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REVIEWSLE RECENSIONI
21/10/2021
Lurk
Around The Sun
Mescolate insieme The Hives e Devo e il risultato inizierà ad assomigliare ai Lurk, che con Around The Sun ci regalano un interessante album di debutto, a cavallo tra rock, punk, garage e new wave.

Aspettare o muoversi nell’ombra per non essere visti, poiché state per attaccare. Esistere, sebbene in modo non evidente. Passare del tempo in una chat o sui social media leggendo quello che fa la gente, ma senza mai postare o dire nulla su di sé. Trovate una comunanza in queste definizioni? Se la risposta è sì avete ragione, sono tutti i possibili significati del termine Lurk, meno uno, quello che più ci interessa: vorticosa punk/new wave/hardcore/rock band di Chicago, Illinois.

I Lurk sono il cantante Kevin Kiley, il batterista Pedro Unzueta, il bassista Dan Durley e i chitarristi Alex Rackow e Kevin Maida, cinque ragazzi che nascono dalla scena punk hardcore della Windy City e che nel 2017 hanno deciso di abbandonare il loro precedente progetto musicale in favore di qualcosa di più variegato. “Volevamo fare qualcosa del tipo i Ramones che incontrano i Devo, che incontrano i B52s che incontrano i The Cramps”, dice Kevin Kiley, e ad essere sinceri non è che una sintesi molto limitata di quello che i Lurk sono davvero.

Non sono eccentrici quanto vorrebbero far credere e non sono completamente originali, perché le varie influenze ci sono e si sentono, ma i richiami sono molteplici e tenuti insieme con naturalezza. Alla faccia del gioco delle similitudini su questo o quel riff, i Lurk offrono un ventaglio di canzoni belle, fresche, ben scritte e ben suonate, che rimangono in testa e che viene voglia di riascoltare. E nella musica, diciamoci la verità, non serve molto altro.

Around The Sun è il primo album della band, seguito del Demo del 2017 e dei due EP seguenti, Hi-Fi del 2018 e Electro-Shock del 2019, tutti rigorosamente registrati e mixati da Andy Nelson alla Bricktop Recording di Chicago. Attraverso suoni e stili differenti ma sempre ben coesi, i Lurk affrontano la stranezza e l’assurdità della vita, invitando chiunque decida di seguirli a vivere sempre sfruttando al massimo tutte le occasioni e le gioie che l’esistenza fa incontrare, con positività e sicurezza, allontanandosi il più possibile da tutto ciò che non permette di realizzare le proprie aspirazioni.

Il tema dell'irrilevanza del tempo e del non prestare attenzione alle aspettative degli altri inizia a dispiegarsi con l'opener “Chromosome”, in cui Kiley si ribella contro coloro i quali, armati di lamentele e occhiatacce, tentano di convincere chi vuole realizzare qualcosa di creativo o di fuori dagli schemi ad accontentarsi invece del noioso e dello squallido. La risposta è netta: la vita è una e se le passioni sono troppo grandi, diventa quasi un obbligo morale tentare di seguirle, anche a costo di cadere di faccia nel tentativo di raggiungerle. “Sono più dei miei cromosomi. Sono più del mio DNA. Sono a corto di ossigeno. Ho delle cose da dire. Dai una possibilità alla vita, qualche volta”.

Seguono a ruota la bellissima “Pressure Points”, che con il suo pungente riff punk-wave e il tiro alla The Hives rimane in testa e fa venire voglia di alzarsi dalla sedia, e il pezzo forte del disco, “Crack a Smile”, una traccia che ricorda con leggerezza quanto la vita può riservare mille incognite, ma l’importante è continuare a fare il possibile per prenderla nella maniera migliore, divertendosi, passando quanto più tempo con le persone che ci fanno stare bene e sfruttando al meglio il caos che ci offre ogni giorno. E poi, che sia solo in versione audio o abbinata al video, arrivati al luminoso ritornello “Non devi restare per sempre, ma spero che resti per un po'. Spero che ti piaccia il tempo, spero che ti sfugga un sorriso”, il sorriso, all’incauto ascoltatore, non può che essere strappato davvero.

La corsa non si ferma, e con "See-Thru" il lato più garage-punk della band inizia a farsi sentire, per poi sfociare nel jungle psichedelico e rilassato di “Bermuda”, che con la sua voce robotica crea una surreale conclusione di un ipotetico lato A da vinile. Il tiro si alza nuovamente con il bel groove della distopica “Sterilizer” (che nella controparte video rappresenta la diretta prosecuzione del video di “Crack a Smile”), per poi proseguire con “Fear//Loathing” e la bella “Top Secret”, in cui Kiley riflette su quanto sia importante imparare a circondarsi non solo di coloro che la pensano come noi: incontrare anche chi è radicalmente diverso per idee o stili di vita può essere prezioso per avere la giusta percezione di ciò che accade nel mondo, altrimenti si rischia di rimanere intrappolati in una bizzarra camera d’eco delle proprie idee.

Con la sfrontata e melodica “Strut” e il deciso rock di “Around The Sun”, condito pure di qualche bell’assolo, si chiude la gita “attorno al sole” dei Lurk. Trenta minuti di punk, grunge, garage e rock scritto e realizzato con leggerezza e consapevolezza, vario e divertente. Orecchiabili ma mai banali o scontati, i Lurk sono accattivanti quanto basta da finire con l’essere una buona scelta per lo stereo, sia che si stia guidando in macchina, sia che si stia in casa con gli occhi rivolti al mondo fuori dalla finestra e le mani impegnate a reggere una bella tazza da cui sorseggiare qualcosa di buono.