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REVIEWSLE RECENSIONI
21/11/2019
Refused
War Music
Una dichiarazione di guerra, un riscatto da prendersi rispetto alle aspettative nutrite verso un passato ormai lontano, un ottimo lavoro da regalare ai fan e una battaglia da combattere. Ecco a voi War Music, i Refused sono tornati.

War Music è tutto quello che promette il suo titolo. I Refused tornano alla carica e lo fanno regalando ai loro fan una musica che prepara alla guerra. Il nemico? Quello di sempre: il capitalismo, il patriarcato e le numerose diseguaglianze e soprusi che questa combo causano.

War Music non è altro che una dichiarazione di guerra in tempi bui, come esplicita la band stessa in occasione del lancio del loro singolo “Blood Red”:

«In questo momento, noi che crediamo nella distribuzione equa della ricchezza in una democrazia diretta, egualitaria ed ecologica, noi che utilizziamo i pronomi di genere neutro e parole come solidarietà, responsabilità morale, intersezionalità e conflitto di classe, noi che crediamo nella massima di Marx “ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni” siamo in minoranza, schiacciati contro la parete, dobbiamo sempre guardaci le spalle. Siamo circondati da nemici, al nostro movimento sono stati imposti dei limiti, i nostri diritti sono stati violati. È ben chiaro da un po’ di tempo ormai: il sole sta tramontando sui nostri valori. Ma crediamo ancora che il capitalismo sia un cancro e che possa essere curato. Crediamo ancora che il patriarcato sia un cancro e che possa essere curato. Crediamo ancora nel poter dell’arte, che trasforma ed apre la mente. E come ultima cosa, ma non per importanza: crediamo nel totale e violento annientamento dell’uno percento. Blood red until we’re fucking dead. Let’s go!».

Ma chi sono i Refused? Sostanzialmente una delle band post hardcore più importanti e influenti degli anni Novanta. Formati a Umeå, in Svezia, nel 1991, i Refused hanno rappresentato il riferimento per un’intera generazione di band e principalmente per un unico album: The Shape Of Punk To Come (1998), il loro ultimo lavoro prima dello scioglimento.

Sì, perché dopo diversi EP e tre album, di cui uno, The Shape Of Punk To Come, passato letteralmente alla storia, i cinque svedesi hanno preferito impiegare la loro energia creativa verso altri progetti. Il cantante Dennis Lyxzén ha formato i The (International) Noise Conspiracy ed i 93 Million Miles mentre gli altri componenti hanno formato il gruppo TEXT; Dennis Lyxzén e David Sandström nel 2004 hanno fondato assieme ad alcuni amici i The Lost Patrol Band e Kristofer Steen è ormai un regista, che tra i suoi lavori annovera anche un documentario sull'ultimo anno di esistenza della band: “Refused Are Fucking Dead”.

Nel 2012 la band si è riunita e ha partecipato a diversi festival internazionali, di lì a poco la voglia di sperimentare e creare di nuovo insieme è tornata, e i Refused hanno dato alle stampe Freedom (2015), un album che ha diviso diametralmente i fan. Da un lato chi, orfano di The Shape Of Punk To Come, lo vede come l’album dell’aspettativa tradita, dall’altro chi si è rivelato entusiasta delle sperimentazioni presentate, che lasciano in secondo piano l’aggressività hardcore in favore di una ricerca nei lidi del rock contemporaneo. Quasi impossibile la via di mezzo.

Come si colloca quindi War Music in questa faida? Per questa volta vincono i fan duri e puri, riottenendo la violenza, i testi socio-politici, i curati e sperimentali riff e costruzioni sonore e tanta aria di sommossa. Alcuni ancora pronti a trovare difetti, altri entusiasti della nuova produzione.

War Music alla fine si conferma un ottimo album, attento alla produzione, alla struttura delle canzoni, mai banale e sempre sperimentale, talvolta quasi non lineare ma sempre centrato, determinato e pronto a combattere. War Music è un regalo ai fan e una colonna sonora per le rivoluzioni contro i mali del mondo. Perché non è mai troppo tardi per provare a cambiare il mondo e il lavoro è lungo, serve buona musica nel frattempo.


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