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REVIEWSLE RECENSIONI
Addicted To The Violence
Daron Malakian And The Scars On Broadway
2025  (Scarred For Life)
METAL / HARD ROCK ROCK
8/10
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15/10/2025
Daron Malakian And The Scars On Broadway
Addicted To The Violence
Emozionante preludio al ritorno sui palchi dei System Of A Down, il terzo album del chitarrista Daron Malakian consolerà i tanti fan orfani della band losangelina, grazie a un pugno di canzoni feroci, adrenaliniche, politicamente scorrette e traboccanti di urticanti melodie.

In attesa di vedere i System Of A Down nuovamente in Italia (sbarcheranno il 6 luglio del 2026 all’Ippodromo Snai La Maura di Milano) e in assenza di nuovo materiale pubblicato dal gruppo americano di origini armene da ben cinque anni (due singoli pubblicati a sorpresa nel 2020), i fan della band potranno consolarsi con il nuovo disco del chitarrista Daron Malakian, intitolato Addicted To The Violence, il terzo pubblicato con il nome del suo progetto parallelo Scars On Broadway.

Mente pensante dei SOAD insieme all’alter ego Serj Tankian, autore di quasi tutte le canzoni più importanti del loro repertorio ("Chop Suey!", "Lonely Day", "Toxicity", “Innervision”, etc), il chitarrista recupera, pro domo sua, tutti gli elementi che hanno reso grande la band losangelina: i riff di chitarra serrati e allucinati, le belle melodie, talvolta ammantate da una coltre malinconica, la struttura bizzarra e decisamente poco lineare delle composizioni, un pizzico di folk armeno e testi arrabbiati e politicizzati. Il tutto in una visione più ampia, in cui una certa teatralità, retaggio del cantato funambolico di Tankian, lascia il passo in favore di una suono ancora più rumoroso, e di quel tono, tra lo scanzonato, il tossico e il cinico, che sono un marchio di fabbrica del chitarrista.

Il livello di ispirazione è altissimo, le canzoni sono un frullatore di tutte le idee che da sempre caratterizzano la scrittura di Malakian, il quale, da ultimo, ha anche imparato a cantare, mestiere non suo, ma qui esercitato alla perfezione. In scaletta, solo dieci canzoni, per un minutaggio di trentasette minuti che, se da un lato fanno venir voglia di averne di più, dall’altro, garantiscono efficacia a un disco impetuoso e violento come il fulmicotone.

"Killing Spree" apre l’album con un botto, una corsa alla velocità della luce a cavallo di chitarre anfetaminiche, mentre la voce selvaggia di Malakian canta: “Insanity Controlling Me, Society The Kids Are On a Killing Spree”. Due dita negli occhi ai ben pensanti, così come nella successiva "Satan Hussein", altro brano ferocissimo, in cui l’invettiva politica si fonde con il surreale: “Your Mother Has Big Tits, She Rules The Government, I’L Make Her Walk Through Shit Just To Punish”.

Entrambe le tracce avrebbero fatto un gran bella figura in uno qualsiasi degli album dei SOAD, e non sono le uniche. "Imposter" è una fucilata che farà scatenare l’ascoltatore in un headbanging intenso, è un pieno di energia pura, possiede un ritornello immediato e uncinante oltre che un assolo di chitarra esaltante, mentre "Destroy The Power", introdotta da una linea di basso trita tutto, gioca, come ai bei tempi, con l’alternarsi fra la spietatezza di un riff di chitarra nu metal e un ritornello deliberatamente innodico.

Non mancano ovviamente i riferimenti a certo folk armeno, insito sottotraccia nel delirante ballo derviscio di "Your Lives Burn", una tirata tanto rapida quanto esiziale, ed esplicitati, invece, nel mid tempo nostalgico della fascinosa “Watch That Girl”. Addicted To The Violence contiene, poi, anche una splendida ballata "The Shame Game", che incorpora nel mix alcune texture elettroniche con i riff di chitarra, dando vita a un suono cupo e malinconico e a un'atmosfera sinistramente oscura.

Chiude il disco la title track, un gioiellino che testimonia la versatilità di scrittura di Malakian, capace di far convive in un unicum attrattivo metal, pop, synth, cultura armena, e un grumo di lacerante malinconia contenuto nel respiro epico di una melodia senza tempo.  

Senza tirare in ballo capolavori come Toxicity e il primo omonimo album dei SOAD, questo Addicted To The Violence viaggia comunque altissimo, è puro ossigeno per i fan di lungo corso, orfani inconsolabili della band, e la dice lunga sulla vitalità compositiva di Malakian, uno che ha scritto, e continua a farlo, pagine imprescindibili nella storia del metal.