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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
28/02/2018
Gerardo Iacoucci
Simbolismo Psichedelico
Uscito nel 1970 per l’etichetta Deneb e ristampato nel 2015 per la Intervallo, “Simbolismo Psichedelico” è un viaggio allucinante e allucinato nei recessi della mente umana.

Da quando sono rispuntati fuori dall’oblio tutti quei vecchi dischi di musica per sonorizzazioni, o library, se preferite chiamarle così, la storia della musica in Italia va quantomeno riscritta. In parte questo è già avvenuto, vedi il bel libro “Superonda - Storia Segreta Della Musica Italiana” scritto da Valerio Mattioli, ma spero che questo sia solo l’inizio.

Musica nata per commentare film e documentari, ma in sostanza dischi fatti in proprio, liberi da costrizioni, una musica creata in totale libertà, scevra da mode e hype del momento, una musica così non incasellabile da essere, in alcuni casi, pura avanguardia.

E di avanguardia possiamo parlare a ragion veduta dell’album “Simbolismo Psichedelico” di Gerardo Iacoucci, grande pianista jazz già studente alla Berkeley University e fondatore della Scuola di Musica Popolare di Testaccio in quel di Roma.

Uscito nel 1970 per l’etichetta Deneb e ristampato nel 2015 per la Intervallo, “Simbolismo Psichedelico” è un viaggio allucinante e allucinato nei recessi della mente umana.

Elettronica sparsa a piene mani accompagnata da percussioni e batterie assillanti e opprimenti, con l’aggiunta di sonorità dissonanti. Alcuni esempi: in “Stress Angoscioso” un synclavier abbozza dei suoni che ricordano una nenia jazzata per malati mentali eseguita in un manicomio dismesso, in “Ossessione Notturna” l’inizio con una batteria jazz dà l’illusione di ascoltare qualcosa di tradizionale ma la batteria andrà avanti per i cazzi suoi accompagnata da un basso sincopato da cui  vieni scaraventato in una notte insonne dove, sudato, ti rigiri nel letto. Piccole punteggiature di tasto d’organo elettrico ti portano in un antro dove uno scienziato pazzo al suono di “Alchimia e Alambicchi” sperimenta sostanze psicotrope, “Psicopatologia” è invece un attacco di panico improvviso e definitivo.

Un disco che non da tregua: ostico, sospeso tra suggestioni free e innovazione (sì ancora oggi) nonostante sia un parto degli anni 70.

Distopia in musica, incubi scritti sul pentagramma, questo in parole povere è “Simbolismo Psichedelico”, avvicinatevi a lui con il rispetto dovuto e non abbiate paura.