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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
Transmutation (Mutatis Mutandis)
Praxis
1992  (Axiom)
ALTERNATIVE ELETTRONICA/AMBIENT/EXPERIMENTAL/AVANT-GARDE HARD ROCK/HEAVY METAL BLACK
all RE-LOUDD
04/01/2018
Praxis
Transmutation (Mutatis Mutandis)
La labirintica produzione di Laswell (che svaria dal rock più duro, al jazz, al funky ipertecnico, all'improvvisazione) si rispecchia quasi compiutamente in questo lavoro dove la formazione all-star riesce a far coesistere spinte stilistiche apparentemente inconciliabili.
di Vlad Tepes

Ennesima reincarnazione di Bill Laswell, Praxis si avvale della collaborazione di Bootsy Collins (basso), Bernie Worrell (tastiere), entrambi nei Parliament e nei Funkadelic, Bryan Mantia (batteria; già in Primus e Godflesh), AF Next Man Flip (mixer) e dell'inverosimile stuntman della sei corde, Buckethead.

La labirintica produzione di Laswell (che svaria dal rock più duro, al jazz, al funky ipertecnico, all'improvvisazione) si rispecchia quasi compiutamente in questo lavoro dove la formazione all-star riesce a far coesistere spinte stilistiche apparentemente inconciliabili.

Spesso i generi si incrociano all'interno della stessa traccia: in “Shock Victim” la prima parte quasi hard rock collassa in un hip hop inopinato; il funky nervoso di “Animal Behaviour” si distende in una seconda parte meditativa; in “Seven Laws Of Woo” l'assolo dell'organo prepara ad uno scatenamento da guitar-hero di Buckethead (così bravo che non sempre si capisce cosa stia combinando); in “After Shock”  l'iniziale e consueta mistura fusion è sostituita da tastiere ed effetti elettronici spettrali con varie inserzioni sonore.

Laswell è un artista preparato e multiforme, siamo d'accordo; Transmutation è un disco eccellente, vario e splendidamente suonato; eppure proprio tale ecletticità, unita alla perizia sopraffina, sua e dei suoi collaboratori, finisce per costituire un limite. Alcune volte il sincretismo sonoro pare preordinato ed insincero, le acrobazie strumentali fini a se stesse e, forse, compiaciute; non a caso il pezzo più memorabile, a distanza di anni, rimane “The Interworld And The New Innocence”, ennesima traccia bifronte, in cui i semplici toni elegiaci della prima parte (su uno sfondo sonoro da panorama marino) si accendono nel susseguente assolo, retto magnificamente dallo space bass di Collins. Tale concessione, abbastanza facile in verità, al sentimento che prevarica, per una volta, sulla tecnica strumentale sembra, a sua volta, abbastanza preordinata.

Rimane, comunque, la miglior testimonianza di un ensemble d’eccezionale levatura, un’ora di fusion sperimentale con brandelli melodici, stasi e ripartenze micidiali, assoli strabilianti.