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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Pretty in Pink
Psychedelic Furs
1981  (Columbia)
POST-PUNK/NEW WAVE ROCK
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03/02/2020
Psychedelic Furs
Pretty in Pink
Pretty in Pink è più una canzone o un film?

Dal 1986 in poi la bella in rosa ufficiale è stata Molly Ringwald, che avvenente comunque lo era anche prima, tra le fila del “brat pack” impegnato nel club della colazione. Ma nei cinque anni precedenti l’unica accezione sinestesica di “Pretty in pink” è stata la traccia due del lato A di “Talk Talk Talk” dei Psychedelic Furs, pubblicata come singolo nel 1981 e, ancora oggi, a tutti gli effetti una delle più struggenti ballate rock.

Attenzione, però. La Caroline della canzone e Andie Walsh, la splendida protagonista dell’omonimo film che fuori da ogni previsione alla fine preferisce un ignavo come Blane solo perché bello e ricco al molto più interessante Duckie (nel mondo ideale della musica siamo tutti Duckie e siamo esseri superiori, ma vallo a spiegare alle donne) non sono proprio della stessa pasta. Andie non passa da un letto a un altro come Caroline. Per Andie l’amore non è uno scherzo e non lascia certo che qualcuno si prenda gioco di lei.

Allo stesso modo, la versione originale del successo dei Psychedelic Furs e il remake registrato ad hoc dalla band per la pellicola di Howard Deutch sono lievemente diverse. “Pretty in pink”, nel 1981, suonava più scarna e abrasiva, creando quel giusto disagio dovuto all’ascolto di un brano dalle tinte romantiche ma dalle parole amare, un effetto reso ancora più efficace da un mixaggio che lasciava il suono qualche passo indietro rispetto alle casse che lo diffondono. Nel 1986 la canzone viene invece gonfiata di passione, come dev’essere la titletrack di un film per adolescenti, diventa una hit trascinante e viene completata con un solo di sax che prende il volo dopo aver ricamato le note della chitarra nel celebre riff e nel ritornello per tutta la durata del brano.

Persino la ruvida e sensuale voce di Richard Butler restituisce un’esperienza di ascolto differente. Un maturo, profondo e quasi bowiano crooner - perfettamente consapevole del suo fascino - prende il posto del post-punkettaro alle prime esperienze con il successo commerciale delle origini.

Quel che è sicuro è che, per chi ha vissuto quella stagione, risulta difficile discernere la canzone dal film, tanto che l’ascolto di “Talk Talk Talk” da allora non è più lo stesso. “Pretty in pink” richiama altri aspetti e, messa in quel disco ancora così acerbo, a posteriori trasmette una sensazione di provvisorietà, un episodio dal potenziale inespresso pronto a essere selezionato per spiccare il volo verso una dimensione più adeguata. Ma chi se ne importa. “Pretty in pink” e la Molly Ringwald del 1986 ci fanno ancora battere il cuore allo stesso modo, quando proviamo a ripercorrere i turbamenti irrisolti e i palpiti di una fase della vita così lontana, che vista da qui è impossibile persino cogliere se fosse davvero così rosa e davvero così bella.


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