“La prima ragazza che ho baciato sapeva d’aglio. Eravamo in un capanno, a Les Goudes, a quell’ora d’estate in cui i grandi fanno la siesta. Quell’anno, quello dei miei quindici anni, ho imparato ad amare l’aglio. Il suo odore nella bocca. Il suo sapore sulla lingua.
E l’ebbrezza dei baci, del piacere”
Quando ho iniziato a recensire libri, la difficoltà più grande che ho incontrato è stata quella di riuscire a essere quanto più possibile obiettiva e imparziale, limitando tutto ciò che potesse sconfinare in territori squisitamente personali da “caro diario”, tracciando una sorta di perimetro immaginario attorno alle mie emozioni, che ahimè, tendono a straripare.
Ecco perché chiedo scusa per questo incipit che tradisce le mie intenzioni, ma quando si tratta di Izzo, faccio molta fatica a mantenere quel distacco emotivo necessario, perché, pur non amando le classifiche, qualora dovessi stilarne una dei miei autori preferiti, lui occuperebbe la vetta e, a questo punto, non posso far altro che ringraziare chi, una manciata di anni fa, me lo ha fatto scoprire.
Dopo aver letto Casino Totale, il “primo capitolo” della sua Trilogia Marsigliese, mi sono perdutamente innamorata, non solo dello scrittore, ma anche di Fabio Montale, suo alter ego, protagonista memorabile e straordinario di tre storie avvincenti e profonde, in cui Izzo è riuscito a mettere insieme tutto il brutto e il bello del mondo: violenza, rabbia e senso d’impotenza da una parte, amore, passioni e speranza, seppur velata, dall’altra.
Izzo non è solo Fabio Montale, ma è anche Il sole dei morenti e Marinai perduti, due capolavori che lo hanno consacrato come uno degli scrittori contemporanei più benvoluti e apprezzati, non solo in Francia, dove è nato e vissuto, ma anche nel cuore di chiunque abbia avuto la fortuna di leggere qualcosa di suo.
Aglio, menta e basilico, con il suo titolo e il turchese della copertina, fa pensare alla spensieratezza dell’estate e a quel Mediterraneo che Izzo amava tanto, il suo rifugio, la sua consolazione, il mare della sua Marsiglia, di fronte al quale “la felicità è un’idea semplice”.
Questo piccolo libricino, pubblicato dopo la sua morte, ha il sapore di un dono dell’autore ai suoi lettori. Come fosse una carezza consolatoria. Contiene scritti personali e anche un racconto inedito su Fabio Montale.
Delicatissima e toccante è l’introduzione di Massimo Carlotto, che ricorda la bellezza dell’uomo Izzo, la sua sensibilità e umanità, il suo essere passionario e vibrante. Il suo amore per la vita e le cose semplici, “la sua incrollabile fiducia nella possibilità di trasformazione, individuale e collettiva” a cui ha dato voce attraverso il viaggio interiore di Montale.
Il libro si snoda attraverso tre temi principali, il primo riguarda “Il Mediterraneo e il suo noir”. Izzo, cittadino del mondo - “Ovunque sono a casa mia” - affronta il tema del viaggio attraverso luoghi e autori a lui cari. Un uomo dall’umanità sconfinata, libero, curioso e rispettoso nei confronti del prossimo, ma allo stesso tempo svincolato da qualsiasi forma di politicamente corretto.
Lungimirante: “Ovunque vado, oggi, ormai non mi parlano altro che d’Europa. È per questo che vengo al faro Sainte-Marie. C’è di che disperare. Perché io non vedo nessun futuro europeo a Marsiglia […] Marsiglia è città mediterranea. E il mediterraneo ha due rive […] Trasformano questo mare, per la prima volta, in una frontiera tra oriente e occidente. Tra levante e ponente”.
