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REVIEWSLE RECENSIONI
05/02/2018
Kind & Kinky Zoo
Released!
La ricetta preparata dalla crew elvetica si nutre di funk e psichedelia e zero raffinatezze, per un sound grezzo ed energico, con pochissimi aggiustamenti in post produzione.

Sapete qual era lo strumento preferito della mia infanzia? Non la chitarra e neppure il tamburino; ero innamorato del flauto. Ne avevo uno, bellissimo, un flauto dolce tutto di legno verniciato che conservo ancora adesso. Severino Gazzelloni era il mio idolo e già mi vedevo in giro per teatri con un flauto traverso d’oro. Fu l’organo di Jon Lord qualche tempo dopo a farmi cambiare idea, sennonché il flauto me lo ritrovai nella musica che ascoltavo da giovincello. Sia che fosse nel prog dei Genesis o nei Jethro Tull di Ian “Pecoraro” Anderson o nei pifferini delle produzioni di Thom Bell e nelle canzoni di Van McCoy.

Bene, tutto questo preambolo per dirvi che il flauto me lo sono ritrovato di traverso (appunto) in un bel disco di una band svizzera dedita al funk più sfrenato, i Kind & Kinky Zoo.

Una band che forse gli appassionati del genere conosceranno per aver prodotto solo tre singoli in dieci anni e che soltanto adesso affrontano la loro prima prova su lunga distanza, dal titolo “Released” uscito per la Légère Recordings. E il flauto, dicevamo, la fa da padrone in tutti i brani del disco. $ Bill guida le danze, con il suo flauto traverso, accompagnato da un groove che ti prende le budella: Trade Marc al piano Fender Rhodes e organo, Silly Sil alla batteria e percussioni, Maitre Knecht al basso e chitarra fuzz.

La ricetta preparata dalla crew elvetica si nutre di funk e psichedelia e zero raffinatezze, per un sound grezzo ed energico, con pochissimi aggiustamenti in post produzione. Visioni cinematiche le loro, ma non è la blaxploitation americana a cui dobbiamo fare riferimento, bensì al cinema poliziesco italiano e immaginarci Barbara Bouchet o Marisa Mell in abiti succinti intente a dimenarsi sulle note di “Big Bite” e “Kinky Regards”.

Il flauto sì, ma anche organo, basso e batteria tessono trame allucinogene che riescono a scaraventarti indietro nel tempo; ma il vero miracolo è che la band è scevra da qualsivoglia tentazione di revival funk; l’attitudine e i suoni sono quanto di più moderno possiate immaginare. C’è spazio anche per il rap old school, “Jump The Gun”, con la collaborazione di Afu-Ra alla voce, che chiude degnamente le danze.

Tutto questo accade in Svizzera: chi lo avrebbe mai detto…

Consigliatissimo!