Un tempo l’elettronica prometteva il futuro. E forse ha ragione lui quando dice che oggi l’elettronica fa pensare al passato. C’è un sottile confine che divide le percezioni di chi sta ascoltando da quelle di colui che ha scritto quello che stiamo ascoltando. Un giro vorticoso di parole per dirvi che trovo estremamente affascinante quando i due punti di vista si scoprono quasi allineati e timidamente legati l’uno nell’altro. Un mutuo scambio che si sviluppa, paradossalmente, nella staticità dell’esistere e della forma attribuita all’opera d’arte. E accade questo ascoltando “Sospesi” il nuovo disco di NULARSE, all’anagrafe Alessandro Donin. Lui che ha percorso l’adolescenza come chitarrista affrontando forse il viale sovraffollato delle solite realtà di provincia, tra cover e locali di coetanei. Formazione doverosa e importante che spesso snobbiamo da vissuti e professionisti della rete, strada che lo ha portato poi in ben altre derive, elettroniche per l’appunto. Basti guardare la copertina di questo nuovo disco, curata da Jonathan Calugi: tratti, non forme globali, messaggi puntuali dentro confini decisi che determinano quanto basta per lasciarci andare con la fantasia. Una forma statica di statici confini che però celebra la libertà assoluta. Sono punti di vista, sono nuclei di pensiero, sono centri di gravità personali che si sovrappongono… questo penso io… forse anche condizionato dall’ascolto di un disco che sa di quel passato elettronico che dicevamo prima, che sa di sospensione. Ecco una parola che tanto ricorre nel nuovo disco di NULARSE. Nel suo DNA troviamo 9 inediti che danzano con un lentopede in quel pop internazionale ma che tanto ha caratterizzato anche l’Italia degli anni ’90 che si affacciava nel grande giro mainstream “americano”. Sempre stando dietro di mille passi sia chiaro, ma quanto meno restando in gara.
NULARSE canta in italiano e si appoggia su morbide melodie e non grida e non protesta e non dà segni di rivoluzione. Si appoggia, come aggrappato ad un filo, resta sospeso e si capisce come è soltanto da lì che si può guardare la vita che scorre e capire il senso primo di questo lavoro. Il singolo di lancio è “Non cambierà”, ne parleremo a breve, ricco di un bellissimo video a corredo che verrà postato di seguito: penso che “basti” questo per fare una polaroid aggiornata di un’opera che accarezza un concetto di resilienza ben accolta o di una sfida armata dichiarata senza proclami fastosi. Non cambierà il mondo attorno, forse, ma possiamo cambiare il nostro modo di starci dentro. Facendo dell’ironia poetica riprendo una frase del mitico Caparezza che dice: se non riesci ad uscire dal tunnel, arredalo.
Il nuovo disco di NULARSE - che tra l’altro nel brano “È tutto qui” vede anche la partecipazione del basso di Saturnino (teletrasporto immediato alla nostra adolescenza) - è una pennellata di bianco domenicale, industriale ovviamente, di quando non c’è troppo da fare nei nostri programmi, di quando si ha tanto spazio per far di conto sulla propria esistenza, sul proprio coraggio, sul quel modo di restare “Al sicuro” (altro bellissimo brano) che tanto sta delineando il non futuro di questo paese. Cantautore romantico che però sa nascondere tra le righe un critica importante alla società dell’omologazione globale. L’uomo è il suo vero grande prodotto ermetico.
Quanta leggerezza in questo disco. La prima cosa che mi viene in mente è proprio la fluidità delle tue melodie. Le hai disegnate proprio per darci una sensazione di sospensione?
Credo che tutta la parte musicale, oltre ai testi stessi, creino questa sensazione. È quello che volevo, quindi sono felice di questa domanda. Mi piace l'idea che quel periodo di limbo emotivo traspaia anche nella musica e penso sia l'approccio delicato che ho nel trattare i suoni, nei miei testi eterei e un po' vaghi in cui non metto mai un punto nei concetti.
