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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
20/05/2018
Linda G.
Di Ozzy, Di Ambra E Del Tonno
Quando Ozzy era giovane, povero e fiducioso, soleva girare con un rubinetto appeso al collo a mo’di pendaglio
di Linda G

Quando Ozzy era giovane, povero e fiducioso, soleva girare con un rubinetto appeso al collo a mo’di pendaglio. Lo faceva per darsi un tono, per sembrare un po’ rocker pure lui. Portava con sé una custodia di chitarra vuota, perché la chitarra non ce l’aveva. Lavorava in un macello ed era figlio di una madre ossessionata dal denaro. Sul letto di morte la docile mammina gli chiese come ultima accorata domanda:

“Ma è vero che sei multi multi multi milionario?”

“Sì” rispose lui.

La madre di Ozzy morì felice.

Era, per così dire, un puro, figlio di un’Inghilterra operaia e profondamente povera. Attualmente, invece, è un vecchio, multi multi multi milionario, sopravvissuto alle tonnellate di droghe assunte, sopravvissuto a se stesso e al suo esser genio, in arte ed in sregolatezza. Ma è un multi multi multi milionario a cui voglio bene. Perché girava con un rubinetto al collo e lavorava in un macello. E la poesia del riscatto sociale, di quello che scala i gradini della casta sino a comprarsi cerbiatti e mangiare cibo da astronauti, in me, che ho un cuore di panna, fa sempre breccia.

In questo periodo si è tanto (inutilmente) parlato di ceto, classe, casta, ricchi e poveri, e quando la cosa pubblica, l’arena di scambio per gli intellettuali, è battuta da un terreno così greve, beh, significa che i tempi sono cupi.

Che tutta una nazione debba per 2 settimane discutere su Michele Serra ed i figli dei liceali che poi fanno il liceo (mentre i figli degli operai boh, fanno le opere ed i figli dei mignottari fanno le mignotte) dà la misura di quanto Angela, Angelo e Franco (Marina no, lei è fuori) abbiano scelto per il loro gruppo un nome che nel 2018 risulta essere ancora attualissimo “Ricchi e poveri”.

Quindi i ricchi hanno il cashmere e vanno al liceo, i poveri si incazzano e dicono “Io son figlio di nessuno ma ho tre lauree” e tutti, Ricchi e poveri, gridano allo scandalo perché Ambra, in occasione del concertone del primo Maggio ha osato indossare un maglione da 300 e più euro.

Allora, dato che il livello della discussione è di una bassezza degna di uno zerbino in cocco, mi ci infilo anche io, mentre Ozzy probabilmente sta guardando i suoi cerbiatti e crede che siano licaoni e mentre Ambra non vede l’ora che il meteo si stabilizzi per poter finalmente indossare una cazzo di canotta e dar fuoco a tutti i maglioncini che possiede.

Non amo i pregiudizi, anche se non ne sono priva, intendiamoci, ma cerco di evitarne le influenze e dare uno sguardo più oggettivo rispetto a ciò che mi circonda. Non amo quindi pensare che tutti i bergamaschi siano lavoratori, che i napoletani ti vogliano fottere solo stringendoti la mano, e che nei posti di potere siano sempre collocati i figli di qualcuno.

Credo ancora nell'autodeterminazione, nella meritocrazia e nella caparbietà. Di certo la stanza dei bottoni è occupata con una percentuale maggiore dai figli di chi i bottoni li pigiava prima, ma questo avviene in ogni ambito.

Si pensa che chi parte da una situazione di svantaggio debba compiere chissà quale sforzo sovrumano per arrivare allo stesso livello del figlio del dirigente della Megaditta. Debba armarsi di coraggio come un novello Spartaco e cambiare il corso del destino a suon di sacrifici, lacrime e battaglie.

No, dai, non funziona così. 

C'è però una categoria in cui il mio quasi pregiudizio perde il quasi e si manifesta in tutto il suo livore: il mondo dello spettacolo. 

In molti i sono andati a vedere gli Iron Maiden sorbendosi l'apertura del povero giovane Harris e della sua banalissima band. Piuttosto di vestire i panni del figlio sfigato di una vera icona, preferirei quelli di figlio di un'icona che si gode i soldi del padre suonando nei piccoli club o dipingendo cazzi sui muri, tanto per centrare da subito le velleità artistiche in possesso. 

