La pandemia che ha funestato il pianeta ha prodotto grandi stravolgimenti anche nel mondo della musica. L’assenza di esibizioni dal vivo e di tour promozionali, ha spinto molti artisti a un approccio diverso, a fare di necessità virtù e, quindi, a concentrarsi soprattutto sulla scrittura, sia in termini di qualità che di quantità. Non è un caso che lo scorso anno i dischi bellissimi si siano sprecati; e non è un caso, che molti artisti si siano trovati con un surplus di materiale, tanto da rilasciare in pochi mesi ben due album. E’ stato il caso di Taylor Swift, il primo esempio che mi viene in mente, e quindi dei leggendari Drive-By Truckers, che dopo The Unraveling, uscito a gennaio, hanno raddoppiato con questo The New Ok, pubblicato lo scorso ottobre.
Rilasciato da ATO Records, (prima solo per lo streaming e poi su supporto fisico a dicembre) il disco era stato originariamente concepito, durante la quarantena, come un EP. Poi, il progetto è cresciuto rapidamente fino a includere nuove canzoni, il cui intento dichiarato era raccontare quella che il co-fondatore della band, Patterson Hood, ha definito “questa infinita estate di proteste, rivolte, imbrogli politici e orrori pandemici”.
I nuovi brani, ispirati soprattutto dalle proteste che hanno seguito l'omicidio di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis la scorsa estate, sono stati registrai e mixati sotto la supervisione di David Barbe, produttore di lunga data de Drive-By Truckers. Il risultato finale un disco intelligente e centrato, che ha il merito di bilanciare l'oscurità e la sofferenza di quel tragico periodo con la speranza di costruire un futuro migliore. Il tredicesimo album in studio in venticinque anni è nato, dunque, sotto la buona stella dell’ottimismo, porta in sé la promessa di un 2021 più felice e una fiduciosa aspettativa di guarigione delle divisioni sociali che hanno fratturato gli Stati Uniti. Su come è iniziato questo 2021 di nuovi contagi e fantomatici vaccini, è meglio tacere; ma la speranza di un nuovo corso, dopo la terrificante era Trump, ha invece buone chance di realizzarsi.
E’ proprio la passione politica ad aprire il disco con il taglio ruvido della title track, canzone che Hood ha scritto dopo aver partecipato alle manifestazioni di protesta, nel luglio del 2020, a Portland, dove il musicista risiede. Una canzone militante, che invita a non accettare quegli eventi (la repressione e le uccisioni a opera della polizia) come normali, ma a ribellarsi e a manifestare per i propri diritti: “It’s summer in Portland and everything’s fine, Black Lives Matter holding up the line, We’ve got mommy’s and vets, taking fire, from the cops on the beat, and the occupiers.” Un inizio, dunque, diretto, crudo, potente e barricadero.
Con Tough To Let Go la tensione scema in un country soul atmosferico, avvolto dalle spolverate d’organo di Jay Gonzalez, mentre il rock graffiante The Perilous Night riaccende la fiamma della contestazione, puntando il dito sulla pericolosa deriva totalitarista del governo Trump (un testo profetico, visto quello che poi è successo dopo la vittoria delle elezioni da parte di Biden).
Sono tutte di grande livello le canzoni di The New Ok, centrate sul politico e sul sociale, in un riuscito alternarsi fra vibrante elettricità (The Unraveling) e splendide ballate d’ampio respiro (la trasognata bellezza di Watching The Orange Clouds, con il suo retrogusto dolce amaro alla Elliott Smith).
Il disco si chiude con una brillante cover di The KKK Took My Baby Away dei Ramones (cantata dal bassista Matt Patton), un brano potente, che ci ricorda come quell'energia rock and roll, anche se lontana nel tempo, è ancora importante per le nostre anime, oggi più che mai. Una chiosa appassionata, che suggerisce desiderio di normalità e l’implicita speranza di tornare presto ai concerti dal vivo, per stare sotto al palco, a ballare, divertirsi e cantare. Un altro, l’ennesimo, grande disco di una band che continua a mantenere dritta la barra dell’impegno politico e delle emozioni.