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REVIEWSLE RECENSIONI
07/08/2019
Friederich Sunlight
Sag Erst Es Morgen
Dodici canzoni come dodici diamanti incastonati in un collier, nessun pezzo che sa di riempitivo, per quarantadue minuti che volano in un attimo e che ti invogliano a ricominciare l’ascolto da capo, cosa rara per un disco odierno, se ci pensate bene

Comunemente il pop viene associato a tutto quello che passa nelle classifiche di ascolto (sulle vendite è meglio glissare) e molto spesso in accezione negativa. Il bello del pop, però, è che possiede tante sfaccettature, ed è materia che si può affrontare senza necessariamente puntare a costruire un mero prodotto parificato a un sacchetto di patatine fritte o a una bibita gassata, ma come qualcosa, invece, che ci faccia ricordare momenti passati o che ci faccia avere nostalgia di epoche mai vissute.

Per fare un esempio. Nel 1962, venne girato da Dino Risi quel capolavoro che è “Il Sorpasso”, film che evoca, ancora oggi, un mondo, che visto con gli occhi moderni, sembra impossibile sia davvero esistito. Un mondo “pop”, lo stesso che viene raccontato alla perfezione dal disco dei tedeschi Friedrich Sunlight, “Sag Es Erst Morgen”, uscito per la label tedesca Tapete Records, sita in quel di Amburgo. Un album che, grazie a un linguaggio universale, compie il miracolo di portarvi dentro all’estetica pop, anche senza che capiate una sola parola di tedesco.

Mi riesce difficile parlare di un album che è un vero e proprio capolavoro, a cominciare dalla copertina, insieme di costole di vinili che vanno a comporre un volto; e temo, per pudore, che le mie parole siano un qualcosa di superfluo davanti a siffatta meraviglia.

Dodici canzoni che sono lo stato dell’arte del sunshine pop, derivazione del genere che nacque a suo tempo in California, luogo ove la vocalist del gruppo, la giapponese Kenji Kitahama, ha vissuto con la propria famiglia, assorbendone il calore e i colori. Un’estasi pop che è rimasta tale anche quando si è trasferita in Germania, ad Augusta, posto forse tra i più improbabili per riuscire a partorire canzoni così sofisticate.


Registrato dalla band (composta da cinque membri che ruotano intorno alla vocalist Kenji) tra Glasgow e la Germania, “Sag es Erst Morgen” è un miracolo di grazia sbocciato in questo scorcio di stagione, in perfetto equilibrio tra i languori della bossa, del pop cristallino e malinconico di Bacharach e degli Zombies, del retro-pop di band quali i Belle and Sebastian e gli Swing Out Sister di Kaleidoscope World, la West Coast dei Beach Boys, a fare capolino in “Kleines Haus”, fino alla chanson francese citata nella struggente “Neujahr”.

Dodici canzoni come dodici diamanti incastonati in un collier, nessun pezzo che sa di riempitivo, per quarantadue minuti che volano in un attimo e che ti invogliano a ricominciare l’ascolto da capo, cosa rara per un disco odierno, se ci pensate bene.
Il mondo dei Friedrich Sunlight è fatto di momenti cristallizzati nella memoria, di un epoca idealizzata come eterno rifugio per tutti quelli che trovano faticoso vivere in questi giorni. Viaggio o fuga, chiamatela come vi pare, nel tempo di 42 minuti, “Sag Erst Es Morgen” riavvolge il film della vostra vita e vi porta proprio dove vorreste andare. Per rimanerci sempre.


TAGS: FriederichSunlight | pop | recensione | review | SagErstEsMorgen