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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Are You Ready To Be Heartbroken?
Lloyd Cole & The Commotions
1984  (Polydor)
ALTERNATIVE POP
all TRACKS
29/10/2018
Lloyd Cole & The Commotions
Are You Ready To Be Heartbroken?
“È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi.” (Giovanni Pascoli, Il Fanciullino)

Il 1984 fu un anno di grazia per il pop britannico. Nell’arco di dodici mesi videro la luce (per citare solo alcuni tra gli album più importanti o influenti) il debutto a 33 giri degli Smiths, Ocean Rain di Echo & The Bunnymen, The Unforgettable Fire degli U2 (non esattamente pop, certo, ma senza dubbio l’album che regalò loro la definitiva consacrazione e conseguente ascesa allo stardom), la magnificenza di Treasure dei Cocteau Twins, l’omonimo, seminale Dead Can Dance, Café Bleu degli Style Council, la nuova band di Paul Weller; e ancora: i Blue Nile di A Walk Across The Rooftops, i Big Country di Steeltown, gli Everything But The Girl di Eden, i Prefab Sprout dell’incantevole SWOON; e, naturalmente, Rattlesnakes di Lloyd Cole And The Commotions.

Pur non raggiungendo la cristallina purezza delle melodie di un Paddy McAloon o l’intensità estetica di un Morrissey, Lloyd Cole fu l’enfant prodige dell’indie-pop albionico, e Rattlesnakes, nella sua erudita melancolia, può a pieno titolo esserne annoverato tra i classici. Dei classici, infatti, possiede tutte le caratteristiche, a partire da quella più singolare e paradigmatica: l’atemporalità. Stupisce ascoltarlo a distanza di oltre trent’anni e scoprirlo ancora fresco, vivo e, soprattutto, terribilmente affascinante. Uno di quei dischi, insomma, di cui ci s’innamora e con i quali si costruisce – per parafrasare uno dei più noti aforismi di Oscar Wilde – “un idillio che dura una vita”.

Benché seducentemente pop, Rattlesnakes è materia impalpabilmente tossica, con la sua scorza di romanticismo da college ad avvolgere il cinico disincanto che ne è la polpa. Il suo fascino è ambiguo, talvolta irritante: i Commotions si giocano subito la carta di un easy-listening intellettuale, letterario, troppo “easy” per i massimalisti dell’indie, troppo sofisticato per il popolino mainstream; è emblematica, in questo senso, la maldestra recensione di Julie Burchill che, troppo affrettatamente e con scarsa lungimiranza, sentenziava: “non abbiamo bisogno di una versione country & western dei Velvet Underground”. Il rapporto di Cole con la stampa sarà improntato su una sottile ma costante polemica, giocata sempre in punta di fioretto, terreno nel quale l’artista eccelle, e vale la pena notare qui che il secondo album avrà come titolo Easy Pieces, mentre il terzo (e ultimo assieme ai Commotions) uscirà col sardonico titolo di Mainstream (rispettivamente: 1985 e 1987).

La severa coerenza di fondo che tiene assieme queste dieci, bellissime canzoni e l’eccentrico crooning di Cole, che prende pesantemente a prestito inflessioni dylaniane e cadenze reediane declinandole con garbo verso un’improbabile gradevolezza pop, sono forse le due peculiarità che permettono a Rattlesnakes e ai Commotions di non essere banalmente classificati come una delle tante meteore degli anni Ottanta.

Il brillante arpeggio di chitarra acustica che apre “Are You Ready To Be Heartbroken”, seguito da quella fisarmonica terribilmente retrò che entra assieme a basso e batteria, ci porta dritti nel cuore dello spleen coleiano e ammanta il brano di un gusto folk assai demodé per i tempi. Il breve testo è un piccolo capolavoro di tristezza blasé: “Sembrare un “born again” / Vivere come un eretico / Ascoltando dischi di Arthur Lee / Facendo sentire i tuoi amici colpevoli / del loro cinismo / E il resto della loro generazione / Nemmeno il governo può fermarvi ora / Ma siete pronti ad avere il cuore infranto? / Siete pronti ad avere il cuore spezzato? / Pompato di vitamine / A causa di tutta la seriosità / Dici che sei così felice ora / Da sopportarlo a malapena / Sporgiti verso la libreria / Se davvero vuoi stare dritto / Leggi Norman Mailer / O trovati un nuovo sarto / Cosa servirebbe / Per cancellare quel sorriso dalla tua faccia? / Sei pronto ad essere? / Sei pronto a sanguinare?”