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REVIEWSLE RECENSIONI
21/04/2020
All Time Low
Wake Up, Sunshine
Cosa c’è di più spensierato e divertente di quattro ragazzi che suonano in uno scantinato a tutto volume? Farlo anche dopo essere entrati nelle più famose classifiche. Con rinnovato entusiasmo e tanta voglia di estate tornano gli All Time Low e il loro disco è un invito sin dal titolo: “Wake Up, Sunshine”!

Una delle tante regole non scritte del Rock recita che spesso e volentieri le scelte artistiche che stanno alla base di un nuovo album non sono altro che una reazione a quelle sperimentate nel disco precedente. E se è vero che a questo assioma non mancano le eccezioni, è altrettanto vero che gli All Time Low con Wake Up, Sunshine l’hanno invece rispettato alla lettera. Nonostante le ottime recensioni e il buon piazzamento nella Billboard 200, evidentemente la svolta über-Pop di Last Young Renegade (2017) non deve aver convinto del tutto la band. Per cui, lasciate da parte le influenze anni Ottanta (David Bowie, Prince) e le strizzatine d’occhio al Pop da classifica (OneRepublic), gli All Time Low hanno scelto per il loro nuovo lavoro di tornare a un sound più classico, figlio diretto dei loro album migliori, Nothing Personal (2009) e Future Hearts (2015).

Lasciata quindi ai Simple Creatures (side project che il leader della band, Alex Gaskarth, ha messo in piedi con l’amico Mark Hoppus dei blink-182) ogni volontà di sperimentazione Pop, gli All Time Low – Gaskarth (voce e chitarra), Jack Barakat (chitarra), Zack Merrick (basso) e Rian Dawson (batteria) – hanno eseguito per Wake Up, Sunshine un vero e proprio downgrade sonoro, a partire dalla lavorazione stessa del disco. Lasciata Los Angeles e la routine dei suoi prestigiosi studi di registrazione, la band si è ritrovata  prima a Nashville (Tennessee), nello studio di Rian, e poi in una casa presa in affitto a Palm Springs (California). Lì, con l’entusiasmo ritrovato di una band esordiente, i quattro ragazzi si sono dimenticati per un attimo dei traguardi raggiunti negli ultimi 17 anni (un catalogo trasmesso quasi mezzo miliardo di volte nelle varie piattaforme di streaming e diversi dischi d’oro in bacheca) e hanno scritto e registrato 15 canzoni di puro Pop Punk, aiutati solo dal produttore Zakk Cervini (Good Charlotte, Sleeping With Sirens, Goldfinger)

Forti di quasi due decenni di storia e otto album in discografia, gli All Time Low di Wake Up, Sunshine sono una band nel pieno delle proprie forze, che può contare ancora sull’entusiasmo ma che ha maturato anche una certa esperienza, derivata da anni di songwriting e sessioni di registrazione. Il risultato del loro lavoro, quindi, è un album nel quale si percepisce la stessa eccitazione dei primi dischi ma, allo stesso tempo, anche il mestiere dei professionisti (che non guasta mai), capaci di confezionare un album omogeneo, che funziona dall’inizio alla fine e nel quale le nuove influenze convivono con un sound che ormai ha fatto storia.

Ecco, se proprio bisogna trovare un difetto all’album si tratta dell’eccessivo numero di canzoni (15), che può risultare stucchevole e squilibra l’economia del disco, con una seconda parte più debole rispetto alla prima. D’altro canto, però, è difficile reggere il ritmo dopo che le prime tracce sono del livello di “Some Kind of Disaster”, “Sleeping In” (che porta lo zampino di Max Martin), “Getaway Green”, “Melancholy Kaleidoscope” e “Trouble Is”, non a caso tutte scelte come singolo. Dalla title track in poi, il disco cala leggermente, anche se pezzi come “Monsters” (con Blackbear), “Favorite Place” (con The Band Camino) e il dittico “January Gloom (Seasons, Part 1)” e “Summer Daze (Seasons, Part 2)” sono comunque di ottimo livello.

In una recente intervista concessa a «Kerrang!» Alex Gaskarth ha spiegato che dopo un disco notturno e ombroso come Last Young Renegade la band aveva bisogno di risollevare nuovamente la testa e tornare a guadare il sole, riappropriandosi di quel sentimento che porta quattro persone a chiudersi in uno scantinato a suonare a tutto volume: il divertimento. Che dire: missione compiuta!


TAGS: AllTimeLow | JacopoBozzer | loudd | recensione | WakeUpSunshine