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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
09/10/2018
The Carpenters
Superstar
Antefatto: "Superstar" in principio era conosciuta come "Groupie", motivo scritto nel 1972 da Bonnie Bramlett e Leon Russell, e cantata nella versione originale dal duo Delaney & Bonnie...

Antefatto: "Superstar" in principio era conosciuta come "Groupie", motivo scritto nel 1972 da Bonnie Bramlett e Leon Russell, e cantata nella versione originale dal duo Delaney & Bonnie, ed ha per argomento, come si può intuire dal titolo, la storia di una ragazza innamorata di una rockstar, ma sostanzialmente l'argomento del brano è focalizzato sulla solitudine e sul conseguente mal di vivere.

La versione originale, un pezzo dalle atmosfere blues e soul nello standard del periodo, verrà presa e rigirata come un calzino dai fratelli Carpenter e la cover che ne realizzarono i due risulterà quella più convincente; col senno di poi anche per le vicissitudini e la tragica fine della povera Karen, a tal punto che la canzone sembra cucita addosso alla sfortunata cantante.

Fu Richard Carpenter che una volta ascoltata la versione cantata da Bette Midler decise di farne un 45 giri, rielaborandone l'arrangiamento e cambiando una parte della strofa del brano, dove "and I can hardly wait to sleep with you again" divenne "and I can can hardly wait to be with you again", questo per rendere i versi più in linea con l'immagine da bravi ragazzi americani che aveva il duo.

L'arrangiamento di Richard Carpenter valse a lui una nomination ai Grammy, meritata, dal momento che questa versione rimane quella più conosciuta nonché la versione che ottenne il maggior riscontro nelle classifiche di vendita e, a mio modesto parere, è senza dubbio alcuno la più bella.

Nel corso degli anni quella che era una canzone semisconosciuta è diventata un classico della musica pop, rielaborata e reinterpretata in tutte le salse: da quella "rumorista" dei Sonic Youth in un album tributo dedicato alle canzoni dei Carpenters (per il sottoscritto una cover da denuncia penale) a quella intensa, sofferta, gigionesca e rallentata fino all'inverosimile interpretata da Luther Vandross, una trasposizione da pelle d'oca e lacrime, quasi un'esperienza mistica verrebbe da dire, fino ad arrivare a quella contenuta nell'album Wallflower di Diana Krall dove la voce profonda della jazzista americana rende ancora più drammatico la storia della "groupie".