In genere mi chiedo sempre una cosa del tipo: si parte dal concetto di “Sospesi” per disegnare il disco oppure ci si ritrova un disco tra le mani per capirne il senso tutto e quindi dargli un titolo?
Un disco deve essere la cornice di un determinato periodo, che vada a racchiudere i sentimenti e le emozioni di un pezzo di vita. Il fatto è che possiamo etichettare il passato solamente facendo un passo indietro. Io avevo fatto in questi brani e mi sono reso conto che tutti parlavano un po' della stessa cosa, declinata in maniera diversa. Quindi io credo sia un'operazione che va fatta a posteriori, ma che funziona solo se è autentico il momento in cui è stato fatto.
Bellissima la copertina… raccontamela.
Tutte le copertine me le disegna Jonathan Calugi, un graphic designer e artista molto noto anche all'estero, che si è innamorato della mia musica, e che da parte mia è contraccambiato, perché Jonathan ha trovato una formula eccezionale di lavoro, semplice ma d'impatto, elegante ma intrigante, che non è cosa da poco. Con due linee e due colori esprime perfettamente i concetti, e non c'è niente di più difficile di fare le cose buone con poco. Sono felice che Jonathan componga il mio universo estetico.
Elettronica: un peso determinante, direi quasi definitivo. E senza elettronica?
L'elettronica la uso solo come mezzo espressivo. Mi sono appassionato ad essa perché mi permette di fare tante cose da solo, ma so che la mia direzione non è solo quella, perché voglio tirare sempre più fuori la mia anima acustica e mescolare tutto. Non mi interessa essere etichettato. Voglio che la mia identità musicale sia individuabile a posteriori. Voglio un mio sound indipendentemente dai brani. In questo disco c'è già un approccio a questa cosa. Ci sono brani elettronici e brani acustici, brani pop e brani più sperimentali e strumentali. La maggior parte degli artisti che adoro non sono catalogabili, e io voglio poter dire la stessa cosa di me, un giorno.
Che poi a volermi inoltrare su questo concetto ti chiedo: che l’elettronica, simbolo di questo futuro discografico, sia proprio un colpevole di questa sospensione?
Posso risponderti solo circa il tipo di impatto che ha avuto in me: ho cominciato a suonare la chitarra a 14 anni, e fino ai 24 suonavo in band cose abbastanza classiche. Poi durante gli anni dell'università mi sono appassionato al sound elettronico degli AIR, Boards of Canada e compagnia bella, quindi quell'elettronica calda ed emozionale. Io l'elettronica la percepisco come passato, guarda un po'. L'associo alla nostalgia e alle ore da bambino passate davanti alla tv a guardare i cartoni, perché di sicuro gli artisti che ho citato hanno giocato questo ruolo nei miei meccanismi mentali. Quindi, per rispondere alla tua domanda, personalmente l'elettronica mi ha incastrato in un futuro nostalgico.
Quindi, tanto per non starsene più “Al sicuro”, volendoci invece avventurare verso il futuro, secondo te cosa ci troveremo?
Il futuro non mi spaventa. Ci saranno cose buone e cose meno buone, come sempre. Musicalmente in Italia credo che l'esperienza delle persone si stia allargando, quindi prevedo cose sempre più interessanti ed un pubblico sempre più aperto di mente. Personalmente voglio continuare a produrre, fare canzoni e suonare il più possibile (potete tenervi aggiornati sul mio tour qui: www.nularse.com/#tour).
A chiudere. “Non cambierà” mi dà l’idea di stantio, di fermo, di morte. La solitudine della protagonista, tutto mi sembra tranne che di soddisfazione ed equilibrio. Mi pare invece che sia rinuncia e rassegnazione…
“Non cambierà” descrive un mondo che non vuole cambiare, che rimane immobile nei propri difetti ed è invincibile. Se la si vuole guardare da un certo punto di vista, il brano parla del doversi rassegnare alle cose. Io la vedo in maniera diversa: secondo me parla di una presa di coscienza che ad un certo punto deve avvenire, attraverso cui partire per cambiare se stessi. Il mondo è duro, ma prima lo sai e prima puoi sfidarlo.