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REVIEWSLE RECENSIONI
03/06/2020
Crossfaith
Species EP
I re dell’electronicore giapponese sono di nuovo in pista con il nuovissimo Species. Con cinque nuove tracce sempre a cavallo tra rave, EDM, metal e hardcore i Crossfaith sono già pronti a farvi ballare. Per ora non ai loro infiammati live, ma nel frattempo potete iniziare in salotto.

Per chi non li conoscesse ve lo dico già: no, solo perché sono giapponesi non vuol dire che fanno quel J-pop che amate o odiate tanto. I Crossfaith cantano in inglese, si sono formati ad Osaka nel 2006 e sono i degni rappresentanti orientali di quello che viene definito electronicore, synthcore o trancore, un genere che fonde abilmente alcuni sottogeneri della musica elettronica al metalcore, di cui sono noti esponenti europei come i britannici Enter Shikari e i tedeschi Eskimo Callboy.

Scream, sintetizzatori, chitarroni, breakdown, melodie alternate a furie dance, techno ed elettroniche. Insomma, i Prodigy uniti ad un qualsiasi gruppo metalcore violento. E se pensate che già il suono dei Prodigy non è proprio una paradisiaca passeggiata di salute avete ragione: questa non è musica per i deboli di cuore. I Crossfaith lo sanno benissimo e il loro curriculum vanta non solo diversi album (cinque) ed altrettanti EP, ma soprattutto dei live decisamente incendiari. È infatti quel tipo di musica che puoi sì ascoltarti in casa in una folle necessità di una dose di adrenalina, ma che ti godi decisamente appieno ad un live, di quelli in cui vuoi dimenticare chi sei e cosa fai e vuoi arrivare a vedere l’alba, tra le luci e il sudore di salti, balli e urla.

Il nuovo EP di Species in soli 5 pezzi e poco più di 17 minuti sintetizza un po’ il mondo dei Crossfaith, da un lato non arrivando all’altezza e alla potenza dei loro grandi singoli, anche se un singolo come “Endorphin” è un gran pezzo e decisamente all’altezza dei loro precedenti, e dall’altro offrendo qualche piccola novità.

Quali? Tipo la collaborazione con il rapper di Osaka Jin Dogg per “None of Your Business” o i toni più struggenti della traccia di chiusura “Your Song”, un addio in musica che, come spiega il cantante Koie Kenta, riguarda il vuoto e il dolore di un tempo che non tornerà, una riflessione su quelle emozioni che ti rendono triste e forte al tempo stesso e ti insegnano a non dare mai per scontate le cose.

I Crossfaith non sono mai stati dei parolieri di alta levatura, prepotente com’è la brutalità e l’energia ad alte dosi di endorfine delle loro tracce, ma hanno sempre curato con grande attenzione la loro immagine e i concept che offrono al pubblico, concentrati prevalentemente su mondi futuristici ed ipertecnologici.

In Species si affronta e si cerca di mettere a tema una sorta di riflessione evolutiva ed emotiva. Oltre alla già citata “Your Song”, in “Endorphin” si suggestiona il fatto che ci si ritrovi in un mondo che ci fa dubitare di tutto e di come dovremmo affrontare queste domande a testa alta, mentre in “Truth of Insanity” si fa una metaforica chiamata alle armi in relazione alla situazione giapponese, che, come dichiara lo stesso Kenta è spesso contraddittoria nei confronti dei suoi cittadini. L’appello quindi non può che essere a pensare sempre con la propria testa, senza farsi trascinare in un mondo di insane mezze verità.

Come sempre, però, ai contenuti si abbina un artwork fantascientifico di livello: un occhio la cui pupilla si sdoppia. L’evoluzione di un’enigmatica mitosi aliena.

Con Species i Crossfaith non ci regalano solo cinque nuove tracce, ma innescano di nuovo la voglia di un buon live a tinte rave e ad alta carica di devastazione. Per quello dovremo aspettare, ma nel frattempo possiamo iniziare con una versione casalinga. In fondo, come suggerisce il darwiniano titolo, ci si evolve e ci si adatta. Speriamo non per troppo, ma almeno facciamolo con uno stile che ci faccia odiare dai vicini di casa.


TAGS: Crossfaith | LauraFloreani | loudd | recensione | Species