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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
13/02/2019
The Stone Roses
The Stone Roses
Nella primavera del 1989, gli Stone Roses debuttano col botto. C’è qualcosa di nuovo nell’aria e i quattro di Manchester colgono quella magia trasformandola in una musica che si inserisce appieno nel contesto sociale di una Manchester epicentro indiscusso del fervore artistico e musicale.
di Tomaso Massa

È così che la scena musicale urbana di Manchester (Madchester) esplode definitivamente con un album considerato un capolavoro non solo dalla critica ma anche da altri gruppi forse ben più noti, quali Oasis, Pulp, Blur, The Charlatans.

La band composta da Ian Brown (voce), John Squire (chitarra), Alan “Reni” Wren (batteria) e Gary “Mani” Mounfield si forma nel 1983; dopo una lunga gavetta nei locali di Manchester i quattro riescono a crearsi un seguito di fan entusiasti e rapiti da un sound particolare che mischia elementi psichedelici degli anni ’60 fino a dare origine al Baggy, una sorta di british dance in chiave rock che diviene la base per creare una sorta di atmosfera spensierata che diverrà la colonna sonora della Summer Of Love inglese alla fine degli anni ’80.

Il disco venne realizzato tra il 1988 e il 1989 e fu prodotto dalla label Silverstone.

Diverrà una pietra miliare della storia dell’alternative rock della fine degli anni’80, ma inizialmente l’album non riscosse un immediato successo e per certi versi faticò ad attirare l’attenzione della critica.

Proprio per tale motivo saranno le innumerevoli esibizioni live a veicolare la popolarità dell’album. Tra i concerti degni di nota, si segnala quello tenuto al famoso locale The Hacienda, punto di ritrovo di mostri sacri dell’indie rock britannico degli anni ’80.

A catapultare la band nel mainstream, sarà la trasmissione Top Of The Pops che nel novembre del 1989 li ospita per suonare: da quel momento gli Stone Roses incominciano a divenire un nome di riferimento nel panorama musicale britannico tanto che, nel maggio del 1990, a Spike Island, diventano i protagonisti indiscussi di un concerto considerato da molti come la “Woodstock della baggy generation”.

La prima traccia, “I Wanna Be Adored”, è il cavallo di battaglia della band, con un testo minimale ma un giro di basso letale, che, soprattutto nei live, apre la strada ad un inno in cui la personalità sfacciata in pieno stile Manchester di Ian Brown, ha modo di esaltarsi davanti ai suoi discepoli.

Ascoltando le altre tracce si riesce a comprendere come gli Stone Roses siano stati capaci di restituire in musica quell’atmosfera urbana e creativa della Manchester della fine degli anni’80.

Passando all’ascolto di “Waterfall” si capisce l’essenza musicale della band che diverrà il loro tratto distintivo, ovvero la capacità (soprattutto tecnica) di operare un mix di generi che quasi pongono nella condizione ogni membro di esprimere la propria personalità all’interno di un quadro esplosivo fatto di jam session dove i quattro si completano in maniera impeccabile.

Passando per “Made of Stone” e “This Is The One” per poi giungere alla traccia che conclude l’album, “I Am The Resurrection”, si avverte la sensazione di compiere un viaggio musicale che parte dagli anni ‘60 in cui i riferimenti a band tipo Kings, Beach Boys, Beatles, Rolling Stones ed Hendrix sono chiaramente riscontrabili.

Ispirazioni musicali a parte, il tutto è prodotto con originalità, quasi riadattato ad un nuovo clima musicale in cui  se da una parte la chitarra di John Squire alterna fraseggi delicati per poi lasciarsi travolgere dalla psichedelia hendrixiana ritagliandosi uno spazio importante in quasi tutti i pezzi, dall’altro lato il basso di “Mani”  e  la batteria di “Reni” sono impeccabili.

A concludere il quadro, ci pensa il carisma di Ian Brown che, tamburello alla mano garantisce quella presenza scenica divenuta fonte di ispirazione per tanti artisti, primo fra tutti un certo Liam Gallagher.

A seguito del loro “capolavoro” gli Stone Roses non bissarono il successo e dopo svariati incidenti di percorso, caratterizzati dagli innumerevoli dissidi interni tra John Squire e Reni, il gruppo si sciolse nel 1996.

Nel 2011 la band si riunì per tenere un concerto “in casa” a Manchester, in meno di un’ora e mezza vengono venduti 220.000 biglietti a testimoniare l’indissolubile attaccamento dei fans. Seguirà un tour tra Europa ed Asia.

Se pur sia stata una band effimera a causa delle innumerevoli turbolenze interne e malgrado i soli 7 album all’attivo, gli Stone Roses ed in particolar modo il loro primo lavoro, rappresenta un  punto di riferimento per numerose band (Oasis, Blur, Kasabian e King of Leon) che non hanno mai pubblicamente negato l’importante ispirazione musicale che i quattro mancuniani hanno saputo diffondere nel panorama di una scena alternativa che ancora una volta vede la città di Manchester protagonista.