Sono così tanti e così frequenti i dischi pubblicati da Joe Bonamassa che si rischia di perderne il conto. Una saturazione di mercato che sarebbe la rovina per qualsiasi artista, ma non per il chitarrista newyorkese, che vanta una schiera di fans tanto devoti (l’ultimo che ha dichiarato amore eterno a Joe è Carlo Verdone) da non perdersene uno. Anche perché, se è pur vero che Bonamassa tende a ripetersi (di live acustici ne aveva già pubblicati, a partire dal bellissimo An Acoustic Evening At The Vienna Opera del 2013) è altrettanto vero che la qualità delle uscite è sempre altissimo livello. Non fa difetto nemmeno questo Live At Carnagie Hall An Acoustic Evening (Joe, almeno lavora un po' di fantasia sui titoli!), uscito in versione doppio cd o doppio dvd, che racchiude la registrazione di due serate tenutesi il 21 e 22 gennaio del 2016 presso il celebre auditorium newyorkese. Prodotto come al solito dal fido Kevin Shirley, il concerto vede sul palco, al fianco del chitarrista, un ensemble di nove elementi: tre coristi (tra cui Mahalia Barnes, uno dei pigmalioni artistici di Joe), la violoncellista di origine cinese Tina Guo, il percussionista egiziano Hossan Ramzy, il polistrumentista Eric Bazilian (Hooters), e i fidi sodali Anton Fig (batteria) e Reese Wynans (pianoforte). In scaletta, alcuni classici dal repertorio di Bonamassa (Dust Bowl, Blue And Evil, Mountain Time, Woke Up Dreaming, tanto per citarne qualcuna), due cover (la celebre The Rose di Amanda Mc Broom, portata poi al successo da Bette Midler, e Hummingbird di Leon Russell) e, soprattutto, Song Of Yesterday, bellissima anche in versione acustica, tratta dal primo disco dei Black Country Communion (notizia per tutti i fans: la band si è riformata). Nonostante la mancanza di strumenti elettrici, il disco suona egualmente potente, e gli arrangiamenti, vista la presenza della Guo e di Ramzy, hanno un leggero tocco esotico che attribuisce alla serata un’atmosfera, a tratti, sognante. Più folk che blues, ma declinato comunque con quell’accento rock che Bonamassa, anche in questi frangenti unplugged, non riesce mai a nascondere fino in fondo. Imperdibile per i completisti del chitarrista, ma anche un ottimo viatico per fare la conoscenza con uno degli artisti più prolifici e geniali del panorama rock blues a stelle e strisce.