Abbiamo già avuto modo di dire in passato come di Martin McDonagh ne vorremmo un po' di più. Regista parco, molto più attivo in teatro che non al cinema (ma il suo quarto lungo dovrebbe arrivare in Italia il prossimo anno) e, proprio in virtù di questo, autore che pone una grande attenzione alla fase di scrittura dei suoi film, regola ufficiosa alla quale non si sottrae nemmeno questo 7 psicopatici, forse il meno esaltante dei tre lunghi finora prodotti (con il suo primo corto vinse l'Oscar), schiacciato tra i gioielli In Bruges e Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Comunque, anche questo si rivela essere un film ben studiato e parecchio divertente, sorretto anche da un cast di primissimo piano.
Scrittura e recitazione quindi, ma anche la regia di McDonagh è sapiente e non manca di regalarci alcune escursioni su paesaggi mozzafiato e una rutilante carrellata di personaggi uno più psicopatico dell'altro, proprio come titolo vuole. McDonagh imbastisce una struttura di racconto metanarrativa, che riflette proprio sull'importanza della scrittura, della stesura delle storie all'interno di una delle quali, ci immergeremo a partire dalle fasi della sua creazione. Ma, prima di tutto, 7 psicopatici è una divertente commedia noir, e alla fine è proprio questo il livello di lettura più evidente e lampante che si apprezza in misura maggiore.
Marty (Colin Farrell) è uno sceneggiatore in crisi; per il suo nuovo film ha in mano un bel titolo - 7 psicopatici - e poco altro, giusto l'idea per uno dei sette personaggi, l'abbozzo di un tizio mascherato che lascia sul corpo delle sue vittime un Jack sfilato da un mazzo di carte.
Il suo amico fraterno Billy (Sam Rockwell), una sorta di aspirante attore fallito, cerca di sostenerlo in tutti i modi, dandogli delle idee (strampalate) e cercando di allontanare Marty dalla bottiglia, oltre che facendogli vivere in prima persona situazioni che potrebbero finire nel film.
Qualche idea inizia a girare, quella di un padre (Harry Dean Stanton) che per vendicare l'assassinio della figlia segue a distanza il suo assassino per tutta la vita, incutendogli un terrore fottuto, con una perseveranza tale che lo spingerà a seguire perfino il suo uomo all'inferno.
Intanto, Billy sbarca il lunario rapendo cani, una volta istituita la ricompensa dai relativi padroni i simpatici animaletti vengono ritrovati casualmente dal suo socio Hans (Christopher Walken) che passa a riscuotere alla cassa. Peccato che uno di questi cani sia di proprietà del malavitoso Charlie Costello (Woody Harrelson), uno non proprio incline a lasciar correre la benché minima mossa ai danni del suo amatissimo amico a quattro zampe.
Con il passare dei minuti gli psicopatici aumentano di numero (fino ad arrivare a sette?) e il film, 7 psicopatici, quello di McDonagh, diventa il film, 7 psicopatici, che sta scrivendo Marty.
Più che una profonda riflessione sull'arte della scrittura il 7 psicopatici di McDonagh è un divertente gioco metanarrativo, un po' intricato, un po' confuso, ma con un cast di attori e una mole di situazioni borderline che fanno perdonare qualsiasi piccola mancanza si possa trovare nel film. Violento, sboccato e volgarotto ma con una propensione alla risata e all'esagerazione che mette tutto sotto un'ottima luce.
Impareggiabile il personaggio interpretato da un (come al solito) ottimo Sam Rockwell; è in gran parte lui il motore che sviluppa la trama pensandola come un film e spingendo gli eventi verso quello che a suo avviso dovrebbe essere un gran finale, nel deserto, con una sparatoria a più mani, con auto che esplodono e rese dei conti inevitabili. La follia vera forse va cercata negli occhi liquidi di un Tom Waits luciferino, in quelli fermi di un altro grandissimo, Christopher Walken, sul fondo della bottiglia di Colin Farrell o nella giungla del Vietnam, forse nel solito inimitabile Harrelson o nell'intera figura di un'indimenticabile Harry Dean Stanton (Dio l'abbia in gloria).
È facile che nemmeno McDonagh lo sappia, poco importa, qui ciò che conta è prendere il film per il verso giusto e farsi trascinare in questa corsa un po' fuori di testa, non rimarrà negli annali della storia del cinema ma un paio di ore piacevoli 7 psicopatici ve le garantisce di sicuro.