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MAKING MOVIESAL CINEMA
Il Filo Nascosto
Paul Thomas Anderson
2017  (Universal Pictures)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
21/02/2018
Paul Thomas Anderson
Il Filo Nascosto
ll Filo Nascosto racconta in maniera incredibilmente poetica e cinematograficamente impeccabile il legame creatosi tra persone desiderose di essere amate (o soltanto legittimate ad esserlo) che si tramuta quasi sempre in esempi di potere, bellezza, cattiveria, masochismo e sadismo, insofferenza e passione, adorazione per se e per l’altro, sorpresa e spietata monotonia vitale.
di Simone Nicastro

È veramente raro, se non unico, il senso di appagamento totale che scaturisce dopo la visione di un film incredibile, quella sensazione di “incredibile” che si percepisce immediatamente all’accendersi delle luci in sala. Non uso il termine capolavoro perché per quanto mi riguarda è un  giudizio che può essere applicato solo dopo il trascorrere di un tempo congruo. Ma Il Filo Nascosto è un film meraviglioso, quasi inverosimile per il livello di perfezione in ogni suo elemento. Lo splendore percepito dagli occhi gareggia con il fascino dei dialoghi ascoltati; le azioni dei personaggi scatenano sempre interesse e curiosità, ogni scena mantiene l’attenzione ai massimi livelli, le affermazioni non sembrano mai dare risposte risolutive e i comportamenti assumono significati misteriosi ma affascinanti.

Nella Londra degli anni 50 il rinomato sarto Reynolds Woodcock ha consacrato la sua vita alla perfezione della sua arte: niente e nessuno è di ostacolo all’opera creativa, tutto ruota intorno alla realizzazione dei suoi abiti per le donne più in vista dell’epoca. Solo la sorella Cyrill ha voce in capitolo su parte della vita di Woodcock, grazie soprattutto al suo pragmatismo e all’assoluta dedizione alla maison. I rapporti sentimentali per il protagonista non sono altro che mezzi per affinare ulteriormente la perfezione del suo occhio e delle sue mani, il contesto sociale esclusivamente un teatro dove esibire le sue opere, la campagna inglese l’unico luogo dove riposare e allontanarsi dalla stressante quotidianità. Ed è proprio qui che colei che sembrerebbe l’ennesima ragazza sul cammino di Woodcock darà inizio a qualcosa di diverso e di completamente assoluto: Alma sarà quell’elemento imprevedibile che cambierà il destino dell’intera esistenza del protagonista e di chi ruota attorno alla sua vita.

Paul Thomas Anderson è a mio avviso uno dei più grandi registi nella storia del cinema. Il suo talento è ormai sbocciato in tutta la sua maturità visiva, formale e contenutistica. Non esiste inquadratura che non sia di per se stessa un film in miniatura, non esistono parole o gesti che non siano ponderati e intensamente conformi al lungometraggio, non ci sono stanze, esterni e anche solo porte e scale che non ricordino (e avvicinino) lo spettatore al dramma umano della vita (trascendendo la finzione cinematografica). Il possesso, il cibo, la malattia (psicologica e fisica), l’atto criminale, i fantasmi reali e le presenze trasparenti, il cucire effimero e i vestiti destinati all’eternità: sullo schermo si dipana un rapporto estenuante ma comprensivo di ogni emozione, sempre in bilico tra comprensione e incomunicabilità, straniante ma incondizionato nella propria dedizione agli obiettivi dei singoli personaggi. Tutto scorre lentamente ma inesorabilmente verso conclusioni che si riveleranno brevi attimi sul precipizio o semplicemente sentimenti ineluttabili e per sempre.

Daniel Day-Lewis (Woodcock) è come sempre mostruosamente bravo con una recitazione spinta ancor più del solito verso un minimalismo e una essenzialità sublime nel riuscire a far trasparire ogni cosa anche solo con uno sguardo; la sorpresa e sorprendente Vicky Krieps (Alma) controbatte colpo su colpo alla bravura del protagonista dipingendosi addosso una donna/amante memorabile e inconsueta; Lesley Manville (Cyril) si ritaglia in ogni scena in cui è presente apparizioni stilisticamente perfette e imprescindibili per la comprensione profonda della commedia amara messa in scena.

Il Filo Nascosto racconta in maniera incredibilmente poetica e cinematograficamente impeccabile il legame creatosi tra persone desiderose di essere amate (o soltanto legittimate ad esserlo) che si tramuta quasi sempre in esempi di potere, bellezza, cattiveria, masochismo e sadismo, insofferenza e passione, adorazione per se e per l’altro, sorpresa e spietata monotonia vitale. Lo spettatore ha l’opportunità di lasciarsi trascinare e farsi interrogare da questo sguardo geniale e potente che tenta di non tralasciare nessun affetto/effetto indispensabile per provare a comprendere le relazioni con gli altri e con sé stessi.

Mai come questa volta suggerisco a tutti di recarsi al cinema e lasciarsi afferrare da Il Filo Nascosto, ennesimo splendido esempio di come il cinema continui a dimostrare il suo valore artisticamente imprescindibile anche in questi anni in qualche modo difficili e confusionari per la sua fruizione.