A dispetto dei cognomi diversi, Shelby Lynne e Allison Moorer sono sorelle, ed entrambe, cosa abbastanza singolare, hanno alle spalle un’importante carriera in ambito country. Cresciute in Alabama, vittime di un’infanzia difficile a causa del padre violento e alcolista che ha ucciso la madre e si è tolto la vita quando le due ragazze erano ancora minorenni, Shelby e Allison hanno intrapreso due strade artistiche parallele che non si sono mai incrociate. Shelby ha all’attivo 16 album e ha vinto un Grammy Awards nel 2001 come miglior giovane artista; Allison, dal canto suo, non ha mai vinto nulla, ma ha raggiunto, forse, una maggior caratura che le è valsa negli anni parecchie collaborazioni importanti (Steve Earle, che ha sposato nel 2006, David Byrne, The Chieftains, Sheryl Crow, etc.). C’è voluto tempo perché la vita professionale delle due sorelle si intersecasse, ma alla fine è successo: Not Dark Yet è in assoluto il primo disco suonato in condominio da Allison e Shelby. Per l’occasione, le due ragazze si sono affidate per la produzione a Teddy Thompson (figlio di Linda e Richard) e hanno portato in studio un pugno di musicisti straordinari: Benmont Bench (da una vita con Tom Petty) al pianoforte, Doug Pettibone e Val McCallum alle chitarre, Don Heffington e Michael Jerome alla batteria e Taras Prodaniuk al basso. In scaletta, nove cover e un solo brano originale, Is It Too Much, splendida ballata jazzy dalle cupe atmosfere notturne. Per quanto riguarda la scelta dei brani da reinterpretare, le due cantanti hanno evitato la strada dell’ovvietà, preferendo, invece, un repertorio vario e prendendosi anche qualche azzardo. Se, infatti, Lungs di Townes Van Zandt e I’m Looking For Blue Eyes di Jessi Colter sono due brani riusciti perché si sposano molto bene con il target musicale delle due songwriters, Into My Arms, dal repertorio di Nick Cave, manca della profondità baritonale e dell’inquietudine che animava l’originale di Re Inchiostro, mentre Lithium dei Nirvana è troppo lontana dalle corde delle sorelle perché ne sia potuta venir fuori qualcosa di buono. Di sicuro più riuscite sono la rilettura di My List dei Killers, più intima e intensa rispetto a quella che trovate su Sam’s Town, Not Dark Yet, che da il titolo all’album, assai rispettosa dell’originale di Bob Dylan e soprattutto The Color Of A Cloudy Day di Jason Isbell e Amanda Shires, scelta inusuale, visto che la canzone è di fine 2016, ma azzeccatissima (anche perché la canzone è bellissima di suo) . In definitiva, Not Dark Yet è un disco ben suonato, ben cantato (l’interplay delle voci è calibratissimo) e ben confezionato (la produzione di Thompson è asciutta e funzionale); eppure, non tutto il materiale ascoltato è all’altezza della fama delle due interpreti, che, non è un caso, danno il meglio nell’unica, e già citata, canzone originale: Is It Too Much. Che sia questa la strada da seguire per una futura, nuova collaborazione?