Il posto lo lascerei di buon grado ad altri, dopotutto a me la vita ha regalato un enorme, incommensurabile, commovente culo, lasciamone un pezzettino. L'artista, l'essere artista, prevede un guizzo, un dono, una peculiarità che difficilmente può essere trasmessa o appresa. Proprio perché si parla di arte. Quindi se Ozzy, nonostante la dislessia e nonostante le origini, è riuscito a diventare Ozzy, sua figlia e suo figlio arrancano annaspano e sostanzialmente sono solo (e credo resteranno) solo i “figli di“.

Ma veniamo alla nostra italica realtà, in cui Ozzy non c'è e non c'è quindi manco il figlio di Ozzy. Nella nostra realtà c'è però il figlio di Gassman. Il bell'imbusto dalla mascella importante: Alessandro. 

Alessandro Gassman si è costruito una carriera di tutto rispetto calcando i palchi maggiori durante importanti tournée teatrali, ha recitato in diversi film di successo (perlomeno in Italia) e al pubblico piace. Non sto per dire che lui è lì perché è "figlio di" e a pari merito il suo posto lo meritava il povero figlio di una vedova. No. Non cedo al pregiudizio. Bravo Alessandro, brava madre natura che ti ha pure donato un bel viso ed un corpo atletico, bravo tuo padre che resterà uno degli artisti italiani più importanti di sempre. 

Quindi che c'è Linda, tutti amici, tutto a posto, finito qui? Col cazzo, Il problema è il tonno. 

Perché ora io dico, mi sta bene che tu faccia l'attore, mi sta bene che ti paghino probabilmente di più perché sei un nome che trascina il pubblico, mi sta bene tutto. Ma il tonno, o caro Alessandro, il tonno no.

Accade che un giorno di aprile io abbia acceso quel malefico mezzo di distrazione di massa che invade quasi tutte le nostre abitazioni. E che mi trovo?

Alessandro Gassman fa la pubblicità del tonno. 

Io li capisco quelli del tonno, in riunione: "Arriva la stagione dell'insalata di riso, delle cosce flaccide e della voglia di diventar magri dopo un inverno a mangiar stracotti. Siamo pronti a vendere i soliti sei milioni di scatolette con cui altrettanti milioni di italiani cercheranno di combattere il caldo. Chi chiamiamo? Paolo di Concorezzo che ha fatto la pubblicità della Smemoranda nel '95 o Alessandro Gassman?

Che gli vuoi dire a quelli del tonno, che hanno torto? Ma no, non hanno torto. Tu però sei Alessandro Gassman. Molto probabilmente stai guardando allo specchio la tua splendida mascella possente e ti stai pulendo i denti con un filo interdentale fatto di oro e neorealismo e ti spazzoli i capelli con un testo di Sofocle. Squilla il telefono "Siamo quelli del tonno. Vorremmo che tu ci sponsorizzassi perché siamo nel periodo delle insalate. Sai com'è… per noi il mese di giugno è come per voi la notte degli Oscar. Ci stai?" e tu, sbottonandoti o abbottonandoti la camicia di cotone appena stirata, che profuma di teatro e testosterone rispondi 

“Di buon grado signori!"

Eh no caro il mio bel Petronio, no. Tu al tonno dovevi dire no. Io dico stop al colesterolo? E tu dici no al tonno, eccheccazzo! Ma non per una scelta stilistica, non perché te la devi tirare e perché tu “solo cose impegnate” (hai fatto anche un bel pacchetto di stronzate, diciamolo) no, perché a te i soldi del tonno non servirebbero nemmeno se tu con le banconote ti ci pulissi il sodissimo culo (e qui non è il pregiudizio che parla, è che con quello che gli danno per il tonno non potrebbe comunque vivere nella casa di Ozzy).

Quindi dico a te, caro Alessandro (a te e a tutti i vari altri “figli di”, che sponsorizzano cose a caso) ma vogliamo lasciare questi maledetti denari al povero Paolo di Concorezzo o ad un novello Ozzy, che proprio ora gira con la chiave del 6 appesa ai lobi?

Volete davvero proprio tutto? Non vi basta essere figli di liceali e quindi andare al liceo? Vi serve pure il tonno?

Lasciate che tante Ambra possano indignare una nazione sfoggiando maglioncini, lasciate che tanti Ozzy possano mangiar scaglie d’oro.

Tenetevi il resto, ma lasciateci il tonno.