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MAKING MOVIESAL CINEMA
A Quiet Place
John Krasinski
2018  (Twentieth Century Fox)
HORROR FANTASCIENZA DRAMMATICO THRILLER
all MAKING MOVIES
27/04/2018
John Krasinski
A Quiet Place
Shh. Facciamo silenzio. Non si parla, non si urla, si evita qualunque rumore.

Shh.

Facciamo silenzio.

Non si parla, non si urla, si evita qualunque rumore.

Il perché, lo si sa grazie a una trama fatta circolare, il perché, lo vedremo quando un bimbo non capisce, non sa, se ne frega dei consigli e delle parole -silenziose- dei genitori, e giocherà, non resisterà alla tentazione di un giocattolo rumoroso, andandosene così in fretta, agguantato da una strana bestia, lasciando in un vortice di depressione e sensi di colpa l'intera famiglia.

Ma passano i giorni, i mesi, la situazione non cambia, sempre in silenzio si deve stare, sempre arrangiarsi come si può si deve. Soprattutto se in arrivo c'è un bambino, che potrebbe piangere, che potrebbe provocare dolore e quindi urla. Ci si prepara, si insegna la caccia, si insegnano trucchi per parlare, urlare, finalmente.

Mentre tutto tace.

Ma basta davvero poco, basta un niente, un oggetto che cade, le acque che si rompono, e la tensione torna, torna quella bestia, torna la paura di perdere una moglie, gli altri figli, rimasti separati, arrabbiati, colpevolizzati.

Breve e intenso, A quiet place gioca carte già note, location campagnole e tensioni degne dei primi episodi di The Walking Dead (quando ancora questo funzionava) portandosi però appresso anche i difetti di questa serie.

Piccoli buchi e piccoli scivoloni, necessari alla trama, ché, su, metteresti mai a chiudere la fila indiana di famiglia il più piccolo di casa? Metteresti mai al mondo -in un mondo simile- un figlio che è in realtà una minaccia costante per tutta la famiglia? Non te ne staresti a vivere in riva al fiume, vicino a una cascata, dove i rumori sono concessi e attutiti dallo scorrere dell'acqua?

Domande che si ci fa, in quel silenzio che regna sovrano, interrotto da una colonna sonora resa necessaria per rendere meno brusca la visione al pubblico.

Che in silenzio deve stare.

Ma a questi difetti ci si passa sopra, è la tensione che si crea quella che conta, è la facilità con cui, nel silenzio, questa nasce e cresce.

Splendidi marito e moglie nella vita come su schermo, John Krasinski e Emily Blunt danno vita a una famiglia normale che deve far fronte ad un mondo, ad una perdita, ad un equilibrio difficile.

Si fatica un po' di più con quei bambini -con Noah Jupe e Millicent Simmonds- che non sprizzano certo simpatia ad ogni scena, e che portano ad un finale pieno di pathos, che si fa forse metafora, forse no.

Non grido al capolavoro come si fa oltreoceano (dove il film ha sbancato al botteghino), non grido nemmeno di paura - che a voce alta, dalla paura si esce con facilità.

Ma quando le idee, il budget, la storia sono piccole e sanno funzionare, san giocare bene le loro carte di originalità anche laddove l'originalità non ci sarebbe, la soddisfazione si fa sentire anche più forte.