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REVIEWSLE RECENSIONI
Angels In Science Fiction
St. Paul & The Broken Bones
2023  (Ato Records)
BLACK/SOUL/R'N'B/FUNK POP
8/10
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12/05/2023
St. Paul & The Broken Bones
Angels In Science Fiction
Nuovo cambio di rotta per la band guidata da Paul Janeway, che dopo lo sperimentale The Alien Coast, abbraccia la formula della ballata pop soul, malinconica e agrodolce.

Paul Janeway e i suoi St. Paul & The Broken Bones continuano a depistare i fan, cambiando radicalmente approccio da disco a disco. Se il precedente The Alien Coast (2022) tagliava il cordone ombelicale con la prima parte di carriera, improntata a un r&b di scuola Stax e Motown, aprendosi a una caotica quanto riuscitissima sperimentazione, questo nuovo Angels In Science Fiction sposta ulteriormente l'ago della bilancia verso un suono più convenzionale, ma ricco di suggestioni.

In scaletta, infatti, a parte un paio di episodi dalla struttura funky ("City Federal Building", "Wolf In Rabbit Clothes"), compaiono solo ballate pop soul il cui mood è lunatico, introverso, romantico e decisamente malinconico. Il disco nasce da una serie di lettere che Janeway ha scritto a sua figlia Marigold (a cui è dedicata l'ultima dolcissima canzone in scaletta) prima che la stessa nascesse, ed è inevitabile che i testi siano improntati all'intimismo e a riflessioni esistenziali agrodolci. Lezioni di vita come ninna nanne, suoni trasmessi da frequenze ovattate, emozioni filtrate dal liquido amniotico.

Ma anche lo sguardo sulla terra, sui cambiamenti climatici, su questa nostra bistrattata casa, di cui non ci prendiamo cura e che consegneremo mal ridotta nelle mani dei nostri figli. Nell’opener "Chelsea" Paul canta "Gli alberi erano solo legname finché non abbiamo costruito una casa, le stelle erano solo pianeti morti finché non hai dato loro la vita". Voce, piano, poesia in purezza, l’immagine di un padre preoccupato che prende per mano la propria figlia, le mostra il mondo, le insegna a rispettarlo, a fondere il proprio spirito con quello della natura, a dare un senso alle cose, alla bellezza. Nello stesso modo, le armonie soul del singolo "Sea Star" evocano la costa del Golfo dell'Alabama, immagini di petrolio nell'oceano e di alberi verdi che diminuiscono di numero ogni giorno, introducendo un’amara riflessione sulla nostra caducità.

"Angels In Science Fiction" è una confessione a cuore aperto, un dialogo immaginario con una figlia non ancora nata, in cui Janeway mette a nudo i propri tormenti di padre, la paura di non riuscire nel compito che l’attende, di non essere in grado di insegnare la strada, di mostrare il bene e condannare il male. Il timore che la terra imploda, lasciando solo macerie sul cammino della sua piccola. Paure, incertezze, turbamenti, spesso confliggenti. Se, infatti, nel tocco sinistro che avvolge "Heat Lightining", si augura che la bambina riesca a liberarsi dall’ombra dei propri genitori, per essere libera e indipendente, nella partiture emozionate della splendida "Marigold" le dice tristemente "Non voglio che tu sia sola, ma devo andare, ho uno spettacolo", prefigurando quelle assenze, connesse alla sua professione, che lo terranno lontano dalla sua casa, dai suoi affetti.

Le melodie sono splendide, anche se spesso nascoste fra arrangiamenti essenziali eppure centratissimi, i ritornelli sono centellinati, e raramente ovvi o facilmente assimilabili, i fiati, un tempo architrave del suono della band, sono spesso in secondo piano e talvolta completamente assenti. Ma, è una gioia, qui e là, cogliere echi che rimandano a Sam Cooke e Marvin Gaye, nascosti fra i solchi di un disco struggente ed emozionante, di quelli che bisogna farsi violenza per togliere dallo stereo. Insomma, da qualunque prospettiva la si guardi, questa band non sbaglia mai un colpo.