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REVIEWSLE RECENSIONI
24/05/2023
Paolo Benvegnù
Solo Fiori EP
Il ritorno di Paolo Benvegnù con della musica inedita è sempre una notizia gradita. Con "Solo Fiori", Benvegnù pubblica un EP che di fatto anticipa un disco intero in uscita a novembre ma, il fatto che contenga cinque pezzi, tutti nuovi, lo rende meritevole di essere trattato a parte.

Il ritorno di Paolo Benvegnù con della musica inedita è sempre una notizia gradita, ma lo è soprattutto ora, perché dal 2020 in avanti il suo cammino artistico sembrava un po’ avvitato su se stesso: Dell’odio dell’innocenza, fino ad oggi il suo ultimo lavoro in studio, aveva avuto la sfortuna di venire pubblicato proprio nei primissimi giorni della pandemia e non ha quindi mai potuto godere di un vero e proprio giro promozionale (ci sono stati dei concerti nell’estate del 2021 ma l’impressione è che quelle canzoni fossero già acqua passata). Da lì in avanti, tra riletture acustiche del vecchio repertorio e cover di classici della New Wave (i due volumi di Delle inutili premonizioni), qualche cosa è andato perso per strada, parevano essere più che altro degli escamotage per coprire il fatto che l’ispirazione, in quel disco appena citato, sembrava essere un po’ venuta meno.

Solo fiori è un EP che di fatto anticipa un disco intero che dovrebbe uscire a novembre ma, il fatto che contenga cinque pezzi, tutti nuovi, lo rende meritevole di essere trattato a parte.

 

Il ritorno con Woodworm, sua etichetta di riferimento da più di dieci anni, sembra anche coincidere con una sorta di “ritorno all’ovile” in fase di scrittura e probabilmente anche con una certa spinta propulsiva ad esplorare territori in precedenza raramente toccati.

Se infatti negli ultimi tempi pareva che l’ex Scisma patisse eccessivamente il peso di non avere un gran numero di soluzioni espressive a sua disposizione, l’attacco di “Italia pornografica”, strofa al limite del recitativo, ritornello esplosivo ed un generale andamento scanzonato, ci rivela la volontà di distaccarsi, seppur non in modo radicale, dai soliti modelli. Non diversamente accade in “Our Love Song”, brano insolitamente carico a livello sonoro, melodie accattivanti e solari che riprendono in parte quelle suggestioni Wave ascoltate a più riprese sul capolavoro Hermann e che da molto tempo erano state accantonate.

 

Un inizio con il piede insolitamente premuto sull’acceleratore, stemperato da “Non esiste altro”, cantata insieme a Malika Ayane (se non vado errato si tratta del primo feat in assoluto per lui): ballata tutto sommato tradizionale ma elegantissima, scritta ed eseguita in maniera prodigiosa da entrambi gli interpreti, il dosaggio delle due voci tra strofa e ritornello, il modo in cui dialogano tra loro a disegnare la vicenda struggente di due amanti che si inseguono per tutta la vita, va diritta tra le cose più entusiasmanti che Paolo abbia scritto nella sua carriera. Probabilmente la presenza di una cantante come la Ayane (di cui, pur non amando il repertorio, riconosco che è una di quelle voci in grado di svoltarti un brano in pochi secondi) lo ha stimolato nel mettersi in gioco, ma oltre ad essere un pezzo ispirato come da tempo non se ne sentivano, viene reso con una intensità decisamente da brividi.

Gli ultimi due brani sono canonici, il Benvegnù che conosciamo e che abbiamo imparato ad amare in tutti questi anni, alle prese con una celebrazione della follia cosmica dell’amore, della sua forza irrazionale in grado di opporsi allo strapotere odierno della tecnica disumanizzante (se il brano iniziale rappresenta un po’ la “pars destruens” di questo discorso, l’impressione è che questa dicotomia sarà al centro del disco in uscita). Bellissima ed emozionante “27/12”, tipica del cantautore bresciano al massimo grado di ispirazione, più telefonata e probabilmente superflua “Tulipani”, acustica e senza troppi sussulti.

 

Diciamolo chiaramente: Paolo Benvegnù non ha più nulla da dimostrare a nessuno ma ritrovarlo così in forma non può che renderci felici. Aspettiamo la fine dell’anno per vedere sé queste buone impressioni saranno confermate.