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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
The Last Goodbye
Jeff Buckley
1994  (Columbia Records)
ALTERNATIVE
all TRACKS
11/02/2018
Jeff Buckley
The Last Goodbye
The Last Goodbye è la canzone che gioca maggiormente con le parole, grazie a versi che ben si adattano tanto agli struggimenti di un amore finito quanto all’inesorabile destino di morte che attende Jeff

Jeff Buckley è vissuto il tempo di un battito d’ali, fu una meteora di accecante nitore, un Gesù Cristo triste e bellissimo che un crudele disegno divino immolò all’altare del rock per la salvezza degli uomini. “Un hipster con la testa d’angelo”, come recita il titolo di una biografia a lui dedicata, prendendo a prestito le parole di Gingsberg: “ardente per l’antico contatto celeste, con la dinamo stellata nel macchinario della notte “.

Volto iconico degli anni ’90, l’angelo Jeff visse poco e intensamente, giusto il tempo di regalarci il memorabile Grace, elegiaco compendio di tutte le malinconie terrene, e di addolcire le nostre orecchie con il velluto rosso fuoco di quella voce impossibile, che ereditò per cromosomica trasmissione dal padre Tim. Trent’anni, un solo disco (poi ne verranno altri, postumi e incompleti, per la gioia di discografici ed eredi), un pugno di canzoni in equilibrio fra estasi e dannazione, fra abbagliante lirismo e crepuscolare consapevolezza, fra struggenti sogni d’amore e presagi di incombente morte. 

Grace è soprattutto  un album che parla della fine di un rapporto amoroso, di quel dolore che ti prende la gola quando la donna che ami ti lascia (“ Sdraiato sul letto, la coperta è calda, questo corpo non sarà mai protetto dal dolore, sento ancora i tuoi capelli, neri come fiocchi di carbone, mi tocco la pelle per sentirmi ancora vivo” da Mojo Pin), della difficoltà di rielaborare la perdita ("Bevo molto più di quanto dovrei, perché mi riporta alla mente te…Vino di lillà è dolce e inebriante, dov’è il mio amore?“ da Lilac Wine), delle domande senza risposta che affollano la mente e riempiono la tua solitudine (“Non c’è tempo per l’odio, solo domande. Cosé l’amore? Dov’è la felicità? Cos’è la vita? Dov’è la pace? Quando troverò la forza che mi condurrà alla liberazione?" da Eternal Life).

Eppure, la poetica di Buckley non è mai disperata, si nutre di speranza, si consola nella convinzione che i grandi amori non finiscano mai, che restino eterni, fluttuanti nell’aria proprio sopra il crocevia in cui i destini delle persone si separano ("Il mio regno per un bacio sulla sua spalla- non è mai finita – tutte le mie ricchezze per i suoi sorrisi – non è mai finita – tutto il mio sangue per la dolcezza della sua risata – non è mai finita – Lei è la lacrima sospesa per sempre dentro me “ da Alleluja).

Strano a dirsi, ma se è vero che l’amore pervade ogni nota dell’album, è impossibile però non ravvisare nei testi di Buckley più di un’intuizione di quello che gli succederà a breve, come se quella morte, prematura e assurda, camminasse già al suo fianco e gli ghermisse il tempo. Eternal Life, che inizia con i versi: “La vita eterna è ora sulle mie tracce, ho la mia bara rosso vivo, amico, ho solo bisogno di un ultimo chiodo “, in tal senso è addirittura profetica.

Un brivido di inquietudine poi scorre lungo la schiena quando, in Grace, Jeff canta: “la pioggia cade, e io penso che è arrivata la mia ora, mi ricorda il dolore che dovrei lasciarmi alle spalle…non ho paura di andarmene, ma è così lento.”.

Più di tutte, però, è The Last Goodbye la canzone che gioca con le parole, grazie a versi che ben si adattano tanto agli struggimenti di un amore finito quanto all’inesorabile destino di morte che attende Jeff. Come se la canzone fosse un trompe l’oeil e che dietro l’andamento romantico e malinconico del brano si nascondesse il truce volto del fato crudele.

Questo è il nostro ultimo saluto, non sopporto di sentir morire l’amore fra di noi. Ma è finita. Ascolta solo questo, poi me ne andrò. Mi hai dato più motivi per vivere di quanto tu possa immaginare…E’ finita, è finita. “

Jeff Buckley morirà il 29 maggio del 1997 a Memphis. Sta per iniziare le registrazioni del nuovo disco ma è stanco e decide di prendersi una pausa. Ha voglia di nuotare un po’ e così, con l’amico Keith Foti, si reca su una spiaggetta del Wolf River Harbor, un affluente del Mississippi. Entra in acqua cantando Whole Lotta Love dei Led Zeppelin e si getta in un’onda. Non riaffiorerà mai più. Ritroveranno il suo corpo solo il 4 giugno. Morte accidentale, recita l’autopsia, niente droghe e niente alcol nel sangue che abbiano cagionato un malore. Jeff, semplicemente, è morto affogato. La vita eterna era sulle sue tracce.