Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
REVIEWSLE RECENSIONI
23/08/2023
Nita Strauss
The Call Of The Void
Per il secondo album solista, la chitarrista di Alice Cooper arruola un pugno di grandi vocalist, dando vita a una scaletta metal varia, avvincente e convincente.

Discendente del compositore austriaco Johann Strauss e chitarrista di grande talento, Nita Strauss ha acquisito la meritata notorietà quando, nel 2014, è entrata a far parte della band che accompagna dal vivo Alice Cooper, circostanza, questa, che l’ha fatta conoscere al grande pubblico e che le ha permesso di costruirsi la fama di essere una delle migliori interpreti della sei corde al femminile, in ambito rock e metal. Un risultato fantastico, che ha contribuito in qualche modo a spianare la strada ad altre musiciste donne, e che Nita ha raggiunto dandosi molto da fare soprattutto negli ultimi dieci anni, seguendo Cooper in turnè, prestando i suoi servigi anche a Demi Lovato nell’Holy Fuck Tour del 2022, e pubblicando il suo album di debutto da solista Controlled Chaos nel 2019.

Un esordio notevole, interamente strumentale, che metteva in evidenza, se mai ce ne fosse bisogno, la grande caratura tecnica della Strauss oltre a ottime qualità in fase di songwriting. Un ulteriore passo in avanti verso il consolidamento di una carriera già di per sé brillante è, dunque, questo nuovo album intitolato The Call of the Void (pubblicato il 7 luglio su Sumerian Records), in cui la chitarrista losangelina aggiunge la voce alle proprie composizioni, producendo così un lavoro più appetibile al grande pubblico.

Nita, però, non canta, ma ha deciso di mettere in piedi un progetto simile a quello creato da Slash nel suo omonimo disco d’esordio del 2010: lasciare le parti vocali delle canzoni a un cast di cantanti stellari.  Con questa idea in mente, la Strauss ha così arruolato una lista killer di vocalist, che include Lzzy Hale degli Halestorm, David Drainman dei Disturbed, Dorothy Martin dei Dorothy, Chris Motionless dei Motionless in White, Juliet Simms dei Lilith Czar, Alisa White-Gluz degli Arch Enemy, Anders Fridén degli In Flames e… il grande Alice Cooper.

Per molti versi, creare un album con il contributo di più cantanti è una sfida non da poco, perché le canzoni possono suonare bene individualmente, ma magari mancare di coesione nel loro insieme. Fortunatamente, The Call of the Void non presenta questo problema, ogni canzone indossa l’abito perfetto per la voce chiamata a interpretarla, il disco suona coerente e coeso, a testimonianza dell’ottimo livello di scrittura raggiunto dalla Strauss e dalla capacità di dirigere un’orchestra in cui tutti sanno esattamente cosa fare.

Una compattezza di fondo che è la forza di un disco che dura un’ora, ma non annoia, e che conquista all’ascolto, brano dopo brano, per varietà espressiva e potenza. La Strauss, poi, dà ovviamente sfoggio della propria tecnica cristallina, si abbandona, talvolta, a derive shredding ad alto tasso di virtuosismo, eppure riesce a non cannibalizzare la proposta, scatenando gli assoli al momento giusto e ritirandosi con intelligenza nelle retrovie per lasciar respirare la musica.

Inoltre, a infiocchettare la confezione, ci sono alcuni brani strumentali ("Consume the Fire", "Scorched", "Momentum") strategicamente posizionati all’interno della scaletta in modo da rendere l’ascolto più vario e meno prevedibile.

Grandi riff, adrenalinici assoli e ottime melodie fanno di The Call of the Void una raccolta di canzoni metal davvero riuscita, a cui forse una produzione meno “americana” e pompata avrebbe giovato maggiormente. Ma è il classico pelo nell’uovo di un album che viaggia velocemente dalle casse dello stereo, e pur senza far gridare al miracolo, lascia nelle orecchie buonissime sensazioni.