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REVIEWSLE RECENSIONI
19/06/2020
Modern Nature
Annual
A differenza del risultato musicale (apprezzabile ma non entusiasmante), non so se Modern Nature sia un nome azzeccato: la natura non ha bisogno di aggiornarsi secondo schemi moderni, è sempre al passo con ciò che di nuovo avviene...
di Andrea C. Soncini

Secondo lavoro per i Modern Nature, un mini-lp che nasce dalle annotazioni diaristiche del leader Jack Cooper. Dice il cantante e chitarrista: “Ho diviso il diario in quattro stagioni che ho usato come modello per le quattro canzoni principali. Gli strumentali più brevi vanno presi come eventi particolari che fanno da transizione da una stagione all’altra”. Annual si apre proprio con uno di questi, Dawn, una sorta di natura morta sonora dove gli strumenti poggiano dove c’è spazio , come messi momentaneamente da parte in attesa di cominciare davvero. Inizio ufficiale dettato dalle note disposte con docile eleganza di Flourish, tra la voce intimidita di Cooper e la chitarra appena sfiorata, il sax umorale di Jeff Tobias, la ritmica che assiste con educato sussiego.
Mayday innesta senza strappi una marcia leggermente più decisa, la primavera, ma è sempre un motore a energia pulita, che pulsa.
Halo – informa ancora Cooper – è l’esito degli appunti presi in estate; stagione della raccolta dei frutti, anche metaforici come sono le canzoni di Annual che scorrono secondo l’alternarsi del calendario, con Harvest interpretata da Kayla Cohen degli Itasca, voce altrettanto flebile quanto quella di Cooper, i 21 secondi netti di Ritual che sono le braci di un falò morente che prelude all’inverno, e la conclusiva Wynter, il brano che suggella il ciclo e grazie alla sua maggiore durata ha facoltà di crescere e lasciare impressioni più durature.
A differenza del risultato musicale (apprezzabile ma non entusiasmante), non so se Modern Nature sia un nome azzeccato: la natura non ha bisogno di aggiornarsi secondo schemi moderni, è sempre al passo con ciò che di nuovo avviene – qualunque sia la scala di grandezza entro la quale opera – poiché è essa stessa a generare nuove condizioni, scenari, eventualità. L’uomo sarà sempre in subordine: un terremoto ed ecco spazzate le vestigia della modernità. Forse Moderns (umani evoluti) for Nature sarebbe stato più appropriato. Ma è solo una suggestione.


TAGS: AndreaCSoncini | Annual | loudd | ModernNature | recensione