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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
14/07/2017
(caveat listener)
BACK TO MONO?
Si può gioire o soffrire su una riedizione e pensare anche al cinismo che porta a vendere anche separate le edizioni stereo degli album di The Beatles e solo in cofanetto quelle mono. Lemmy Motörhead preferisce le prime, ça va sans dire.
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

Molti anni fa EMI pubblicò un cofanetto, uno dei primi, di grande pregio: si intitola(va) come questo post, conteneva un’antologia in 3 CD di produzioni di Phil Spector: raro caso di produzione artistica e d’impresa (per essere precisi in termini giuridici), e un quarto CD con il suo impareggiabile[1] A Christmas Gift For You from Phil Spector.

Tengo molto a questo prodotto[2].

La potenza sonora mono è ineguagliabile per il “produttore dei produttori”.

Il ritorno al suono monoaurale nelle riedizioni degli ultimi anni non è un dono divino. Dovete pensare invece a logiche commerciali che in passato si incontravano e scontravano con progressi tecnologici, mentre oggi possono essere riproposte versioni diverse senza compromessi sacrificali.

Il quadrifonico di Quadrophenia (ma non solo) è l’epilogo di anni di ibrido con album pubblicati prima in mono e poi in stereo, quindi altri editi in contemporanea in mono e in stereo e, infine, altri realizzati solo in stereo ma con residua edizione in mono per coloro che non si aggiornavano ancora.

Seguirono gli scempi delle edizioni in MC7 e Stereo 8 che non accontentavano altro che una fruizione veloce e senza pretese (come i mangiadischi che distruggevano i 7”).

Sul fronte degli LP, le “aste” (buone anche per i singoli) che facevano cadere un disco dopo l’altro, uno sull’altro, soddisfacevano un ascolto pigro[3] e ondulavano il vinile.

Dal pentimento e dalla coscienza che il mercato ormai è diviso in due, ecco invece da qualche anno i produttori di fonogrammi offrire agli acquirenti ogni “canale” disponibile. Anche perché, qui sta il dato interessante, non solo ciò che nasce monofonico suona meglio come tale, ma certe volte le versioni sono proprio diverse – anche per durata se si passa da una registrazione all’altra – se si passa al “canale destro diverso dal sinistro”: non è cioè un problema di masterizzazione ma di missaggio ed edizione delle tracce.

Dove non può il canale può o potrebbe talvolta almeno la scelta di chi “confeziona” il tutto: ecco allora che il missaggio di David Bowie su cui per anni si sputa, diviene prezioso e forse meglio di quello di Iggy Pop. Cosi Raw Power torna alle origini.

Peggio per i Velvet Underground: qui fra mono, stereo, missaggi alternativi e da “sgabuzzino”[4] ci si sbizzarrisce ogni manciata di anni. Non finirà mai.

Nulla di nuovo[5] ma magari uno spunto di riflessione.

Il fatto è che pani e pesci non si moltiplicano.

Si può gioire o soffrire su una riedizione e pensare anche al cinismo che porta a vendere anche separate le edizioni stereo degli album di The Beatles e solo in cofanetto quelle mono. Lemmy Motörhead preferisce le prime, ça va sans dire.

Ma appunto presti attenzione anche l’ascoltatore, senza incolpare, acriticamente, il venditore per una riedizione che lo ha lasciato con l’amaro in bocca.

Let the buyer be aware.

 

[1] I punk credono a Santa Claus.

[2] L’edizione formato 12” conteneva anche un badge. Poi esso fu ristampato in angusto formato poco superiore a quello di un CD. Accadde anche per The Clash On Broadway. Scempio anche per le riedizioni dei cofanetti contenenti le session complete degli album di Miles Davis, quelle quasi tutte con la iniziale costola in metallo.

[3] O da feste languide che purtroppo non finivano in scazzottate contro i crusher come in Big Wednesday!

[4] Il cosiddetto “closet mix”, appunto.                                         

[5] Un post tranquillo, per variare.