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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
15/03/2019
Live Report
Wild Nothing - 7 marzo 2019 - Santeria Social Club Milano
In tour da quasi sei mesi, i Wild Nothing stanno portando sui palchi di tutto il mondo le splendide composizioni di Indigo uscito a fine agosto dello scorso anno.

Tocca al milanese Old fashioned lover boy aka Alessandro Panzeri aprire la serata al Santeria di viale Toscana. In questi giorni sono usciti i nuovi singoli del secondo lavoro che vedrà la luce nei prossimi mesi, brani che vengono subito proposti dal duo, riducendo all’osso suoni e strumentazione, la virata dream pop è evidente e preannuncia un lavoro abbastanza diverso dal folk à la “Bon Iver prima maniera” di qualche anno fa. Nulla di male, per buona pace dei fan della prima ora vengono proposti anche i brani dal primo album solo voce chitarra, accolti da grande entusiasmo e partecipazione, tanto che quando lascia il palco molti lo richiamano indietro ma è ora del main act e non c’è più tempo.

In tour da quasi sei mesi, i Wild Nothing stanno portando sui palchi di tutto il mondo le splendide composizioni di Indigo uscito a fine agosto dello scorso anno. Il quarto album, arrivato dopo tre anni di silenzio, li vede virare verso un pop più di alto livello riuscendo a mantenere quell’impronta shoegaze che li ha sempre caratterizzati.

Dall’Italia la band di Jack Tatum è assente da almeno sette anni, come ci ricorda dopo una “Nocturne” tiratissima.

Per forza di cose per molti dei presenti è la prima occasione di sentire dal vivo i brani di Nocturne o di Gemini tanto che l'ingresso della band, in una Santeria al limite del sold-out, è trionfale, un boato liberatorio. La formazione è a cinque e subito se ne capisce il perché: i mille particolari, il ritmo incalzante, l'arpeggio insistente sono efficaci molto più che su disco. Le tastiere di Matt Kallman, fondamentali per l'ultimo lavoro, sono protagoniste dell'ossatura dei brani che compongono la buona parte della setlist per ovvie ragioni formata da molti brani di “Indigo”. C’è spazio anche per i ripescaggi dagli EP (“Golden Haze”) o dal primo album (la stupenda “Live in Dreams”). Il suono senza sbavature e l'incalzare della ritmica di Jeff Haley e Elroy Finn, mai così presente nelle versioni da studio, rende tutto molto coinvolgente tanto da trovarci a ballare su brani come “Summer Holiday”, pezzo che da studio risultava poco più che un buon brano shoegaze. Attraversati tutti i tre precedenti lavori con un paio di brani per ognuno, una pulsante “Letting Go” chiude la prima parte dello show dopo solo un'ora di musica.

La band torna per gli ultimi tre brani: una sognante “Chinatown”, una sbilenca “A Dancing Shell” che come in diverse occasioni vede Matt Kallman al sax, e la conclusiva “Shadow”, tratta anch'essa, come il primo brano, da Nocturne.

Forse un paio di brani in più non avrebbero fatto storcere il naso a nessuno, soprattutto dopo tutta questa attesa, ma il format sembra essere questo visto che le altre date live non avevano setlist diverse.

In definitiva il live è stato quello di una band decisamente in forma che ha spaziato per tutto il repertorio e questo non può avere scontentato nessuno soprattutto chi come il sottoscritto ha Gemini nel cuore. La speranza è non dover aspettare ancora sette anni per rivedere Jack e soci dal vivo.