Tempo sprecato. Ad investirlo a fare i professori ci siamo persi l’incanto del momento senza averci capito niente.
Ascolto il nuovo disco di Carmine Tundo. Ecco a cosa mi riferisco quando parlo di Altra Musica Italiana, quando veniamo bombardati dalla plastica banale del finto indie che ci troviamo ad osannare oggi, quando passa indisturbata la massa lobotomizzata del pop leggero da televisione dei festival e delle grandi competizioni sportive (musica come lo sport, l’inferno assoluto), quando tutto quello che viene definita nuova musica italiana è solamente il minestro dei saggi che riscaldano il minestrone che andava di moda quando il pubblico di oggi non era ancora manco stato pensato.
Ascolto il nuovo disco di Carmine Tundo. Arrivano creazioni artistiche ed espressioni così vaste e purificate dalle droghe commerciali che c’è solamente da restarne in silenzio ed ammirare, smetterla di erigersi a critici e professori e lasciarsi disarmare e conquistare dalla forma che non pretende di avere forme e dal contenuto che si annoda e si nasconde, ti si ficca nell’anima e resta chino sui pensieri.
Carmine Tundo scrive e pubblica “Nocturnae Larvae, Vol. Uno”, il primo di una trilogia ci dirà lui, un’autoproduzione che troveremo solo sui digital store: a parte qualche richiamo alla sua La Municipàl in chiusura di Track List, troviamo per il resto inediti digitali che di un certo Bowie succhiano via l’anima oscura e se ne allontana lasciando sgocciolare in fondo alla stanza. Pretende poi dai computer di determinare l’intensità fisica dei propri deliri, lasciarli liberi di essere senza etichette e nomi di riconoscimento. Non si chiama per nome e non pretende di riconoscersi. Pretende solo di svelarsi. Un disco appunto di deliri pacati, di confessioni ancestrali, un suono digitale che piace per la sua coerenza e per la sua alchimia complessa, niente che sia dovuto e niente che sia abitudine. Niente che sia norma. La voce poi compila melodie e fraseggi, testi di oggetti e di visioni. La voce poi è uno strumento e non un mezzo fine a se stesso.
Dal vetro finestra guardo la notte di questa strada, sotto un lampione comunale e qualche goccia di pioggia, il cemento della scuola e l’ombra mia che scende dal soffitto. Troppo tardi per dormire. Troppo tardi per restare fermo. È vero che dal vetro finestra non sto guardando la pioggia ma un riflesso intenso. Di me.
Ascolto il nuovo disco di Carmine Tundo. Altri punti di vista. Questa è l’altra musica italiana. Spegniamo la televisione e i social, vi prego!!!
Mi incuriosisce l’equilibrio tra melodia, armonia e testo. Dici di aver lasciato che le parole si inserissero dentro la scrittura già completa. Come sei riuscito a cercare un suono coerente con il senso delle parole?
In realtà credo che ci sia già il posto in alcuni frangenti sonori per le parole giuste, la ricerca sonora in questo caso è anche una ricerca di testo, utilizzando la parola come un suono si possono ottenere cose molto interessanti, slegandola dal proprio significato si può dare una nuova vita e lasciare soprattutto spazio all'interpretazione dell'ascoltatore.
Che poi a questo punto mi viene spontaneo chiederti: un disco di suono più che di concetto? La voce più intesa come strumento che come veicolo di messaggi?
Esatto, hai centrato il messaggio, dopo altri miei progetti dove la parola e il testo trainano tutto, raccontano, qui ho voluto ricercare delle linee guida in qualcosa di astratto, basandomi sul suono.
Mi arriva forte come da questo disco il concetto risieda nel tutto e non nel particolare. Nello specifico è il suono più che la forma. Anzi azzarderei nel dire che sia più l’immagine che il suono… sei d’accordo?
Si, questo concept album va metabolizzato nel suo insieme, le tracce ascoltate da sole perdono di significato, proprio perché sono i fili di una grossa ragnatela, dove il momento precedente spiega quello successivo.,
Una trasgressione assai distante dal tuo solito impegno con La Municipàl. Una simile diversità tradisce una tua verità o una voglia semplice di provare altro? In altre parole: Carmine Tundo in cosa scende a compromessi? Con il pop de La Municipàl o con gli acidi dei suoi fantasmi?
A compromessi con nessuno per il momento, sono lati del mio carattere, La Municipàl rappresenta la mia parte più romantica e spensierata, Carmine Tundo la mia parte più oscura e per esempio "NU sHU" mio altro progetto dove sono cantante/batterista, rappresenta la mia parte più animale, e non vedo l'ora di pubblicare anche altri progetti in cantiere dove racconto altre parti di me, la musica è un oceano enorme, è peccato restare sulla propria spiaggetta a prendere il sole:)
E proprio di fantasmi e di ombre mi viene da parlare. È Jung che ci insegna il concetto di ombra nella personalità umana. È stata una radice anche per te e per la scrittura di questo disco?
È stato più un bisogno intimo dettato dal fatto che soffro da sempre di alcuni disturbi del sonno, insonnia, sonnambulismo ecc., e sin da piccolo ero spaventato da tutto ciò ma anche affascinato, e quindi ho deciso di raccontarlo, ed è stato quasi terapeutico, razionalizzare i propri fantasmi ti aiuta a vederli come amici.
Per chiudere: nel video il buio non è solo dentro ma anche attorno. La musica invece di gridare e di correre impetuosa verso la liberazione mi dà l’idea di avere una energia e una frenesia regolare come fosse il suo stato abituale. Dunque, per quanto a ritmo sostenuto, mi comunichi un senso di agio e di normalità. Insomma, quel buio che vediamo attorno e che non ci fa vedere (e mi riferisco alla benda sugli occhi) è un sinonimo forte di questa abitudine sociale che abbiamo oggi?
Credo che siamo come accecati da quello che abbiamo intorno, la frenesia di questo tempo malato non ci permette di venire in contatto con noi stessi veramente, ma a volte basta chiudere gli occhi o riaprirli nel buio.