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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
28/09/2020
Robert Cray
Strong Persuader
Robert Cray è un artista molto particolare, che sa coniugare perfettamente la tradizione con la novità: in questo disco dimostrò di essere “The Next Big Thing” del Blues, strizzando l’occhio, però, anche a a Soul e R & B

“She was right next door and I'm such a strong persuader
That she was just another notch on my guitar
She's gonna lose the man that really loves her
In the silence I can hear their breaking hearts”

Per cantare tali parole e poi suonare un assolo dei più belli per gli anni ottanta (e probabilmente non solo) bisognava sicuramente essere consci della propria forza e del background da cui si attingeva.

Osannato da Eric Clapton e, dopo questo album, dalla critica, Robert Cray, con l’aiuto del produttori -nonché autori- Bruce Bromberg e Dennis Walker, confeziona un lavoro superbo che oltre alla citata “Right Next Door (Because of Me)” inserisce pezzi da novanta, ricchi di un groove moderno incastonato nel  blues invece più rigoroso, ribollente di fiati –Memphis Horns- magnificamente accompagnati da una sezione ritmica di alto livello.

Richard Cousins e Peter Boe non solo dirigono il suono, ma compaiono pure fra gli autori dell’iniziale e arrembante (corroborata da un incessante, formidabile solo) “Smoking Gun”, contribuendo anche alla ballata blues “Nothin’ but a Woman”, alla riflessiva “Still Around” e a “New Blood”.

Il navigato batterista David Olson garantisce ritmo e continuità alle composizioni, mentre Lee Spath fa la differenza alle percussioni in “More Than I Can Stand” e “Fantasized”. A proposito di questi due brani, il primo è una ballata soul screziata di blues e attraversata dalla voce squillante di Cray, che evoca un amore ormai perduto, mentre il secondo inizia e finisce con la Fender tagliente dell’artista americano, il quale lascia capire di essere finalmente uscito dal mondo dei sogni e di aver trovato l’anima gemella tanto fantasticata.

Amore, nostalgia, rancore e possibili tradimenti si intersecano anche in “Still Around”, ”Foul Play” e “I Wonder”.  Dal punto di vista musicale, sono questi i tre brani che più si rifanno alla tradizione, mentre in episodi come “Right Next Door” e “Smoking Gun” la declinazione del genere è sicuramente più moderna. Queste, infatti, sono tracce meno legate agli standard, che si discostano dalla canonica e confortante ripetitività delle dodici battute, per volare con le proprie ali verso un nuovo orizzonte, dove soul e rhythm and blues si trovano a convivere con matrici pop-rock.

In definitiva, nel 1987 (il lavoro uscì a fine ’86), dopo anni e anni di gavetta, Robert Cray si afferma finalmente come autore e musicista “nuovo” e originale, senza tuttavia svendere la propria musica ai suoni dell’epoca, caratterizzati dall’uso invasivo dei sintetizzatori. Proprio questo aspetto rende ancora più godibile “Strong Persuader”, probabilmente la migliore opera del celebre chitarrista originario di Columbus, che successivamente, con “Don’t Be Afraid of the Dark” riproporrà la stessa magica formula, senza tuttavia lo smalto e la capacità di stupire di eccellente disco.


TAGS: alessandrovailati | blues | recensione | reloudd | review | robertcray | strongpersuader