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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
26/04/2021
Peter Tosh
Legalize It
“La musica è una scienza, guarisce la depressione, ci risveglia. La maggior parte delle persone non lo sa, se la gode, va a letto e il giorno dopo l’ha già scordata. Non deve invece essere mai dimenticata: è come una fontana, che continua a scorrere.” Come dar torto al grande Peter Tosh?

“I can’t find no love, no, no sympathy

 What kind, what kind, what kind of love

 They got, they got, they got for me.”

Il grido d’aiuto struggente presente nelle parole della bellissima No Sympathy, molto più sentito, carico di sconforto e passione rispetto alla versione dei Wailers pubblicata anni prima, amplificato dalla lancinante chitarra blues di Donald Kinsey, rimane all’epoca oscurato dalla copertina e dagli altri contenuti all’interno del disco. Del resto la foto di Tosh attorniato da piantine verdi e il titolo Legalize It non dà adito a dubbi.

Tuttavia, onestamente, oltre agli slogan sulla liberalizzazione della marijuana in quest’opera del 1976 c’è di più. Tale argomento diviene persino un’arma a doppio taglio per il giamaicano, il più attivista tra i rastafariani, boicottato e più volte condannato dal regime dell’isola per futili motivi e dimenticato dalle radio e media nazionali.

Fresco dell’uscita dai Wailers, Peter era frustrato da quella relazione artistica che lo aveva reso famoso. Una lunga storia, una bella esperienza, malamente giunte al termine poiché il boss della Island Records Chris Blackwell aveva occhi solo per Marley, relegando lui e Bunny Livingston a figure di minore importanza. Così Tosh, sotto l’ala del musicista e produttore Lee Jaffe, incide al Treasure Isle di Kingston quattro canzoni, cioè precisamente la title track, Burial, Igziabeher e Brand New Second Hand, che saranno tutte all’interno dell’album. A dire il vero il buon Bob, nonostante gli attriti, pare sia stato assolutamente di supporto al progetto solista dell’ex compagno e contribuirà anche economicamente alla buona riuscita dell’operazione.

Proseguendo con gli aneddoti riguardanti l’inizio dei lavori è senza dubbio pittoresco il fatto che il proprietario dello studio, Duke Reid, avesse la losca fama di essere l’artefice dei buchi sul soffitto che si notavano nel locale. Leggenda vuole che fossero proiettili sparati in alto da quest’uomo quando udiva qualcuno cantare “out of tune”. Fortunatamente il buon Peter non risulterebbe aver contribuito al perpetrato tentativo di riuscire a vedere le stelle direttamente dalla sala di registrazione.

Il passo successivo sarà aggiungere al lavoro svolto alcune sovraincisioni nei mitici Criteria Studios di Miami. Il contatto tra Tosh e quel volpone di Albhy Galuten, geniale mago della produzione e profondo innovatore, permette di inserire il suono dei sintetizzatori, a quell’epoca nei primi anni di vera diffusione, in Igziabeher (Let Jah Be Praised). Il pezzo acquisirà una particolare atmosfera diventando una sorta di “reggae spettrale”. Il risultato è notevole, e poco dopo si aggiungono altri tre brani stavolta completati nello studio di Leon Russell, musicista e songwriter di Tulsa davvero troppo sottovalutato in tutta la sua carriera, colma di hits e collaborazioni famose.

La graziosa Ketchy Shuby vede la luce in questo frangente insieme ai due capolavori dell’album. Watcha Gonna Do contiene tutto quello che si può chiedere a una reggae song: allegria, testo ironico, graffiante accompagnato da una ritmica entusiasmante. Till Your Well Runs Dry è la vera chicca della raccolta. E pensare che ha una storia molto particolare. Sembra che l’ispirazione per questa traccia derivi addirittura da You Don’t Miss Your Water, singolo di debutto (1961) con discreto successo per William Bell, famoso per aver scritto insieme a Booker T. Jones due gioiellini di canzoni. Stiamo parlando di Born Under A Bad Sign, resa celebre da Albert King e Cream, e I Forgot To Be Your Lover, cavallo di battaglia per Billy Idol, con il titolo modificato in To Be A Lover.

I Wailers registrarono nel 1965 When The Well Runs Dry cambiando notevolmente l’opera di Bell e fecero propria la composizione aggiungendo l’arrangiamento ska, tipico delle loro produzioni di quel periodo. Sarà la versione di Tosh a rendere finalmente giustizia alla bellezza di questo pezzo, trasformato in ballata con sorprendente ritornello reggae, abbellita anche stavolta dai ricami e assoli di Kinsey.

Legalize It rimane tutt’oggi la migliore espressione del musicista giamaicano: il suo estro creativo, la brillantezza come vocalist unita all’essere un buon tastierista e chitarrista ritmico rendono epocale quest’opera, corroborata dal contributo di due icone del genere, nientepopodimeno che Rita Marley per i cori e l’intramontabile Robbie Shakespeare per basso e armonica.

Seguiranno una manciata di album non tutti all’altezza della sua fama. Si distinguerà principalmente per Bush Doctor (1978) in cui collaborerà con Mick Jagger e Keith Richards, e stupirà un anno dopo per gli ispirati otto minuti e quarantasei secondi di Buk-in-hamm Palace.

No Nuclear War, settimo sforzo del giamaicano, comunque mai domo, sempre pronto a combattere il razzismo e le ingiustizie sociali, avrebbe potuto riportarlo in auge, con il brano Fight Apartheid sugli scudi, ma poco dopo la pubblicazione, nel 1987 accade un'altra disgrazia in data 11 Settembre. Peter Tosh viene assassinato nella sua casa a Barbican, quartiere periferico di Kingston, dopo esser stato, insieme a famiglia e conoscenti, in balia di tre malfattori per alcune ore. Il caso viene ufficialmente archiviato come rapina terminata male, anche se ci sono tante falle nell’investigazione. L’unico nome che affiora come esecutore del crimine, il quale purtroppo include anche la morte di altre due persone, è quello di Dennis “Leppo” Lobban, un venditore ambulante e poeta amico dell’artista, ma sempre alla ricerca di soldi, ultimamente ai ferri corti con la famiglia di Tosh.

Proprio una riflessione del nostro risulterà più che profetica:

“Bisogna stare attenti soprattutto agli amici, perché un amico vi può ingannare facilmente,ha in mano la vostra fiducia.”

 Rimarrà un gesto molto bello quanto capiterà nel 2012, quando il “Ribelle” Peter Tosh otterrà una vera e propria riabilitazione postuma. Riceverà l’onore dell’Order of Merit dal governo giamaicano, proprio quell’establishment che lui aveva tanto combattuto…proprio quell’establishment che lo aveva tanto bistrattato…

 


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