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REVIEWSLE RECENSIONI
23/10/2017
Liam Gallagher
As You Were
Sembra incredibile, ma alla fine ha vinto Liam. Di tutti gli album realizzati dai Gallagher Bros. dal 2009 in poi, senza ombra di dubbio questo As You Were è il migliore del lotto. Perché ha attitudine da vendere, ha la giusta dose di introspezione e, fedele al titolo, è determinato a riprendere nel miglior modo possibile un discorso interrotto forse un po’ troppo presto.

Per Liam Gallagher, gli otto anni che vanno dal famigerato litigio con il fratello Noel – avvenuto a Parigi il 28 agosto 2009 poco prima di salire sul palco del Rock en Seine – all’uscita di As You Were, sono stati una vera e propria traversata del deserto. Per quanto di buona fattura, i due album incisi con i Beady Eye non avevano scaldato più di tanto gli animi degli orfani degli Oasis e sono stati presto dimenticati. Per cui Liam, piuttosto che continuare a insistere in una battaglia persa, ha preferito sciogliere la compagnia dei reduci – permettendo a Gem Archer e Chris Sharrock di entrare a far parte degli High Flying Birds di Noel e ad Andy Bell di riformare i Ride –, fermarsi un attimo a fare il punto della situazione e ripartire con la carriera solista.

Da sempre abituato a lavorare all’ombra del fratello maggiore, Liam aveva bisogno di trovare prima di tutto un grande braccio destro, uno con il quale collaborare, che potesse aiutarlo a sviluppare le canzoni e a produrgli l’album. Ebbene, ne ha trovati due: Greg Kurstin (Adele, Sia, Lily Allen, Kelly Clarkson, è vero, ma anche The Shins, Foo Fighters e Beck) e Dan Grech-Marguerat (The Vaccines, Keane e Lana Del Rey). La mossa si è rivelata azzeccata, perché i due hanno aiutano Liam ad aggiornare il sound degli Oasis traghettandolo nel 2017, aggiungendogli colore e dandogli una patina moderna, senza aver paura di aggiungere loop e sequenze digitali dove ce n’era più bisogno, come nell’ottimo singolo “Wall of Glass”. Ovviamente, Liam non ha nessuna pretesa di reinventare la ruota del Rock, che funziona già bene di suo da oltre sessant’anni, e, da buon classicista, è conscio che la sua attuale proposta musicale non è altro che un repackaging di quanto ha già fatto negli anni Novanta – che a sua volta aveva più di un debito con quanto fatto da Beatles, Stones e Who negli anni Sessanta. Per cui, sentirlo a proprio agio e bello convinto mentre sta facendo ciò che sa fare meglio di tutti – il Rock alla “Street Fighting Man” di “You Better Run” o la ballatona alla McCartney di “For What It's Worth” – be’, è sempre una bella sensazione.

Sembra incredibile, ma alla fine ha vinto Liam. Di tutti gli album realizzati dai Gallagher Bros. dal 2009 in poi, senza ombra di dubbio questo As You Were è il migliore del lotto. Perché ha attitudine da vendere, ha la giusta dose di introspezione e, fedele al titolo, è determinato a riprendere nel miglior modo possibile un discorso interrotto forse un po’ troppo presto.