1 + 1 non sempre fa 2. Se è vero, infatti, che il nome della band si ispira all'opera A Sound Garden, installazione sonora dell'artista Douglas Hollis al NOAA Western Regional Center di Seattle, per lungo tempo, per un collegamento automatico, ma fallace, sì è pensato che Black Hole Sun prendesse il nome da un'altra scultura di Seattle chiamata "Black Sun" dell'artista Isamu Noguchi. Quest’opera, che si trova nel Volunteer Park a Capitol Hill, sembra un'enorme ciambella nera posizionata in modo da potervi vedere attraverso lo Space Needle (la torre simbolo della città).
La verità, però, è un’altra. Chris Cornell ebbe l'idea per questa canzone mentre tornava a casa dal Bear Creek Studio, vicino a Seattle, dove i Soundgarden stavano registrando una versione di "New Damage" per un album di beneficenza. L’idea per il brano gli venne ricordando qualcosa che aveva ascoltato distrattamente in televisione non comprendendone il significato. A Cornell era sembrato di sentire da un conduttore di un tg pronunciare una frase che suonava più o meno come "blah blah blah blackhole sun blah blah blah" e pensò subito che sarebbe stato un titolo fantastico per una canzone.
Cornell iniziò a pensare a quelle parole e decise di scriverci una canzone attorno, poiché sentiva che era un titolo stimolante. Così, appena a casa, prima scrisse i testi, poi compose la musica in base alle immagini che gli venivano in mente. Il risultato fu una canzone cupa, con riferimenti ai serpenti, al cielo morto e al fetore estivo, tanto oscura e visionaria da essere perfetta per giustificare il sillogismo fra grunge e depressione e angoscia. Cornell, tuttavia, non stava soffrendo, non era depresso, non era ancora schiacciato dal male di vivere. Aveva semplicemente l’idea di realizzare una canzone che giocasse sulla combinazione antitetica fra un buco nero e il sole, tra un vuoto immenso, un cerchio gigante di nulla, e la luce del sole, ciò che dona la vita. Semplicemente, trovava interessante il contrasto tra luce e oscurità, tra senso di speranza e malumore di fondo.
Black Hole Sun ebbe molti passaggi radiofonici, dal momento che l’alternative e il grunge erano assai popolari all'epoca, tanto che le prime 40 stazioni radio statunitensi trasmettevano quasi esclusivamente canzoni di artisti come Soundgarden, Pearl Jam e Stone Temple Pilots, per citare qualche band in auge. Tuttavia, il brano non entrò in classifica perché non fu mai pubblicato come singolo. A differenza di oggi, infatti, ai tempi si evitava di pubblicare un singolo via l’altro, uno strattagemma che incuriosiva e incoraggiava i fan ad acquistare gli album.
La canzone è stata interpretata da Peter Frampton nel suo album strumentale Fingerprints del 2006. Questa curiosa versione non conteneva parti cantate, perché le liriche furono replicate da Frampton attraverso il talk box collegato alla chitarra, strumento che simulava l'intonazione della voce, ma non le parole. Le uniche parole distinguibili (suonate sempre attraverso il talk box) sono "Black Hole Sun, Won't You Come", che possono essere ascoltate nelle strofe dopo l'assolo. Per la cronaca, Fingerprints vinse il Grammy 2007 come miglior album strumentale pop.