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REVIEWSLE RECENSIONI
15/01/2024
The Record Company
The 4th Album
I losangelini The Record Company tornano sulle scene con un quarto album che rappresenta il ritorno al passato, crudo e diretto, del loro album d'esordio.

Los Angeles, California. E’ il 2016 e i The Record Company (Alex Stiff, basso, cori, Chris Vos, chitarra, voce solista, e Marc Cazorla, batteria), debuttano ottenendo un successo di critica che, forse, nessuno si sarebbe mai aspettato. Il loro album d’esordio, Give It Back To You (anticipato di poco dall’EP Off the Ground) scala rapidamente le classifiche di genere americane, e, spinta dai brani "Off the Ground" (numero uno nella classifica Billboard Adult Alternative Songs negli Stati Uniti) e "Rita Mae Young" (numero 12 nella classifica Adult Alternative Songs), la band ottiene una nomination ai Grammy 2017, per il miglior album blues contemporaneo.

Quel disco fu scritto, registrato e mixato nel soggiorno di Alex Stiff a Los Angeles, un approccio casalingo dettato dalla volontà di cogliere l’essenza della musica, senza filtri, orpelli e artifici in fase di post produzione. Alla base, l’idea che la musica è una cosa semplice, immediata, scritta e suonata col cuore, e che la veracità è la strada più rapida per abbattere ogni barriera fra chi suona e chi ascolta. Un’idea vincente, dal momento che il successivo All of This Life (2018), ha incontrato ulteriori riscontri positivi, che hanno portato il singolo "Life to Fix" a raggiungere la prima piazza nella classifica delle canzoni alternative per adulti. Dopo la pandemia e il lockdown, i Record Company hanno, poi, pubblicato il loro terzo album, Play Loud, ottenendo ottimi risultati di vendita, a fronte di un livello di ispirazione non all’altezza dei lavori precedenti.

Eppure, nonostante tutta questa esposizione mediatica di alto profilo, sembra ancora che il gruppo losangelino stiano volando sotto i radar che contano, soprattutto per quanto riguarda il nostro paese, dove la band si è costruita una nicchia di consensi solida, ma troppo piccola rispetto agli indubbi meriti. Insomma, a fronte di giudizi unanimi sulla bravura dei The Record Company, le vendite sono rimaste sotto il target auspicato dalla Concord, la loro casa discografica, che, a fine 2022, ha rotto il sodalizio con Chris Vos e soci.

La band ha firmato, quindi, con la Round Hill Records, ha rispolverato la vecchia attrezzatura, e ha messo in mano ad Alex Stiff gli oneri e gli onori della produzione. Si ritorna al passato, dunque, al soggiorno di casa, con un lavoro crudo e onesto, ben rappresentato dal primo singolo "Talk To Me", in cui è evidente la genesi jammistica, e, ancora meglio da "Dance on Mondays", un pezzo rock ad alto numero di ottani, che si sviluppa su una pulsante linea di basso ed è caratterizzato da un rimarchevole lavoro alla slide.

C’è voglia di puro divertimento in "I Found Heaven (In My Darkest Days)", cinque minuti di rutilante festa, in cui l’armonica di Vos pompa note di incontenibile euforia, e nel rockabilly di "Roll With It", che insuffla un’irresistibile voglia di ballare, meglio se dopo aver bevuto un paio di pinte di quella buona.

Ci sono anche momenti più contemplativi, come la bella "Highway Lady", levigata dalla slide di Vos, tagliata in due da un bell’assolo di chitarra dalle sfumature psichedeliche e scossa da un finale in crescendo. Il piatto forte del disco, però, restano i brani che fanno battere i piedi a terra, e che pompano energia senza bisogno di artifici, spinti solo dal carburante nobile della trance agonistica.

Ecco, allora, la linea di basso saltellante e il riff croccante di "Patterns", l’esplicito omaggio al suono Rolling Stones di "Bad Light" il blues caracollante di "Control My Heart Blues" e la travolgente "I’m Working", i cui avvincenti cambi di ritmo sono frustati dall’armonica antica di Vos.

Chiude il disco "You Made a Mistake", ironico sfottò alla Concord che li mollò lo scorso anno, e che ci riporta nel territorio di Blind Willie Johnson, attraverso le atmosfere polverose di un blues classicissimo, costruito attorno a un riff a collo di bottiglia e a una voce tormentata e acuta.

E’ quasi inevitabile accostare questo quarto album all’esordio della band che, scrollatasi di dosso ogni velleità mainstream che aleggiava sul precedente Play Loud, ha ritrovato le proprie radici e un’ispirazione che fa la differenza. Resta da vedere se The 4th Album riuscirà a eguagliare o superare i riconoscimenti dei lavori precedenti, anche se, in realtà, poco importa. Questo nuovo disco, che personalmente considero il migliore dei The Record Company, testimonia dello straordinario stato di forma di una delle più ispirate band rock blues oggi in circolazione. Quindi, stappate una bottiglia del vostro whisky migliore e abbandonatevi a queste dieci sanguigne canzoni. Sarà una vera goduria.