C’è uno stretto legame che unisce The Unraveling, nuovo album in studio della premiata ditta Patterson Hood e Mike Cooley atteso da oltre tre anni, e il precedente American Band (2016). Un legame di militanza e di schieramento, soprattutto, visto che entrambi i dischi lanciano uno sguardo sulla storia americana del periodo e possiedono una natura decisamente politica. Cambia solo la prospettiva: American Band usciva a ridosso delle elezioni americane che poi videro trionfare Trump e costituiva un esplicito endorsement a favore dei democratici e un avvertimento su un pericolo incombente; The Unraveling, invece, getta lo sguardo su tre anni di presidenza e sulle macerie sociali di un Paese sempre più alla deriva (etica). Un impegno politico che non è mai mancato nei dischi dei Drive-By Truckers, ma che negli ultimi due lavori si è fatto più urgente, pressante e indispensabile.
Se da un punto di vista delle liriche è evidentissima la continuità con il lavoro precedente, lo stesso si può affermare da un punto di vista musicale. Registrato ai leggendari Sam Phillips Recording Service di Memphis, dal pluripremiato ingegnere Matt Ross-Spang (Jason Isbell, Margo Price) e prodotto da David Barbe, The Unraveling continua a proporre canzoni che sono diventate un marchio di fabbrica ormai certificato: da un lato, chitarre rombanti e sferraglianti rock talvolta imparentati con sonorità southern, dall’altro ballate lente, ipnotiche e dilatate e brani che lambiscono territori contigui al country (la splendida Thoughts And Prayers).
Un disco immediatamente riconoscibile, dunque, che alterna momenti meditativi e più intimi, come l’inziale Rosemary With a Bible And a Gun, sorretta da un malinconico drive di piano, alle deflagrazioni elettriche di Armageddon’s Back In Town e agli echi psichedelici della conclusiva Awaiting Resurrection lunga ballata elettrica a lentissima combustione. Funziona tutto a dovere in questa scaletta solida, potente e a tratti anche ricca di pathos, che conferma i buoni giudizi che da sempre riconosciamo a una band che non molla mai la presa, nonostante la carriera ormai ventennale.
Unico appunto: se è vero che The Unraveling non ha punti deboli, è altrettanto vero che mancano picchi assoluti, quelle canzoni, cioè, che si faranno ricordare nel tempo per la loro bellezza. E’ l’insieme, in questo caso, a farsi apprezzare di più che le singole parti di cui è composto.