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Il muro sottile
Marco Ghizzoni
2020  (Oligo)
LIBRI E ALTRE STORIE
all THE BOOKSTORE
08/02/2021
Marco Ghizzoni
Il muro sottile
Dopo una serie ben riuscita di romanzi divertenti e ricchi di sarcasmo, che ben rappresentano i vizi dell’essere umano, Marco Ghizzoni torna con “Il muro sottile”, una raccolta di racconti, che per struttura, ricorda molto un disco, in particolare un prodotto in voga negli anni Settanta, il concept album, all’interno del quale ogni canzone, con la propria melodia e il proprio testo, era legata all’altra, con l’obiettivo di narrare un’unica storia.

In modo analogo, i 10 racconti contenuti in questo libro hanno come fine quello di raccontare il dolore attraverso storie di vita completamente diverse tra loro.

Quel che colpisce di Ghizzoni è la sua capacità di descrivere ogni situazione attraverso un uso impeccabile del linguaggio. La scelta di ogni singola parola, infatti, è il frutto di un attento percorso di ricerca volto a rappresentare alla perfezione tutti gli scenari narrati. Inoltre, così come accade per le canzoni, ogni racconto ha un titolo, un ritmo e un’impostazione che contribuiscono a dare a ogni storia un andamento unico e ben definito.

Come dicevo, il dolore - che pare avere sempre un unico volto, anche quando viene generato da situazioni e contesti differenti - è il filo conduttore di quest’opera. Ciò che cambia, però, è il contesto all’interno del quale affiora e si sviluppa. 

Ne “I figli invisibili”, ad esempio, il dolore è quello che nasce della guerra e in particolare dell’uso dello stupro da parte dei soldati sulla popolazione civile. Disperazione, umiliazione e desiderio di morire, però, trovano la forza di tramutarsi in desiderio di riscatto.

“Il fiume”, invece, ci racconta del senso di colpa di un figlio e soprattutto dello sconforto che prova a causa del suo rimanere quasi impassibile davanti alla morte del padre. Le lacrime e quella sofferenza tanto attesa e desiderata, alla fine arriveranno, ma solo al termine di un lungo percorso che farà affiorare luci e ombre del genitore scomparso.

In “Tradimenti”, il linguaggio utilizzato da Ghizzoni si fa più semplice, ma allo stesso tempo si arricchisce di tanti dettagli stravaganti che risultano indispensabili e funzionali per descrivere la mente e i pensieri poco lineari di un marito che racconta in prima persona come sia cambiata la sua vita dopo aver scoperto e visto con i propri occhi l’infedeltà della moglie.

“Non sentivo alcun bisogno di raccontare la mia storia a qualcuno, né cercavo chi mi ascoltasse. Avevo suonato il citofono solo per dire a questo Dottor K che, al suo posto, le lettere le avrei fatte incidere diversamente, ed ero curioso di sapere come mai avesse scelto quella soluzione. Ma il suo studio, in qualche modo, mi aveva convinto a rimanere e a mettermi nelle sue mani”.

“La fuga dello scrittore”, al contrario, è pregno di termini ricercati che esaltano il livello culturale del protagonista, che è, appunto, uno scrittore. L’intero racconto è il frutto delle sue elucubrazioni mentali.

“Pioggia, pioggia e ancora pioggia, e i secondi rincorrono i minuti nello svaporare che a valle sbuffa fin quassù, solleticando le cime dei monti come una gigantesca fumigazione. Mi butto nella lettura divorando la cellulosa che sfrigola sotto i miei polpastrelli. Sul volume, un’ombra di polvere del passato di Begonia accumulatasi in anni di vita a me sconosciuta, eventi anonimi che sfiorano un’esistenza e ne ignorano un’altra per farle incontrare nell’attesa di separarsi, chi col cuore stretto nella morsa dell’ennesimo scarto di tempo a vuoto e chi ignaro di tanto amore rubato”.

Quello proposto da Ghizzoni è un vero e proprio percorso nei meandri più dolorosi della vita, privo di giudizi morali o perlomeno, di quelli che ci si potrebbe aspettare.

Difficilmente i racconti hanno un epilogo positivo, forse solo ne “La corsa di Maral”, che chiude il libro, si intravede un po’ di luce.  

Al centro di tutto, però, c’è sempre la vita, anche quando il protagonista de “Il suicidio”, vorrebbe togliersela.

È sulle sfumature della vita e su quelle dei rapporti umani che ciascuno di questi racconti pone l’accento e apre, inevitabilmente, a riflessioni di fondo che appartengono a ciascuno di noi.

Infatti, è impossibile non sentirsi fortunati nel non dover condividere l’ottusità e la grettezza dei personaggi che ruotano attorno a “Fratello e sorella”; come è impossibile non sentire il peso della tragedia dell’essere stati rifiutati dai propri genitori, come accade in “L’uomo proiettile”.

Questo libro mostra senza filtri i tanti volti della violenza, non solo quella di quella fisica, che è indubbiamente la forma più immediata, ma anche e soprattutto di quella psicologica, che a sua volta può manifestarsi in infiniti modi, capaci di devastare l’essere umano e lasciare segni profondi difficili da cancellare.

La violenza, in ogni caso, ha sempre e solo un obiettivo e cioè quello di soverchiare l’altro per ideologia, etica, sadismo, discriminazione o crudeltà.

Terminata la lettura, dopo aver provato tutti gli stati d’animo possibili, soprattutto indignazione e commozione, e dopo aver lanciato strali all’autore per avervi fatto fare questo viaggio nel tempestoso oceano del dolore, per giunta, senza scialuppa di salvataggio al seguito, vi sentirete meglio, consci che il percorso che avete compiuto vi farà sentire un po’ più consapevoli dell’universo in cui vivete. Perché, come diceva Victor Hugo, citato da Marco Ghizzoni all’inizio della sua opera: “Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona”.

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