“..39…38…37… Schiena dritta! … Solo le femminucce gettano la spugna.”
In fondo era solo una bambino spaventato. Lui e sua madre due vittime. Per questo è diventato un marine, ma ora non lo è più.
Prima Joe combatteva nemici reali, ora sono i demoni che lo assalgono, sempre, ad ogni ora del giorno e della notte e non bastano le pillole, l’autolesionismo per mandarli via. Forse è per questo che fa quello che fa, forse la violenza è la sua valvola di sfogo.
“Mi hanno detto che sei brutale”
“Posso esserlo”
“Voglio che tu gli faccia del male”
Joe è un killer su commissione, ed è vero, è brutale. In un mondo popolato da veri demoni, che rapiscono bambini e ne abusano, lui è l’angelo della vendetta, e la sua giustizia è quasi poetica, quel martello insanguinato che spacca ossa quasi uno strumento divino.
Quando Nina, la figlia del Senatore Votto, viene rapita, Joe viene mandato a riprenderla, ma non immagina davvero in quale terribile incubo si sta andando a cacciare.
A Beautiful Day (titolo originale You Were Never Really Here), scritto e diretto da Lynne Ramsay (E ora parliamo di Kevin), una delle registe più coraggiose e originali degli ultimi anni, è stato presentato in anteprima e in concorso alla 70° edizione del Festival di Cannes vincendo il premio come miglior sceneggiatura e miglior interpretazione maschile. La Ramsay confeziona un film di rara durezza. Diverse le suggestioni: da Taxi Driver a Leon, fino a Drive di Refn e il suo iconico martello che in questo film picchia molto più duro, vi assicuro, e vi verrà voglia di distogliere lo sguardo non per il sangue, non per le ossa fracassate, ma per l’orrore che circonda Joe, fuori e dentro.
“..18…17… Cosa stiamo facendo qui?”
Il conto alla rovescia che Joe fa nella sua testa quando i demoni se lo portano via e ha bisogno di riprendere il controllo.
Joaquin Phoenix è incredibile. Non stupisce il premio come miglior attore ricevuto a Cannes per un ruolo dove si spoglia definitivamente degli odiati panni da divo da rivista patinata. Non ha paura di mostrarsi in tutta la sua umanità, brutto, sporco, tormentato, forte, spietato e al tempo stesso terribilmente fragile. Il suo volto e l’intero suo corpo sono al servizio del personaggio che passa dall’apatia alla dolcezza nei gesti che dedica ad una madre anziana e stanca, fino agli scatti d’ira fino all’apice della sua cieca vendetta. Il tutto senza un minimo accenno di overacting, misuratissimo e reale.
Infine la musica, anch’essa protagonista del film, vive di un’anima tutta sua. E la regista ammette di averle dato più importanza che alla sceneggiatura. L’intera soundtrack è di Jonny Greenwood, polistrumentista e compositore, nonché chitarrista dei Radiohead.
“…3…2…1… Joe! Svegliati Joe… E’ una bellissima giornata.”
La voce di Nina. La vita. La speranza.