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REVIEWSLE RECENSIONI
07/07/2017
JIM AND THE FRENCH VANILLA
Afraid Of The House
Una delle sorprese dell’anno in ambito Garage/Punk col marchio di garanzia Dirtnap.
di Giorgio Cocco

La decennale militanza underground ha permesso a Jim Blaha di crescere lentamente, di perfezionare il proprio sound senza alcuna pressione esterna, tant’è che se dovessimo scegliere un album da consigliare a chi ancora non conosce il cantante/chitarrista di Minneapolis e la sua band, i Blind Snake, punteremmo senza esitazioni sul recentissimo Celebrate Your Worth in cui tutte le diverse influenze musicali hanno trovato la perfetta sintesi. Anche per il progetto parallelo “Jim and The French Vanilla” si può riaffermare lo stesso assunto e con Afraid Of The House, ultimo capitolo di una discografia che fino ad oggi contava soltanto altri due album (acustici e scarsamente distribuiti), Blaha conferma la sua maturazione di talentuosissimo songwriter. Il disco pubblicato dalla benemerita Dirtnap (una garanzia del nuovo Garage: Mind Spiders, Sonic Avenues, Bad Sports), è un vero splendore e ognuna delle undici canzoni rimanda alle compilation Nuggets e Pebbles, al gotha del Garage/Rock psichedelico dei sixties che anticipò il lessico, l’atteggiamento e l’energia del Punk anni prima della sua esplosione. Musica quindi di lontane discendenze che comunque suona attualissima e a suo modo indispensabile per tutti coloro che ancora nel 2017 trovano tremendamente eccitante una mezz’oretta di selvaggio e adrenalinico R’n’R. Collaborano con Jim gli altri componenti dei Blind Snake tra i quali, alla seconda chitarra, il fratello Mike.

Si parte subito alla velocità della luce con il Garage grezzo e diretto di When You’re Down e gli eccessi sonori della frastornante I’m Just Sitting Here (qui sembrerà di sentire Ian McCulloch sotto anfetamine). Poi, ecco Back Home, classico immediato in cui l’irruenza ferina dei Black Lips va di pari passo alla Psichedelia ovattata dei Bevis Frond. Il pezzo è clamoroso, di quelli che fanno piazza pulita in un colpo solo di tutta la tristezza Indie/barbuta che va per la maggiore. Da qui in poi il disco, realizzato quasi in presa diretta per preservarne freschezza e carica istintiva, è da assimilare tutto d’un fiato, un’esperienza rigenerante in cui tutti gli ingredienti che hanno reso leggendario il Rock originario sono presenti. Come scoprire per la prima volta il catalogo della Crypt Records: l’incalzante andamento percussivo di Take It To The Grave, le increspature Psych con il fuzz corrosivo della chitarra di Jim in Eye For An Eye, oppure l’intro pazzesco di Grow Like Rabbits e le magie di Psychic Killer, perla psichedelica alla folle maniera dei King Gizzard & The Wizard Lizard. Infine le accelerazioni Garage/Punk della frenetica I Have To Slow Down e Lonely Man, il brano più compassato del lotto (si fa per dire, considerato il rumorosissimo contesto).

Jim Blaha e i suoi French Vanilla ci hanno dunque regalato una delle sorprese più gradite dell’anno, un disco vitale e divertente dal quale è difficile staccarsi. C’è da augurarsi che la visibilità che la Dirtnap promette a tutti i suoi assistiti porti loro il successo che meritano.