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REVIEWSLE RECENSIONI
08/04/2021
A Day To Remember
You’re Welcome
Dal pop punk al metalcore passando per tutto quello che c’è in mezzo. Questa la formula che gli A Day To Remember mettono in campo. Il risultato non è dei più organici e l’amalgama complessiva non convince del tutto, ma le ottime canzoni non mancano e più di qualche brano finirà nelle vostre playlist.

Che tu sia un fan delle atmosfere pop punk (magari sporcate di emo) o che impazzisca per sonorità più heavy (vicine a quello che negli anni 2000 veniva chiamato nu metal o a quello che oggi è definito metalcore), gli A Day To Remember garantiscono sin dal 2003 una completa fornitura di tutte le vibrazioni di cui puoi avere necessità.

Siccome poi, nonostante quello che i più superficiali possono pensare, capita spesso che i fan di entrambi gli schieramenti convivano all’interno di uno stesso corpo (creando così quel gradevole bipolarismo dell’animo che li rende persone interessanti), ecco il motivo per cui una band come gli A Day To Remember ha ricevuto nel corso della sua carriera un seguito così nutrito e molteplici riconoscimenti.

Arrivati alla pubblicazione del loro settimo album, You’re Welcome, questi cinque ragazzi della Florida non si può quindi dire che non siano consapevoli di quali siano gli elementi necessari per creare la loro speciale formula. Gli ingredienti di base a disposizione sono già piuttosto variegati e, nella loro unione, prevedono sempre un risultato che possa suonare al tempo stesso pesante, ritmato e molto orecchiabile.

Dopo il meritato successo del precedente Bad Vibrations (2016), il quale coniugava magistralmente questa doppia anima, confezionando canzoni che anche dopo cinque anni risultano stabilmente parte delle personali playlist dei ragazzi di tutto il mondo, ma era anche il frutto di anni di ansie, stress e tensioni (non ultime quelle causate dalla prolungata causa legale con l'ex etichetta Victory Records), con l’attuale You’re Welcome la sfida non era semplice.

I toni e i colori del nuovo album sono inequivocabilmente più positivi e leggeri, rinvigoriti sia dalla nascita del primo figlio del frontman Jeremy McKinnon, sia dalla partnership con la nuova etichetta, la Fueled By Ramen, sia dalla collaborazione con nuovi artisti e produttori: quella con il re dell’EDM Marshmello per “Rescue Me” nel 2019 (non presente nell’album) e quella con i numerosi produttori che hanno affiancato McKinnon: Colin Brittain (Papa Roach, All Time Low, Hands Like Houses), Mike Green (Sum 41, Set It Off, Neck Deep), Will Putney (The Ghost Inside, Body Count, Four Years Strong, Counterparts) e Dan Book (All Time Low, 5 Second of Summer).

La sensazione è che con You’re Welcome gli A Day To Remember si siano tornati a divertire in studio. Si sono sentiti coccolati dalla casa discografica, si sono sentiti a loro agio con i produttori con cui hanno collaborato e, come band, avevano voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e di sentirsi di nuovo spensierati: dei bambini in un negozio di giocattoli, con la voglia di fare tutte le canzoni che potevano immaginare e di divertirsi a comporle e suonarle.

In un’intervista a Kerrang!, difatti, Jeremy McKinnon dichiara come il mood durante le sessioni di composizione e registrazione fosse sempre e semplicemente il seguente: qualcuno della band che chiedeva cosa avrebbero fatto quel giorno e lui rispondeva: “Scriviamo solo quello che siamo ispirati a scrivere. Non preoccuparti di quello che pensi di dover fare. Oggi scriviamo solo una bella canzone, mi preoccuperò più tardi di come farla diventare A Day To Remember”.

La produzione è curata su ogni traccia e vi è sempre una bella sperimentazione di elementi, spesso precedentemente poco utilizzati: da canzoni più pop ed orecchiabili che mai (“Mindreader” o “High Diving”), dove emerge una chitarra acustica (“Everything We Need”) o un pizzico di pianoforte in più (“Only Money”), a canzoni con un sound un po’ più rock come “F.Y.M.”, dove Jeremy desiderava omaggiare l’amato Tom Petty in una chiave più contemporanea, fino al metalcore di “Last Chance To Dance (My Friend)” e al pop-punk “Degenerates”.

E il tutto senza dimenticare di aggiungere all’album anche brani che rispolverino il tiro più heavy’n’catchy tanto amato dai fan (“Permanent”, “Resentment” o “Brick Wall”), o tracce come “Bloodsucker”, che riescono a fondere in maniera particolarmente piacevole le vecchie tendenze e le nuove suggestioni.

Il risultato di tutto questo lavoro, però, non è sempre così eccezionale e memorabile come Jeremy e soci sono così fieri di dichiarare. O meglio: singolarmente le canzoni sono effettivamente molto belle e molto varie; ciò che funziona meno è l’amalgama complessiva, che talvolta suona come un’accozzaglia di stili che avrebbe avuto bisogno di un po’ di tempo in più per trovare un suo equilibrio.

L’entusiasmo e la collaborazione con tante altre mani e teste, la ricchezza di input e la volontà di preoccuparsi ancor meno del solito delle etichette è sicuramente positiva, ma quello che non riesce a convincere è l’album in quanto percorso, che, nel suo insieme, manca di equilibrio come proposta di ascolto unitario.

Traccia dopo traccia si salta da un genere, un mood e un tono ad un altro, senza alcun senso o correlazione, generando la sensazione di essere dentro all’allegra playlist di una band che si è divertita al mixer, più che di essere immersi nell’ascolto di un vero e proprio album.

Detto questo, per chi ama gli A Day To Remember e il loro universo di riferimento, per chi desidera unirsi al loro genuino entusiasmo ed è disposto a lasciarsi trascinare da un allegra festa in cui poter passare senza soluzione di continuità dalle urla più aggressive ai ritornelli in pieno stile college, ma sempre senza riuscire a tenere fermi i piedi, You’re Welcome rimane senza dubbio un ottimo ascolto, capace anche questa volta di offrire ai suoi ascoltatori qualche ottima traccia di cui innamorarsi perdutamente, da aggiungere alla propria playlist di brani del cuore.


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