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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
28/09/2017
Placebo
Abbiamo fatto i compiti
Tornato da un concerto dei Placebo una dozzina di anni fa, comprai on line tutti i singoli disponibili: gli album non mi bastavano.
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

Quando penso ai Placebo in termini puramente anemotivi concludo che sono (“è” Brian Molko. Difficile staccarsi da una coincidenza non voluta, ma inevitabile, fra leader e gruppo, l’altro componente co-fondatore è Stefan Olsdal) inattaccabili sotto un profilo conoscitivo: è bastevole considerare la serie di versioni di altrui canzoni (sic!) che costituiscono il secondo CD di Sleeping With Ghosts e come aggiunta non essenziale per la conclusione appena offerta (ma si tratta di una dirimente aggiunta, occorrendo) anche un loro omaggio a Serge Gainsbourg.

Brian Molko sa arringare il pubblico in Inglese e in Francese.

Brian Molko sa anche suonare la chitarra[1].

Brian Molko è indubbiamente molto più impegnativo di Morrissey.

Infatti nessuno è più adorato di Morrissey, che non sa suonare la chitarra e che io non vorrei sentire ordinare una bottiglia di Perrier (è vegetariana, può ordinarla) in una lingua non sua “madre”.

Brian Molko fuma (o fumava), io non fumo.

La gente che fuma mi da spesso fastidio (semplicemente perché è troppa), non Brian Molko (e neanche Siouxsie).

Tornato da un concerto dei Placebo una dozzina di anni fa, comprai on line tutti i singoli disponibili: gli album non mi bastavano.

Siccome le nostre generazioni non coincidono, apprezzo l’incrocio fra Nancy e Hardy (fate i compiti anche voi, per favore).

Che dire, poi, della “ragazza portacenere”? Puro omaggio bastardo a Kenneth Anger e a James Dean.

Certo la disperazione kitchen sink può pesare molto, più dura (o semplicemente, ma non solamente, meno melodrammatica) di quella di Marc Almond. Ma le meningi macinano e reagiscono, appunto più elettricamente, o almeno ci provano.

Brian Molko, un figlio di nome Cody e “sapore negli uomini”.

Ciglia finte “a orologeria” e smalto nero sulle unghie, un fisico folletto e androgino al cui confronto (anche) Kate Moss pare una massaia di solida costituzione.

Me ne rendo conto, questo è solo un bozzetto di grandi dimensioni.

Però non potevo ritardare oltre un riconoscimento a coloro (colui?) che, se io fossi nato nel 1979, forse mi avrebbero salvato dall’apatia.

 

[1] Come un appartenente alla famiglia reale, egli non fa preferenze fra i manici Gibson e quelli Fender, che poi entrambi siano di fattura stateside è conseguenza dell’estensione del regno del rock’n’roll.