventare leader di sinistra della Gran Bretagna in epoca Thatcher, i Simply Red stendono un parallelo con gli Stati Uniti di Reagan, abbracciando liriche nelle quali anche i lavoratori inglesi potrebbero immedesimarsi: “Sono stato licenziato, il mio affitto è in scadenza, i miei figli hanno bisogno di scarpe nuove di zecca.”

Avere un lavoro per guadagnare denaro e superare l’emarginazione ha una sua concezione etica. Con sacrificio e sofferenza si può riscattare un’esistenza difficile e lo Stato dovrebbe consentire questa possibilità. Certamente la ragione del successo di Picture Book si deve allo stile innovativo del gruppo, sempre a cavallo tra pop-funk e soul bianco, e al fatto di averlo contestualizzato al tessuto sociale dell’epoca. Possedere le idee chiare ed esprimerle con orgoglio, senza arroganza, con una voce sorprendente e unica - che entra nelle pelle delle canzoni - come quella di Mick Hucknall ha poi fatto la differenza. Le sue parole, la sua sofferenza sono diventate di ognuno, senza escludere nessuno. E questo, a metà anni ottanta, come negli odierni tempi maledetti, è un messaggio di speranza: per non scordare che la prima avvisaglia di un periodo buio è la discriminazione e proprio ora bisogna fare di tutto per ritrovare la luce della libertà e dell’uguaglianza.