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REVIEWSLE RECENSIONI
31/01/2019
Fever 333
Strength In Numb333ers
Non è solo un album, non è solo un gruppo. I Fever 333 sono un movimento e una comunità, un urlo nella notte e un pugno nello stomaco. Comunità, Beneficienza e Cambiamento. La rivoluzione è in atto. A voi decidere se e come farne parte. Noi l’abbiamo già abbracciata.

La prima cosa che vogliono che la gente sappia i Fever 333 la dicono già dalla prima traccia: «che una fottuta Febbre sta arrivando». Il messaggio è stato forte e chiaro fin dal principio e noi di Loudd ne avevamo già assaggiato i prodromi, leccandoci i baffi e proponendo una recensione dell’EP Made An America unita ad un primo resoconto dei loro live (che potete trovare qui). Eravamo così pronti alla rivoluzione che abbiamo fornito loro uno spazio anche in alcune delle classifiche di fine anno.

Le aspettative per il primo full-lenght dei tre pazzi capitanati da Jason Aalon Butler, di conseguenza, non potevano che essere alte. Strength in Numbe333rs è appena uscito e ora la domanda è una sola: l’attesa è stata meritata?

Potremmo anche dirvi di sì e chiudere l’articolo in un paragrafo, ma quello che i Fever 333 hanno regalato al pubblico è molto più di un semplice album. Jason, Stavis e Aric fanno molto più che sul serio, e in questo primo lavoro ci hanno messo anima, sangue, lacrime e tantissimo sudore, creando un prodotto multiforme e sfaccettato, che riesce a contenersi a fatica entro le 10 canzoni di cui è composto e che è nato per strabordare nei pit dei concerti, nelle strade e nelle menti dei suoi ascoltatori.

In primo luogo, Strength in Numbe333rs fatica a trovare una definizione musicale. La matrice è quella del rapcore più aggressivo, fatto di urla hardcore e rapping al vetriolo, ma di traccia in traccia scopriamo anche la propensione melodica dei letlive (la precedente band di Jason), dei riff al limite del metalcore, un ottimo utilizzo dei synth, la capacità di risultare incredibilmente catchy in alcuni passaggi e terribilmente sperimentali in altri, fino ad arrivare alla sincerità più intimista delle pochissime tracce in cui il ritmo rallenta solo per poter scavare più a fondo nei testi più personali. Un piccolo particolare: tutto questo, ovviamente, può accadere anche entro i confini di un’unica canzone, alla faccia della prevedibilità.

Anche la lunghezza delle tracce non è univoca ma rispetta una precisa scelta della band, andando dal minuto dell’intro “…”, ai classici 3 minuti della maggior parte delle tracce, fino ai cinque o sette minuti delle 3 canzoni chiave del disco, “Pray For Me”, “Inglewood” e “Out of Control”, tutte contraddistinte dal numero 3 al termine del titolo, di modo che una delle prime cose che si possano notare quando si scorre in verticale l’elenco delle tracce è il numero 333.

3 sono difatti anche le parole chiave del movimento sociale e culturale che i Fever 333 stanno portando avanti, sintetizzabile in 3 C: Comunità, Carità e Cambiamento.

Come si può intuire dalle 3 C, al di là della qualità musicale e compositiva (oltre che del livello dei testi) l’aspetto centrale per i Fever 333 è senza dubbio il messaggio che vogliono lanciare alle persone.

Fin da “…” quella che si respira è l’aria della rivolta, del dissenso e della necessità di cambiamento, di quelle volontà di rivoluzione che iniziano tra le strade della periferia, unendo sforzi, sogni e coraggio delle persone che ci credono per davvero.

Jason Aalon Butler ci urla addosso la rabbia per un mondo fatto di diseguaglianze, tensioni razziali, discriminazioni, povertà e brutalità, dove il clima politico non fa che peggiorare e le condizioni delle persone degradano allo stesso passo della frustrazione che accumulano. Ma quello che lui e i suoi Fever 333 ci vogliono comunicare è la maniera per reagire, quella che invocano è la necessità, radicale e umana, di un cambiamento profondo e sostanziale, di una rivolta delle menti e degli animi delle persone.

I Fever 333 hanno una missione molto precisa: comunicare a quante più persone possibile che devono ricordarsi della loro capacità di agire. Perché non siamo soli e (come dice Jason stesso nel testo di “Pray For Me - 3”) “non siamo gli unici a sentirci gli unici”, gli alienati, gli incompresi e i vessati; è ancora possibile alzare la testa e unirsi, per creare una comunità più inclusiva. Perché insieme si può essere più forti, avere la forza di bruciare il mondo per ricostruirlo e ribellarsi alle condizioni entro cui la società vuole costringerci.

Non siamo e non dobbiamo mai essere delle vittime, perché è possibile vivere in maniera più positiva e più attiva, perché è possibile essere i protagonisti della propria rivoluzione. Comunità, carità e cambiamento.

Alla faccia di chi è pronto a dire che sono solo belle parole, si può rispondere subito che i Fever 333 non si limitano a gridarcelo addosso, ma sono scesi letteralmente per strada fin dal loro esordio. Hanno camminato nei vicoli delle più diverse città, passando del tempo a stretto contatto con la gente e con le scene culturali e musicali da cui volevano prendere il meglio per riversarlo nel disco; hanno corso per le vie (e diversi video su internet lo possono testimoniare) spargendo a gran voce il loro messaggio e suonando nei parcheggi, mettendoci letteralmente la faccia e lanciandosi anche nelle iniziative meno convenzionali.

Jason è cresciuto realmente in una zona in cui la sensazione di essere svantaggiati e tagliati fuori era tangibile, dove l’abbandono e la consapevolezza di essere degli outsider era una sensazione pesante e persistente. Andando a scuola in un quartiere diverso ha potuto vedere quanto le differenze nel contesto di appartenenza potessero essere tangibili e determinare il destino delle persone e così, fin da quando era adolescente, ha cercato di capire dapprima il motivo di quelle differenze, leggendo tantissimo (dalle teorie marxiste e anarchiche ai saggi di ingegneria sociale) e facendo domande in giro, per poi realizzare che ci potevano essere anche dei modi per aiutare la propria comunità.

La beneficienza è infatti uno dei tre concetti cardine dei Fever 333, di cui si occupano costantemente, poiché chiunque compri un biglietto per i loro concerti, il loro merchandise o uno dei loro dischi, dona una parte del ricavato al loro ente benefico Walking In My Shoes, che supporta tre realtà: il Movement Voter Project - Black Voter Fund (supporto ai processi di elezione democratica nelle comunità nere), United for a Fair Economy (per azioni di educazione economica, formazione e comunicazione creativa volte a facilitare le comunità nella realizzazione di un’economia più sostenibile) e il Mijente Support Committee (hub digitale di supporto alla comunità latina).

Insomma, i Fever 333 ci credono per davvero che Comunità, Beneficienza e Cambiamento sono le tre parole che permetteranno alle persone di cambiare il mondo in meglio. La forza, come indica il titolo stesso del loro album, è tutta nei numeri. Bisogna solo alzare la testa, unirsi, combattere e vincere.

La rivoluzione è già cominciata e ora la missione dei Fever è quella di diffondere il messaggio e dare la forza ai loro fan, di modo che insieme, questo progetto, non possa che realizzarsi.

La colonna sonora per il cambiamento c’è tutta, quindi che ne dite, scendete a lottare con noi?