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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
24/11/2023
Live Report
Will Sheff, 22/11/2023, Arci Bellezza, Milano
Sala piena all'Arci Bellezza per Will Sheff, che regala al pubblico un live molto bello, con un'ottima esecuzione per la prima parte acustica e per la seconda elettrica. Probabilmente esiste un altro universo in cui il texano è considerato secondo solo a Bob Dylan, ma in questo è bello comunque sapere che Will Sheff esista e scriva canzoni.

Che Will Sheff si sia o meno liberato dal peso degli Okkervil River per viaggiare leggero e mettersi in gioco più direttamente nelle nuove composizioni, è un dato abbastanza superfluo. Gli Okkervil River, pur con il massimo rispetto per Zachary Thomas, Jonathan Meiburg e gli altri musicisti che negli anni hanno fatto parte della line up, sono stati sempre e soltanto un prodotto della creatività del musicista di Austin. Il quale, se vi ricordate, aveva già fatto morire e rinascere la sua creatura in passato, proprio allo scopo di godere di maggiore libertà nel rapporto con le sue creazioni (accadde nel 2016 con Away, che non a caso conteneva un singolo intitolato “Okkervil River R.I.P.”). 

Tutto questo per dire che Nothing Special, uscito lo scorso ottobre, sarà anche tecnicamente il debutto solista di Will Sheff, ma a conti fatti è un disco fatto e finito della sua band madre; anzi, a volerla dire tutta, è decisamente il più ispirato dai tempi di The Silver Gymnasium, lavoro che all’epoca fu un po’ criticato ma che a me personalmente è sempre piaciuto molto.

 

Avrei dovuto vederlo a Parigi a febbraio, approfittando del weekend e del fatto che il brevissimo tour europeo che era stato organizzato a supporto del disco non prevedeva date italiane. All’ultimo momento però il mio volo è stato cancellato e così addio concerto; mi sembra dunque ancor più doveroso ringraziare Ponderosa per avercelo riportato dopo 15 anni (è del 2008 la sua ultima apparizione, anche se Will dal palco ricorderà i concerti del 2004, probabilmente perché furono gli ultimi da headliner nel nostro paese) e addirittura per quattro date (Torino, Fidenza, Roma e, appunto, Milano, quest’ultima in collaborazione con la Milano Music Week).

La sala principale dell’Arci Bellezza è abbastanza piena, anche se non è stato raggiunto il sold out. Non parliamo di chissà quale affluenza di pubblico ma è comunque bello vedere che un artista come lui, sempre molto sottovalutato dalle nostre parti, possa godere di un pubblico così affezionato.

 

L’apertura di Claudia Buzzetti è per me una piacevole sorpresa, visto che l’avevo intervistata ai tempi di 7 Years Crying, l’EP di debutto registrato assieme ai suoi Hootenanny. Qui è da sola, chitarra e voce per un set che mescola brani vecchi e nuovi (uscirà un disco nei primi mesi del prossimo anno) piacevolmente ammantati di Country Folk. Lei è simpatica, la voce è limpida ed espressiva quanto basta; la scrittura, pur nell’eccessiva dipendenza dalla scuola americana più Roots Oriented, funziona bene, tanto che la mezz’ora abbondante a sua disposizione scorre via piacevolmente.

 

Will Sheff ha con sé una band di tre elementi: Matt LeMay alla chitarra, Julian Cubillos al basso e Mac Luis alla batteria, mentre lui stesso si divide tra chitarra e tastiera, con qualche sporadica concessione alla Drum Machine: formazione essenziale, totalmente diversa da quella che ha suonato sul disco, che è tuttavia in grado di valorizzare appieno le potenzialità di queste canzoni. L’inizio, affidato alla vecchia “Plus Ones”, una delle tante gemme dell’ampio catalogo degli Okkervil River, esemplifica al meglio quelle che saranno le costanti della serata: Will inizia da solo con la sua chitarra, mettendo in mostra il livello più alto possibile in quanto ad intensità ed espressività; nella seconda strofa entra la band ed il suono si fa improvvisamente elettrico, quasi rumoroso.

I quattro assieme sono decisamente potenti e si capisce che amino valorizzare questo aspetto: le sonorità cariche, le distorsioni in primo piano, la batteria che spinge, gli assoli di LeMay che vanno spesso a dilatare le parti strumentali. Tutto questo, con Sheff in grandissima forma, che canta benissimo e che sembra decisamente entusiasta di esibirsi davanti al pubblico italiano dopo così tanto tempo. Pubblico che, dal canto suo, risponde alla grande, cantando i pezzi e dimostrandogli un affetto a tratti davvero toccante.

 

Non c’è purtroppo molto da Nothing Special, un disco che mi sarebbe piaciuto ascoltare per intero, visto il suo altissimo valore. Resta che “Estrangement Zone”, “Like The Last Time”, la delicatissima title track, la potente “The Spiral Season”, carichissima a livello sonoro nonché una delle migliori della serata, hanno rappresentato adeguatamente un lavoro che, non era scontato dopo così tanti anni, ha visto il suo autore ad un altissimo livello di ispirazione.

Abbastanza comprensibile, del resto, che i presenti fossero qui per i brani degli Okkervil River: difficile evitare la commozione durante “The War Criminal Rises and Speaks”, uno di quei pezzi che da soli sono in grado di spiegare cosa sia l’Alternative Folk, oltre che di consacrare Sheff tra i più grandi parolieri della sua generazione, un dato che quasi mai viene evidenziato. Esecuzione splendida, prima parte acustica, seconda elettrica, il passaggio tra le due ad evidenziare ancora di più la complessa riflessione che il brano compie sulla natura del male e sulla percezione pubblica che si ha di esso.

 

Non poteva mancare neppure un pezzo come “Black”, da quel capolavoro che fu Black Sheep Boy e che non a caso è l’album con più brani in scaletta in questo tour. Questa viene proposta in una insolita versione lenta, Will alla voce, LeMay e Cubillos entrambi alla chitarra acustica: è strano sentirla così, anche perché la sua forza è sempre stata nel ritmo indiavolato; bisogna ammettere tuttavia che anche così funzioni, con le sue splendide melodie vocali che trovano una strada alternativa per essere forse ancora di più sottolineate.

I ritmi si alzano invece con “Down Down the Deep River”, altro grande classico del gruppo, mentre “So Come Back, I Am Waiting” è lenta, drammatica, con le sporadiche esplosioni di elettricità che ne valorizzano l’urgenza.

Finale con una “For Real” pazzesca, a riempirsi gradualmente e ad aumentare d’intensità dopo un inizio con tastiera e Drum Machine, poi la spensieratezza di “John Allyn Smith Sails”, deflagrazione liberatoria con tanto di citazione della tradizionale “Sloop John B.” (resa ovviamente celebre dalla rilettura che ne fecero i Beach Boys su Pet Sounds), per poi mantenere i ritmi sempre altissimi su “No Key, No Plan”, che di fatto chiude il concerto dopo un’ora e mezza di goduria assoluta.

 

Sembra assurdo, eppure Will Sheff e gli Okkervil River sono rimasti per tutti questi anni una realtà di secondo piano, anche nel mondo anglosassone, con lo scettro del genere impugnato da act decisamente meno validi dal punto di vista artistico (non faccio nomi che poi i fan si arrabbiano). Probabilmente esiste un altro universo in cui il texano è considerato secondo solo a Bob Dylan; noi rimaniamo ben saldi nel nostro, contenti comunque che esista e che scriva canzoni. Che sia o meno riconosciuto dalle masse, non è una cosa che ci importi più di tanto, dopotutto.