Dopo l'ottimo The Town con Argo Ben Affleck si conferma una delle voci più interessanti tra quei registi relativamente giovani che guardano come modello al cinema classico (con un occhio particolare a quello dei seventies) riuscendo a confezionare opere che non presentano mai un sentore di vecchio ma che rimangono in equilibrio perfetto tra passato e presente, nel fare questo Affleck si trova in buona compagnia, pensiamo per esempio ai film "classici" di James Gray (I padroni della notte, Two lovers, etc...). Oltre che nell'approccio qui si torna al passato anche nella materia, con Argo si ricostruisce un episodio storico risalente al 1979 e che si protrasse per circa due anni, evento poi descritto nel libro Master of Disguise: My Secret Life in the CIA di Tony Mendez, un ex agente C.I.A. nel film interpretato dallo stesso Affleck. Il regista, aiutato anche dalla sceneggiatura solida e precisa di Chris Terrio, riesce a far convivere la drammaticità della vicenda narrata, il gusto hollywoodiano dello spettacolo costruendo una tensione crescente sul finale infiocchettata per lo spettatore (ricamando sugli eventi reali) e tecniche di ripresa decisamente dinamiche che aprono il film in maniera concitata. Il risultato finale è un altro prodotto confezionato in maniera impeccabile che conferma il talento del nostro dietro la macchina da presa, e se l'Oscar per la miglior regia non arriva Argo si porta comunque a casa tre riconoscimenti per il miglior film, per la miglior sceneggiatura e per il montaggio.
Nel 1979 a Teheran è in corso la rivoluzione islamica atta a deporre Mohammad Reza Pahlavi, ultimo scià di Persia e promotore di un governo autocratico e repressivo e già in passato aiutato a mantenere il potere dalla C.I.A. e dagli Stati Uniti. Quando allo scià viene concesso asilo politico negli States i manifestanti prendono d'assalto l'ambasciata statunitense tenendo in ostaggio più di cinquanta membri dello staff; sei di questi, riusciti a scappare prima dell'irruzione degli iraniani sciiti fedeli all'ayatollah Khomeyni, trovano in segreto rifugio in casa dell'ambasciatore canadese Ken Taylor (Victor Garber). Al corrente della notizia il governo U.S.A. cerca un modo per trarre in salvo i sei fuggitivi prima che gli iraniani vengano a conoscenza della loro fuga e li identifichino, per organizzare un'operazione di estrazione viene contattato l'agente C.I.A. Tony Mendez (Ben Affleck) che, dopo aver scartato alcune idee poco fattibili presentate dall'intelligence, inizia a elaborare un piano per far passare i sei membri dell'ambasciata per una troupe cinematografica canadese in Iran alla ricerca di location esotiche per la realizzazione di un film di fantascienza sulla scia del ben più famoso Star Wars; il titolo del film fittizio è proprio Argo.
Cinema di ricostruzione, interessante nel tema e sapientemente maneggiato nei fatti (il riferimento è alla sequenza finale) in modo da offrire allo spettatore un intrattenimento teso e coinvolgente divulgando anche un episodio da molti dimenticato o totalmente sconosciuto dandone anche una lettura politica. Affleck dimostra grande talento nel ruolo da regista; la prima sequenza con l'aumentare delle tensioni e conseguente assalto all'ambasciata è un manuale perfetto su come costruire una situazione deflagrante, gran montaggio e ritmi serratissimi, tensione che si riproporrà sulle sequenze alternate di un finale in cui si trattiene il fiato fino all'ultimo e costruito ad hoc per il cinema (i fatti in realtà andarono un po' più lisci di come narrati nel film). Nella parte centrale Affleck alterna lo stile caro al cinema impegnato dei settanta a toni da commedia grazie a tutto l'apparato messo in moto per la costruzione del finto film di fantascienza. In questo è aiutato dalla coppia di veterani composta da Alan Arkin e John Goodman che interpretano un produttore e un esperto di make up a Hollywood che si prodigheranno per far decollare Argo in modo che a un eventuale controllo risulti un film realmente in produzione, su questo aspetto il film si alleggerisce e trova toni divertiti. Intelligente Affleck a costruirsi un ruolo da protagonista dimesso, ben centrato anche nella sua veste attoriale, recita di sguardi senza mai andare fuori dal personaggio dimostrando consapevolezza sulle sue capacità non proprio da prima donna. Cinema solido come si faceva una volta, ricostruzione d'epoca e costumi perfetta, tutto ben studiato, tocca riconoscerne i meriti e dare a Ben quel che è di Ben.