La sua “Marsiglia nel cuore” è la protagonista del secondo tema: “Sono nato a Marsiglia. Da padre italiano e madre spagnola. Da uno di quegli incroci di cui la città custodisce il segreto. […] Da qualsiasi luogo arrivi, a Marsiglia sei a casa tua”. Marseille, la città che accoglie tutti nel suo grembo. Profumata e colorata come la sua cucina contaminata, fatta di spezie, erbe aromatiche e di ingredienti semplici. Il calore della gente. Un melting pot culturale che la rende una città decisamente non provenzale. Non una meta, ma una porta sempre aperta, che guarda verso l’infinito e la libertà.
Ed è proprio in questo capitolo dedicato alla sua città che Izzo si lascia andare ai suoi ricordi d’infanzia e li condivide, generosamente, con i suoi lettori. Si mette a nudo e ci consente di entrare nella sfera più intima della sua vita. Sono immagini che si rincorrono, delicate, poetiche, genuine e che sembrano appartenere a un mondo destinato a svanire per sempre e a sopravvivere solo nella memoria di chi, certe cose, ha avuto la fortuna di viverle e assaporarle.
Un mondo fatto di lentezza, in cui c’era ancora spazio per la “poesia”, per la bellezza che si cela nelle piccole cose, “solo l’essenziale conta, non il superfluo”, e per la speranza.
Mi capita spesso di chiedermi cosa avrebbe scritto Izzo di questo presente. Forse pecco di presunzione, ma sono certa che non sarebbe rimasto in silenzio. Era un “militante”, uno che non si è mai nascosto, consapevole del fatto che la politica riguarda ogni sfera della nostra esistenza. La politica, infatti, è sempre presente nei suoi romanzi. Perché tutto è politica, compreso il prezzo del pane. Che ci piaccia o no, che se ne abbia consapevolezza o meno, le scelte politiche influenzano direttamente e indirettamente ogni ambito dell'esperienza e dell’esistenza umana. E Izzo lo sapeva bene.
Nell’ultimo tema-capitolo, ritroviamo Fabio Montale, in un racconto inedito. Un racconto breve, ma intenso, pregno dell’essenza dell’ex sbirro dei quartieri Nord di Marsiglia. È confortante ritrovare la sua umanità, i suoi posti del cuore e le persone a cui voleva bene, tra l’amore per la cucina e il buon vino, il profumo d’anice del suo pastis e la sua musica. Una sorta di dietro le quinte, in cui Izzo ci racconta qualcosa del suo alter ego e anche di sé stesso: “Montale non appartiene a nessun partito. Ha dei valori. Dubita. È solitario. Ma crede in un certo numero di cose. Come cittadino, come militante, non ho più grandi speranze. Ma conservo un bel po’ di speranza nei confronti dell’uomo.”
Se amate Izzo, mi sento di consigliarvi caldamente la lettura di questo libro che, purtroppo, si divora. Dico purtroppo, semplicemente perché sto cercando di centellinare tutto ciò che lo riguarda. Una manciata di pagine che fanno bene al cuore. Un elogio al senso della vita e ai suoi piaceri, ma anche a quella delicatezza, che ormai in pochi hanno, di sfiorare la sensibilità dell’altro senza maltrattarla, misurando e scegliendo le parole giuste, con cura, non per ipocrisia, ma semplicemente per rispetto.
“Sì, come Montale sono pessimista. Il futuro è disperato. Ma non sono io a essere disperato, è il mondo… Io dico che possiamo resistere, trasformare, migliorare, ma in ogni caso siamo in trappola. Non possiamo cambiare niente fondamentalmente. Invece, nello spazio che abbiamo possiamo essere felici”.
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Qui su Loudd trovate le recensioni di:
Casino totale
Chourmo - Il cuore di Marsiglia
Solea
Il sole dei morenti
Di seguito potete ascoltare "Ritals", la dedica di Gianmaria Testa al suo carissimo amico Jean-Claude Izzo.